Che gusto ha?

 

Amaro!

 

Hai la faccia strana!

 

Sono un po’ stanco, come se mi trovassi sempre in quell’angolo; ti ho raccontato lo psicodramma, quella costante sensazione del fuori posto, del ritornare in superficie e di vederla sempre troppo lontana; col tempo ho capito le fasi, i tempi passati a chiedersi inutilmente, amico mio…

 

Non sono tuo amico. Ti porto dall’altra parte, sempre e un amico dovrebbe stare in silenzio, a volte:

Ascoltare e comprendere che le i possono sopravvivere senza il puntino, che non esiste sempre uno schema, anche se è più facile e comodo ridurre tutto ad una filastrocca…

 

Sai in effetti, a volte, anzi spesso, mi stai sulle scatole, argomenti con la sola faccia. Sono pieno di contraddizioni, e non mi esoneri mai, ma proprio per questo non potrei escludere te dal mio sentire.

Non ho più trovato quella sensazione del non necessario, forse poi nemmeno io sono necessario, anche se ” lei” diceva che chiunque.

Eppure le dinamiche, come l’energia oscura, diventano solo un esercizio buono per occupare la mente, mentre si sorseggia un caffè o si spezza un panino cercando di lasciarne il ripieno.

Ho sognato di essere, ma forse non ho più voglia semplicemente.

 

Credi che non succeda anche a me?

 

Beh non saresti me…

ci sono pensieri che si ripetono costantemente e in certi giorni diventano asfissianti, i respiri, e non quelli del corpo, diminuiscono e rallentano ogni percezione intorno.

Come si sopravvive ancora, ed il come rappresenta una mera questione di tempo; se ci si pensa troppo si intercettano tutti quei pensieri dei ricordi, rimossi  apparentemente, pronti alla prossima evenienza.

I pensieri dovrebbe avere una pass e doppie verifiche, così da perdersi da qualche parte in labirinti.

Una tazza di caffè come anestetico.