Và e d’ora in poi non peccare più ….

IN POCHI SI SALVERANNO

 

Giacomo 4:17 “Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato”.

Per non peccare …  Non fare ad altri quel che non vuoi che gli altri facciano a te : Gesù non ha detto và continuando a peccare ma ha detto va e non peccare più …

Il giudizio per il peccato è la morte, che è la separazione da Dio.

Questa verità viene ripetuta altrove nella Bibbia, anche nel Nuovo Testamento. Per esempio, leggiamo in Romani 6:23: “perché il salario del peccato è la morte…” (Romani 6:23 )

Dobbiamo capire che il peccato, qualsiasi peccato, porta alla morte, la morte eterna, la separazione eterna da Dio, in un luogo di tormento eterno. Dio ci spiega nella Bibbia che il tormento sarà un tormento continuo, giorno e notte, nei secoli dei secoli.

In Marco 8, Gesù spiega che qualsiasi guadagno sulla terra è inutile, se poi una persona è destinata alla morte eterna, chiamata in quel caso: perdere la propria anima.
“E che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” (Marco 8:36)

 

La condanna per il peccato è la morte eterna, la separazione eterna da Dio. Questa condanna è più terribile di qualsiasi altra cosa. È molto importante meditare su questo fatto, per capire meglio quanto il peccato sia una cosa terribile per il Signore DIO.

Quanto deve essere abominevole il peccato per Dio se la punizione per anche un solo peccato è il tormento eterno.

O che Dio ci aiuti a capire meglio queste cose.
Il peccato è dunque veramente terribile, e separa l’uomo da Dio.
La condanna che ne consegue è la morte, la separazione eterna da Dio. Essendo colpevole, l’uomo non può pagare la propria condanna. È impossibile per l’uomo salvarsi da sé.
“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano. “Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti. “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?” Allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!”” (Matteo 7:13-23)

“perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l’osservano saranno giustificati.” (Romani 2:13 )

La vera fede porta all’ubbidienza. Se una persona si fida veramente del proprio medico, prenderà la medicina che il medico le dà. È facile dire di avere fede in Dio, ma è l’ubbidienza che dimostra la realtà della fede.
In Tito, leggiamo di alcuni che professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, perché continuano a peccare. Continuano a ribellarsi contro Dio. Leggiamo Tito 1:16: “Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera buona.” (Tito 1:16 )

Se uno dice di conoscere Dio, ovvero, di essere salvato, ma non cammina in ubbidienza a Dio, il suo comportamento dimostra che in realtà, non conosce Dio, non è salvato.

Il libro di Giacomo è molto importante per capire bene questo insegnamento. Sarebbe utile leggere tutto il capitolo 1 e 2. Per ora, vi leggo soltanto alcuni versetti.

Prima, leggiamo Giacomo 1:22: “Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.” (Giacomo 1:22 )

Chi ascolta la Parola di Dio, tramite la lettura o l’insegnamento, ma non la mette in pratica, ovvero, non si sottomette a Dio, lasciando un peccato nella sua vita, si illude, cioè, si auto inganna, immaginando di essere a posto con Dio, quando in realtà, è un ribelle.

Non è il fatto di ascoltare la Bibbia che ci salva, è una questione di avere veramente fede in Dio, una fede vivente che produce ubbidienza. Siamo salvati per FEDE producendo OPERE e l’ubbidienza è un’OPERA necessaria della vera fede.

Infatti, quando c’è una fede che NON produce opere,  quella fede è una fede MORTA, è una fede senza valore, che non può salvare.
Giacomo dichiara questo in Giacomo 2:15,17,26:
“A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?” (Giacomo 2:14)

“Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta.” (Giacomo 2:17)

“Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.” (Giacomo 2:26)

Chi persiste nel peccato non ha mai veramente conosciuto Dio, cioè, non è salvato. La vera salvezza e il continuare nel peccato si escludono a vicenda.

Quindi, è estremamente importante capire che non è possibile per un vero credente persistere nel commettere un peccato. Se uno si dichiara credente, ma continua a persistere in un peccato è bugiardo. Giovanni spiega questo chiaramente nel capitolo 2.
“Da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Io l’ho conosciuto”, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente completo. Da questo conosciamo che siamo in lui” (1 Giovanni 2:3-5 ).

O cari, se uno non osserva i comandamenti di Dio, è inutile dire di conoscere Dio, ovvero, di essere salvato. L’UNICA via per un vero credente è l’ubbidienza a Dio, perché la salvezza viene per la FEDE..producendo OPERE e la vera fede produce UBBIDIENZA. Quando non c’è ubbidienza, non c’è la fede, e quando non c’è la fede, non c’è la salvezza.

