Ucraina: la realtà oltre la propaganda.

 

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La guerra in Ucraina inizia ad affacciarsi nella sua cruda realtà, al di là cioè delle fantasie dei media, che in questi 100 giorni hanno descritto un conflitto virtuale. Così Pat Buchanan, in un pezzo su American Conservative, spiega come l’America abbia interessi divergenti rispetto a Kiev, che invano ha tentato di trascinare gli Stati Uniti in un conflitto diretto contro la Russia. Un pezzo lungo e articolato il suo, del quale riferiamo l’ultima parte, che prende spunto dall’invio di nuovi e più sofisticati missili a Kiev: “Il Cremlino ha avvertito che qualsiasi nazione che invii armi avanzate in Ucraina dovrà affrontare dure ripercussioni. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha accusato l’Occidente di aver dichiarato una ‘guerra totale’ alla Russia”. “Ciò che questo suggerisce è che la guerra sta ora generando rischi e pericoli maggiori per gli Stati Uniti rispetto a qualsiasi guadagno che potrebbero realizzare dall”indebolimento’ della Russia prolungando i combattimenti. Potrebbe essere il momento di dire a Zelensky non solo ciò che forniremo e non forniremo, ma anche quelli che riteniamo siano i termini accettabili per una tregua“.

Di interesse il cenno finale anche perché l’idea di una tregua lascia in sospeso le controversie territoriali, cioè il ritiro o meno dei russi, di difficile, forse impossibile soluzione, anche perché Mosca sta ormai offrendo la propria cittadinanza ai cittadini del Donbass e non tornerà certo indietro. Peraltro, come scrive Buchanan, tali controversie non interessano affatto agli Stati Uniti (come implicito nel discorso di Biden), i quali non combattono per l’Ucraina, ma per i propri interessi nazionali. Brutale, quanto veritiero.

Più articolato un articolo di William Moloney su The Hill. che spiega la realtà oltre la propaganda, che cioè l’idea di Putin di prendere il controllo del Donbass “non appare più così irreale, come riferito in precedenza”. E come l’opinione pubblica americana ed europea inizi a interpellarsi sulla guerra e ad assumere posizioni critiche verso la propaganda politico-mediatica. Non solo la guerra sul campo di battaglia, anche la guerra economica va diversamente di come avevano sognato le cancellerie occidentali: “Un altro elemento della convinzione comune che sta crollando è l’idea che le sanzioni paralizzanti imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea avrebbero presto messo in ginocchio l’economia russa”. “Invece, ci sono prove che potrebbe accadere il contrario, con sanzioni che fanno più danni alle economie occidentali che a quelle russe. Lungi dal registrare le ‘macerie’ previste dal presidente Biden, il rublo a maggio ha toccato il massimo da due anni e le esportazioni russe di energia e agricoltura hanno prodotto ricavi record, perché l’Europa e gran parte del resto del mondo non possono farne a meno” (sul punto rimandiamo a un più dettagliato articolo di Larry Elliot sul Guardian, dal titolo: “La Russia sta vincendo la guerra economica – e Putin non è più vicino al ritiro delle truppe”).“Collegato a tali fenomeni – aggiunge Moloney  – è l’assoluta irrealtà del mito fondamentale di questa guerra, vale a dire che gli Stati Uniti hanno radunato quasi il mondo intero contro la Russia, ormai quasi totalmente isolata. In verità, su 195 paesi del mondo, solo 65 hanno accettato di aderire al regime sanzionatorio americano, il che significa che 130 hanno rifiutato, tra i quali Cina, India, Brasile, Messico, Indonesia, la maggior parte dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, paesi che insieme costituiscono il stragrande maggioranza della popolazione mondiale”.“[…] Un esempio lampante del rifiuto dell’assunto del dominio degli Stati Uniti si è avuto nel corso” del recente G-20. Infatti, “quando la delegazione statunitense ha abbandonato la sala durante l’intervento del delegato russo, solo tre delle 19 delegazioni presenti l’hanno seguita. Ciò dice a qualsiasi osservatore obiettivo che non è la Russia la superpotenza più isolata al mondo, ma forse gli stessi Stati Uniti”.

