LA LEGGENDA DI AGARTHI

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La leggenda di Agarthi (o Agartha) narra di una immensa città sotterranea situata esattamente sotto l’Asia centrale, il cui popolo sarebbe altamente evoluto ed in possesso di una tecnologia così avanzata da non essere neanche lontanamente immaginabile. Questo popolo, gli agarthiani, fu costretto a rifugiarsi nel sottosuolo in seguito ad un catastrofico evento.

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mappa esemplificativa della città di Agartha e dei punti di accesso

Diversi testi sacri di varie religioni, e numerose leggende, narrano di città o regni sotterranei e sono tutte riconducibili, appunto, alla medesima civiltà.
La leggenda di Agarthi è correlata alla teoria della terra cava, che riunisce molte teorie di filosofi e studiosi di diverse epoche, secondo cui all’interno della Terra vi sarebbero regni e territori sotterranei abitati.
Edmond Halley, astronomo e matematico, famoso per aver capito nel 1705 che gli avvistamenti di comete erano in realtà avvistamenti della stessa cometa e per aver, quindi, dato il nome alla cometa di
Halley, è tra questi. Egli nella sua opera “Philosophical Transactions of Royal Society of London”, propose l’idea che la terra fosse cava al suo interno, e avesse dei gusci interni concentrici separati da atmosfera, con ognuno i suoi poli magnetici indipendenti. Questa teoria riusciva a spiegare i risultati anomali ottenuti durante sperimentazioni con la bussola e i campi magnetici.

L’occultista francese Alexandre Saint-Yves d’Alveydre, nel 1800 pubblicò un resoconto che parlava nello specifico della città sotterranea di Agarthi, citandola come reale, e specificando la sua ubicazione sotto l’Hymalaya.

Willis George Emerson, politico e scrittore americano, nel 1908 raccontò una storia biografica di un marinaio norvegese di nome Olaf Jansen, il quale navigò nei mari di Agartha arrivandoci casualmente, attraverso un’apertura situata al Polo Nord. Egli visse ben 2 anni con gli abitanti di questo mondo, che erano dotati di una tecnologia avanzatissima. Durante questi anni tenne un resoconto dettagliato della sua avventura, con l’intento di diffondere la notizia. Purtroppo morì durante il viaggio di ritorno, e i suoi manoscritti furono consegnati al figlio, insieme ai restanti miseri averi del padre. Il figlio, suo malgrado, fu preso per pazzo da tutti, e ricoverato per alcuni anni in manicomio. Uscito da lì, si trasferì in California, dove, ormai novantenne, decise di pubblicare la storia del padre, inviando le carte allo stesso Emerson.

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disegno rappresentativo della città di Agarthi

Anche le religioni, come detto prima, spesso fanno riferimento a mondi sotterranei. Ad esempio gli indù parlano di Aryavartha, terra sotterranea, origine dei Veda: antichissime raccolte in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli Arii (nomadi indoeuropei). Il termine sanscrito “veda” significa “conoscenza” o “saggezza”, mentre l’altro nome con cui sono noti è Shruti, che può essere tradotto con “ciò che è udito” in quanto si dice che tali testi sacri non abbiano autore umano, ma che siano stati riportati esattamente come raccontati dalla divinità che li ha narrati.
I buddhisti, invece, parlano di Shambhala, un regno leggendario situato nei pressi dell’Himalaya, i cui abitanti sono virtuosi tanto da non necessitare di leggi o pene. Sono riccamente vestiti, dotati di tecnologia avanzata ed i loro palazzi risplendono di misteriosi metalli sconosciuti all’uomo.

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sistema interno della terra cava, in cui è rappresentato un intero universo nel sottosuolo

La leggenda di Agarthi è stata raccontata in modi diversi, in epoche diverse, ma alcuni elementi sono sempre ricorrenti: gli abitanti sono dotati, come detto prima, di una tecnologia avanzata che permetterebbe loro di volare, leggere le emozioni altrui, conoscere i segreti della creazione e dell’universo. I loro mezzi di trasporto sono quelli che vengono definiti “UFO”, con cui usano osservare i loro “cugini involuti” sulla superficie del pianeta. Esteticamente hanno pelle diafana, occhi chiari, capelli chiari, quasi incolori. Rispecchiano la descrizione degli “alieni” di diversi racconti diffusi da persone contattate, a cui avevano parlato di pace, amore, fratellanza ed il cui scopo sarebbe aiutare e proteggere l’umanità intera.

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mappa interna del mondo sotterraneo

Per arrivare nella città di Agarthi vi sono molte entrate, tutte nascoste strategicamente per impedire l’accesso ai curiosi.
John Lloyd Stephens e Frederick Catherwood furono due esploratori famosi per aver scoperto numerosi resti di civiltà Maya. Nel 1800 viaggiarono nello Yucatan ed è proprio lì che vennero a conoscenza dell’esistenza di una civiltà sotterranea. Stephens durante una conferenza a New York dichiarò: Queste genti vivono pacificamente nel sottosuolo e dispongono di una gran luce che splende nel loro mondo sotterraneo, e il cui segreto fu trasmesso loro molto tempo fa dagli Dei del sottosuolo (…). Sotto uno degli edifici di Santa Cruz del Quichè c’era un’apertura che gli Indios chiamano ‘caverna’ e attraverso la quale dicevano che si poteva raggiungere il Messico in un’ora. Vi sono strisciato dentro, e ho scoperto che il soffitto era ad arco a sesto acuto ed era formato da pietre perfettamente sovrapposte, ma la mancanza di luce e il grido del sacerdote che mi avvertiva che era stagione di terremoti mi hanno impedito di esplorarla. Quanto fosse lunga e dove conducesse, non saprei proprio immaginarlo. É chiaramente un altro dei grandi misteri delle Americhe.”

Frederick Catherwood fece, inoltre, una strana fine: morì ufficialmente durante una traversata nell’oceano Atlantico, ma misteriosamente non furono mai ritrovati i suoi averi ed il suo nome non comparve nella lista dei presenti né dei defunti per diversi anni. Che sia riuscito ad avventurarsi nella meravigliosa città di Agarthi?