Quando sono stato in mezzo a voi sulla Terra, ho incontrato molti peccatori sul mio cammino. Li ho accolti con amore, li ho perdonati, li ho guariti, li ho liberati dal male. Non li ho mai umiliati, né maltrattati, non ho fatto loro delle belle lezioni di morale, né li ho impauriti minacciando di castigarli. Al contrario, li ho sempre rialzati e ho mostrato loro la strada verso il cambiamento. A ciascuno di loro, come alla donna adultera, ho detto: “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. Lo stesso dico oggi a ciascuno di voi. E se nella vita capiterà anche a voi di incontrare dei peccatori, o se voi stessi vi sentirete tali, non chiudete mai la strada né a loro né a voi stessi, ma ripetete le mie parole: “Va’ e d’ora in poi non peccare più”.

Cercate sempre uno spiraglio verso la luce e rivolgetevi a me. Fate questo e riceverete la luce, fate questo e vivrete.

Nel Vangelo, tratto da San Luca, ci viene presentato Gesù che invita al rinnovamento della vita una donna sorpresa in flagrante adulterio e che viene presentata a lui per giudicarla. Anche in questo caso Gesù usa tanta misericordia da far riflettere seriamente coloro che volevano lapidare la donna ed ucciderla sotto i colpi di una presunta giustizia da eseguire con le proprie mani, uccidendo la rea che aveva commesso un grave peccato e si era posta chiaramente contro la legge.

E’ necessario rieducare all’amore, al perdono, alla fedeltà ai valori, alla responsabilità. Se un messaggio ci viene dal brano del Vangelo sull’adultera questo consiste essenzialmente nel rieducare le persone deboli da un punto di vista morale ad un comportamento rispondente alla legge naturale e rivelata:

“In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.

Questo NON PECCARE PIU’  risuona come un esplicito monito a non ritornare sugli errori commessi e che ammettono sì una tolleranza, ma non una tolleranza illimitata. Ad un certo momento della vita di ogni uomo, dopo aver toccato il fondo della immoralità, deve subentrare il momento del recupero per risalire la china. E’ quello che chiede Gesù alla donna, quando vede che nessuno la condanna, perché tutti siamo peccatori, ma lui può, perché conosce il cuore dell’uomo, permettersi di chiederle un impegno di vita, che consiste nel non peccare più.

 

CHIEDERE OGNI GIORNO IL PERDONO DEI PROPRI PECCATI E’ DA PECCATORI CONTORTI AVVEZZI SOLO AL MALE … COSTORO HANNO LA LINGUA BIFORCUTA DICONO DI FARE LA VOLONTA’ DI DIO INVECE SONO DEL DIAVOLO …. DICONO QUESTO:  NOI LO FACCIAMO PERCHE’ SIAMO IMPERFETTI A CAUSA DEL PRIMO ERRORE … ATTRIBUENDO LA PROPRIA IMMORALITA’ AD ALTRE FUGURE … SONO COSTORO FRUTTO SOLO DAL DIAVOLO … FREQUENTATELI SOLO PER SALVARLI … MA NON CONTAMINATE LA VOSTRA ANIMA SEGUENDOLI ….

 