Dismessi i feroci accenti propagandistici della prima ora, continua Moloney, – l’idea di assassinare Putin, il regime-change a Mosca etc – “gli Stati Uniti e i loro alleati sembrano aver assunto una posizione diversa e sembrano barcamenarsi per trovare un percorso accettabile verso un compromesso che ponga fine alla guerra”. “Con quasi tutte le nazioni occidentali che stanno affrontando lo spettro di una crisi economica più o meno profonda e il governo degli Stati Uniti sull’orlo di un massiccio rigetto da parte degli americani” – per i quali, come dicono i sondaggi, “la massima priorità è mettere a posto l’economia Usa e ripristinare il sogno americano” in rapida consunzione – “il mondo sta cambiando in modi inaspettati e profondi”. Non si tratta di esaltare le magnifiche e progressive sorti della Russia, che comunque uscirà ferita da questo avventurismo. Solo registrare che certe derive propagandistiche iniziano a mostrare la corda. E che nonostante i falchi continuino a alimentare una narrativa farneticante e a spingere per un approccio solo muscolare al conflitto, tanti iniziano ad abbracciare una posizione più realista, l’unica che possa chiudere questa maledetta guerra. Se ne parlerà sicuramente al Bilderberg, una sede decisionale alta dell’Occidente, che non a caso stavolta si è riunito a Washington. Presente anche Kissinger, che ha espresso posizioni più che realiste sul tema.

Infine, da registrare, di ieri, la visita del presidente dell’Unione africana, il presidente del Senegal Macy Sall, in Russia per tentare di sbloccare la crisi del grano che sta affamando il mondo. Putin ha ribadito la sua disponibilità ad aprire un corridoio sicuro nel Mar Nero per il transito di tale risorsa (Associated Press). Ma sul punto si attende la visita di Lavrov In Turchia che potrebbe aprire prospettive concrete (Anadolu). Vedremo.

C’è poco da scegliere…

La ragione per cui ci sentiamo fuori luogo, direi quasi alienati è perchè la società è infantile, triviale e stupida. Così il costo per la salute in questa società è l’alienazione ,e questo mi preoccupa perchè sono una mamma e una nonna e chiunque, nella stessa situazione non penserebbe le stesse cose? A me pare di si. Ecco come ci hanno  ridotto. Alienati o cinici intellettuali? Oppure incantati sprovveduti consumatori di escrementi caduti dall’alto? C’è poco da scegliere, se si osserva attentamente il mondo intorno a noi, mentre tutti vorremmo i nostri figli e nipoti in una posizione rassicurante. Tuttavia, sfortunatamente il futuro non promette bene e non c’è nulla di rassicurante!

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La Sincerità…

 

Non ha alcuna importanza quale sia il tuo stato emozionale, fisico, mentale, lascia che sia e non desiderare di essere in una diversa condizione. Ma se vuoi che esso sia diverso da quello che è non devi restarci, perchè mettendo tutto in discussione tu stai già facendo delle scelte e tentando di controllare le tue esperienze. La sincerità è una virtù tra le più importanti per l’Uomo, perciò non inganniamo mai noi stessi.

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Un giubileo che mi è parso quasi un funerale…

 

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 Condivido questo articolo di  Marcello Veneziani sul Giubileo reale di Elisabetta II d’Inghilterra perchè faccio mia ogni sua parola, ogni suo pensiero , tranne  un punto ;sono molto più avanti negli anni dell’autore e io l’ho vista diventare regina, dopo essere stata una principessa  nell’esercito britannico, durante la seconda guerra mondiale. Era in viaggio col marito in Kenia, giovane sposa spensierata. Quella sera, in cui , inaspettatamente cambiò improvvisamente la sua vita,  Elisabetta era salita in quella suite reale costruita sul gigantesco albero per trascorrervi la notte col principe Filippo, suo marito da poco.  Salita principessa ne scese Regina, quando la mattina trovò ad attenderla Wiston Churchill ai piedi della scaletta, volato nella notte da Londra per portarle la triste notizia che suo padre, Re Giorgio VI, era morto improvvisamente. Da allora LEI è lì anche per me, uno dei pochi punti fermi della mia vita.

Eccola l’inossidabile, intramontabile Regina Elisabetta settant’anni dopo l’incoronazione. Più regina di sempre, all’altezza della sua regalità. Merita ammirazione, incarna la Tradizione, rappresenta l’affidabile sicurezza della Monarchia, il filo d’oro della continuità, nei secoli fedele alla Dinastia. Dal Commonwealth alla società globale, senza scomporsi la corona e nemmeno la permanente. Lei sa bene sin dal giorno dell’incoronazione che bisogna saperla portare la corona, bisogna sapersi sacrificare, rinunciare alle proprie individuali pretese, caricarsi di responsabilità, coltivare l’impersonalità, capire l’importanza del Rito, del Simbolo, della Tradizione.