  • Chi non crede si autocondanna, non tanto perché Dio lo rifiuta o non aspetta altro che un suo errore per schiacciarlo e mostrargli quanto disprezzo ha nei suoi confronti, ma perché continuerà a lasciarsi dominare dai suoi istinti e dal suo senso distorto di ciò che è giusto e buono per la sua vita.
  • Prendiamo un esempio dalla vita quotidiana. Un tale ha difficoltà di respirazione e va dal medico. Questi gli chiede se è un fumatore. Lui risponde affermativamente. “Quante sigarette fuma al giorno?”, incalza il dottore. “Dai due ai tre pacchetti”, confessa il paziente. “Questa è la ragione della sua difficoltà di respirazione. Dovrà smettere immediatamente e totalmente, se non vuole che le capiti qualche cosa di peggio”. Il medico ha trovato la ragione della sua problematica e gli fornisce la soluzione. Lo sta condannando in quel momento? Gli sta, forse, dicendo: “Sei un miserabile, un disgraziato fumatore, vattene via, sparisci, ti odio, non meriti il mio aiuto”? No, gli sta semplicemente dicendo, dall’alto della sua sapienza, che se continuerà a fumare si ammazzerà da solo. Gli sta facendo notare qual è il problema (la Legge ha solamente evidenziato il peccato, la causa della malattia), affinché possa risolverlo, soluzionarlo, superarlo e trovare un miglioramento fisico, una migliore qualità di vita. Il medico non sta condannando nessuno. Uno, certo, può sentirsi condannato perché non riesce a smettere, ma questo è un altro discorso.
  • La legge ci fa notare dov’è l’origine del nostro malessere, non è semplicemente un atto di accusa, di condanna perché non siamo in grado di applicarne i comandamenti. L’incapacità di amare Dio e il nostro prossimo come noi stessi è il nostro problema, il cancro che ci mangia la vita dall’interno del nostro essere, la nostra condanna che ci porta alla distruzione. La sapienza divina espressa nella Legge non vuole condannare nessuno, ma vuole semplicemente darci la risposta, la soluzione ai nostri problemi, come dice l’apostolo Paolo: “La legge è essa peccato? Così non sia; anzi io non avrei conosciuto il peccato, se non per mezzo della Legge…Talché la Legge è santa, e il comandamento è santo è giusto è buono. Ciò che è buono diventò dunque morte per me? Così non sia; ma è il peccato che mi è divenuto morte, onde si palesasse come peccato, cagionandomi la morte mediante ciò che è buono; affinché, per mezzo del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccaminoso. Noi sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato” (Romani 7:7,12-14).
  • Che Dio si sia servito di Cristo per salvare e non a condannare, lo dimostra in questo episodio:

“Donna,dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?…Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più”.

Ma perché dice all’adultera di non peccare più? E perché dice al paralitico di Betesda: “Ecco, tu sei guarito; non peccare più, che non ti accada di peggio” (Giovanni 5:14).

Di certo non sta dicendo: “Guarda che, se torni a peccare, io dal cielo ti manderò una malattia, una folgore per distruggerti, perché hai osato contraddirmi”.

La malattia, la distruzione, terrena o eterna, ce la creiamo da soli, vivendo in un certo modo, e così ci autocondanniamo. “Non peccare più” : non perché se pecchi Dio ti rifiuta, ti rinnega, ti demolisce, ti distrugge, ma solo perché ti dirigi in una via che porta all’autodistruzione. TI ALLONTANI PER SEMPRE DA DIO … CONTANNANDOTI ALL’AUTODISTRUZIONE ….

  • Il mondo è malato, lo vediamo, ma di chi è la colpa? E’ forse di Dio che ci dice di stare attenti, che ci avverte che stiamo sbagliando, o la colpa è di chi persevera in questa condizione. A volte l’uomo persevera perché non può farne a meno, perché è schiavo dei suoi peccati e del Maligno, per questo facciamo nostre le parole del Vangelo che ci invita a giudicare con il giusto giudizio.

“Attento che non ti capiti di peggio” : se ti lasci andare a dei principi che non sono quelli dell’amore di Cristo, ti puoi distruggere in maniera più grave della paralisi, creandoti un vuoto di valori nell’animo e un vuoto relazionale all’esterno. Il mondo è malato, ha un bisogno enorme. C’è una grande emarginazione, c’è difficoltà esistenziale a sopravvivere, a trovare un senso pratico alla vita, una ragione per esistere, un riempire le proprie giornate, un trovare soddisfazione al nostro essere. Il mondo è malato e il Signore ci avverte: non peccate più, cambiate linea, io vi offro la direzione giusta, vi offro le motivazioni per il cambiamento vero, genuino che porta guarigione, libertà, armonia. Credete e troverete.

 

Và e d’ora in poi non peccare più

Vangelo DI Giovanni 8

 

Romani 6

17 Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso 18 e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. 19 Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità a pro dell’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione. 20 Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. 21 Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. 22 Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. 23 PERCHE’ IL SALARIO DEL PECCATO E’ LA MORTE; MA IL DONO DI DIO E’ LA VITA ETERNA in Cristo Gesù nostro Signore.

 

Ed infine partecipa alla ricostruzione della CHIESA DI DIO descritta in Atti 2 del versetto 36 al 48 … allora potrai DIRE SONO SALVO … SONO SALVA …

 

CHE DIO CI BENEDICA E CI PROTEGGA SINO AL GIORNO DELLA NOSTRA RINASCITA …

 

VOSTRO FRATELLO

ROMANINO ROMANO

 

 

Và e d’ora in poi non peccare più ….ultima modifica: 2017-07-04T08:32:33+02:00da RomaninoRomano