La Regina Elisabetta è l’unico punto fermo della mia vita. Perse madri, mogli, fidanzate, è lei l’unica donna della mia vita che dura ancora da sempre ed è l’unica che era sul trono già prima che nascessi. E non sono un bambino. Quando nacqui lei era già saldamente Regina da qualche anno; quando cominciai a studiare inglese si componevano le prime frasi intorno a lei, alla sua corona e all’inno regale God save the Queen. Ora ho passato da un pezzo l’età grave, tutto il mondo è cambiato e crollato, mi sono visto passare sette papi, nove presidenti, una trentina di premier e una dozzina di presidenti americani, ho visto cadere l’Urss, la Dc e perfino Andreotti, sono passato dalla lettera 22 all’i-pad, insomma è cambiato tutto. Tutto, tranne l’inquilina di Buckingam Palace. La Regina Elisabetta sta sempre lì, imbalsamata, che sfida i millenni. Mai stata bella, mai stata brutta, sempre stata regina, neutrale e regale, al di là del brutto e del bello, del buono e del cattivo, più diritta del Big Ben. La vedi e la scambi per un francobollo, non per un essere vivente. Sarà monotona, ma è lei la Regina Assoluta del Posto Fisso e non intende mollare neanche ora che viaggia oltre i 96 anni. Raggiungerà quota 100 e non andrà in pensione. Non accenna a nessuna Brexit dal mondo dei vivi.

E dire che da bambino lei mi pareva il trapassato e i Beatles il futuro: ora i Beatles, deceduti o rintronati, sono archeologia e vintage, lei è ancora in carica, for ever. E così Churchill, la Thatcher defunta o il giovane Tony Blair, ormai vecchio reperto. Loro passato remoto, lei presente perenne. Trasparente come un vetro lucidato, regalmente scialba, solo regina. Con quelle perle al collo, installate fisse come la dentiera, gli orecchini di Sua Maestà per incorniciare il suo volto. Lo sguardo in posa da sterlina. Quei vestiti color pastello, immutabili; non segue alcuna moda, piuttosto indossa l’Eterno.

Non si è scomposta nemmeno quando ha perduto Filippo, marito di spalla, adorabile babbione, una vita da mediano, un passo dietro di lei per una lunga vita. E loro figlio Carlo, orecchiante della corona, rimasto principino anche oltre l’età della pensione. Con Lady D Elisabetta rischiò il tracollo della Corona. Faceva simpatia l’umanità di Lady D., la sua voglia di vivere, le sue trasgressioni, i suoi amori, il suo sguardo dolce e inquieto da cerbiatto, il suo populismo mediatico con le sue performance progressiste. Ma la dignità di una storia, di una dinastia, di una tradizione furono salvaguardate dalla severa coerenza di una regina che regna sovrana ancora oggi. Dio salvò la Regina, non la turbolenta principessa.

L’unica Regina che la batte, non solo per via del Figlio, è la Madonna. Salve o Regina, e complimenti al Dio British, è stato di parola a salvare la Regina, insieme alla sterlina. A dir la verità questo giubileo, con lei così avanti negli anni, sembra quasi un funerale dal vivo, col morto ancora presente a ringraziare di persone per le esequie travestite da complimenti. E non sai però se alla fine il morto in pectore è la Regina, o la Monarchia britannica.

 

Ogni caso – Solo quello o anche noi ne siamo parte?

Ogni caso

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E ’accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

Wislawa Szymborska

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Marc Chagall____ Due teste alla finestra

Dove la luce…

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d’ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov’è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d’oro.

L’ora costante, liberi d’età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo

Giuseppe Ungaretti

 

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Perchè c’è tanta indifferenza alla festa della Repubblica in Italia? Praticamente solo una festa per le istituzioni.

Chissà  perchè gli Italiani sentono tanto poco la festa della Repubblica? Questa domanda si è sentita molto stamattina presto, quando la Radio iniziava a parlare di questo giorno, annunciando le celebrazioni a Roma, che dopo due anni sono tornate con la parata delle forze armate sui Fori Imperiali e le feste istituzionali al Quirinale a Roma. Mentre il 4 luglio gli Americani festeggiano ogni anno in modo folkloristico la festa dell’indipendenza, mentre i Francesi si scatenano sui boulevards ogni 14 luglio cantando aa squarciagola la marsigliese, gli italiani trascorrono un giorno di festa qualunque, felici perchè questo è un giorno di vacanza in più, l’unico che la riforma delle feste nazionali e religiose di craxiana memoria abbia risparmiato. Non c’è in noi motivo di particolare allegria . “Perchè? “si chiedevano diversi giornalisti, glissando tutti , tuttavia ,sul tentativo di dare una risposta, ritenendo questo un giorno non adatto. Ebbene, il 2 giugno del 1946, io c’ero e già allora, anche se ero una bambina di 8 anni tenevo il mio diario. Risfoglio quelle pagine oggi e trovo scritto.-Da oggi non avremo più il nostro amato Re, anche se circa un milione di voti sono pochi nel numero degli elettori ,hanno fatto vincere la Repubblica, e io sono molto triste. – Questo il pensiero di una bambina, chissà quanti di tutti quegli italiani che non volevano la Repubblica , avranno avuto lo stesso pensiero, ne avranno parlato quei giorni, ma ne avranno parlato sempre a figli e nipoti e il 2 giugno sarà passato nella loro mente sempre come un giorno funesto. Chi, come me ricorda quei giorni del dopo Liberazione non ha nel cuore molti ricordi felici, solo la sconfitta dei nemici( dell’ultima ora) , la nostra sconfitta nonostante il voltafaccia italiano, la rinuncia al senso dello stato e l’inizio di quella sottomissione agli USA che ci hanno inculcato col nome di libertà, ma che l’Italia non ha mai conosciuto veramente. Questo l’inizio della nostra avventura nel disinteresse per questo giorno. Gli Italiani sono fondamentalmente monarchici e lo dimostrano i partiti di destra, che non hanno mai smesso di esistere, come molte enclaves che continuarono ad essere fedelissime del Re. Chi prese in mano l’Italia allora, i politici del tempo,che al confronto dei nostri attuali, erano statisti di grande levatura, avevano ben chiaro in testa come sfruttare il momento dell’Italia, chiusa tra il blocco Russo ai confini Iugoslavi e l’occidente. Mentre serpeggiava in Italia il fermento comunista, che insieme ai partigiani si arrogavano la salvezza dell’Italia dal Fascismo e nazismo, insieme ai soldi a palate che a questi arrivavano dalla Russia, si muovevano gli Usa invadendo prima l’Italia con le AM-Lire, poi con quella valanga di denaro che si chiamava Piano Marshall alla luce del sole italiano, che prese ad infuocarsi come mai, alimentato dalla DC, dal Clero, che, pur di contrastare una possibilissima vittoria comunista,con annessione alla Russia, si impegnarono per chè  la conquista del potere per gli anni a venire, colle buone e con le meno “buone” manovre, fosse quella da loro desiderata. E questo fin dalle prime elezioni democratiche del 1948.Mai più come allora i muri dei palazzi e delle case italiane furono ricoperte fino ai piani alti con manifesti di Stalin, i suoi baffoni ben evidenziati, falce e martello su fondo rosso a contrastare lo scudo rossocrociato della DC su sfondo azzurro.Iniziava la nostra repubblica e già erano gli Americani a proteggerci dalla Russia. Ecco perchè gli  Italiani non sentono la Festa della Repubblica, non siamo mai stati liberi veramente e questo fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989, per precipitare subito dopo sotto il giogo dell’Europa e dell’Euro, mentre gli Usa incominciarono a riscuotere quanto elargito durante la ricostruzione Europea in ogni occasi one che si presentasse a loro favore.
.Il resto è storia recente col declino completo dell’Italia caduta sempre più in mano di politici incompetenti, di una propaganda sfrenata sul passato da parte dei media, il declino della cultura, la scuola che crea somari, la politica di prepotenti che stanno al governo solo per interessi personali, senza mandato del popolo che vota ormai solo per facciata, in nome di non so quale libertà conquistata, e oggi i cittadini non vanno nelle piazze cantando Va pensiero- Noi non sentiamo questa festa della Repubblica perchè non siamo mai stati veramente liberi in una vera Repubblica democratica.

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