Niente…

 

Mi capita spesso di vivere certi momenti di attesa, un ‘attesa imprecisata, qualunque cosa , purchè  possa vederla come un segno.. ma non succede mai e continuo a vagare in quella incertezza infinita dove non si intravede nemmeno un’aspettativa, perchè  anch’io l ‘ho abbandonata, barattata con la libertà.

niente

Una volta un Maestro zen chiese a un suo discepolo: “Hai visto il leopardo delle nevi?” “No”, rispose il discepolo.

“Non è meraviglioso?”, gli chiese il Maestro.

Certo, è meraviglioso che accada un miracolo, che riusciamo a vederlo. Ma non è meraviglioso che non accada proprio niente, che possiamo assistere a questo niente e percepirlo e fremere? Non è meraviglioso perdere qualcosa? Essere disorientati? Essere delusi? La meraviglia è il vuoto che si apre, la possibilità di aprire le mani e le braccia, il fremito del lasciar andare, dell’abbandonarsi all’assenza di segni, di significati, di salvezze, di alleanze. Niente. Assolutamente niente: aaahhh!

Chandra Livia Candiani, da Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione,

 

Un interessante articolo sull’intelligenza artificiale…

Sostituzione dell’Umano

Ho assistito dal vivo a un esperimento sconvolgente, che rende superfluo tutto quel che pensa, fa, dice l’uomo, a cominciare da quel che sto facendo in questo momento, scrivere. Dunque, un amico mi confessa di usare la Chat Gpt, ovvero quell’applicazione dell’intelligenza artificiale di cui a giorni alterni si narra ogni gloria e ogni orrore; un giorno ammessa, un altro vietata, poi riammessa, come sempre accade quando c’è una censura.
Il mio amico ha un’idea che mi riguarda direttamente e vuole prospettarla al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Chiede il soccorso al suo smartphone per perorare la sua istanza (che disapprovo). Non fa in tempo a formulare la richiesta che compare sul video un miracolo: una lettera argomentata, informata, pertinente, scritta in buon italiano, che realizza la sua intenzione con una ricchezza di dati che un ghost writer, un assistente o segretario, non sarebbe mai riuscito a formulare, neanche dopo una ricerca. Certo, a un occhio critico più attento, puoi “sgamare” l’automa in alcune formule espressive un po’ generiche, che puoi adattare a tante situazioni, una volta immessa la direzione che vuoi dare alla tua lettera. Ma difficilmente qualcuno avrebbe saputo rendere meglio la sua idea. Come è possibile che un’applicazione matematica riesca non solo a darti risultati matematicamente esatti, ma si traduca anche in letteratura, comunicazione, selezione di argomenti e di notizie? Sconvolgente.
Fino a ieri eravamo rimasti ad Aristotele che intravedeva il futuro in cui gli schiavi sarebbero resi superflui, affrancati o disoccupati, secondo i punti di vista, dalle macchine, dai telai che sarebbero andati automaticamente o le gru che avrebbero sollevato pesi insostenibili per gli umani. I lavori manuali sarebbero stati sostituiti dalle macchine e l’uomo avrebbe potuto così dedicarsi alle attività teoriche, contemplative, artistiche, ludiche, rituali.
Sappiamo che non è andata così, il tempo liberato non è tempo prezioso ma tempo perso, dissipato; crescono le pigrizie, le brutte abitudini e altre schiavitù. L’ozio non si trasforma in otium classico, ma nel padre dei vizi. Comunque, la sfera intelligente dell’umano era preservata, non era travolta o replicata dai processi automatici, ingenerati con le macchine.
Ora siamo nella fase ulteriore. L’app riesce a sostituire la ricerca, la cultura, lo sforzo intellettuale. E sul piano sociale rende superfluo non il lavoro degli schiavi, come si pensava da Aristotele a Marx fino a ieri, ma il lavoro intellettuale. Si potranno mai giudicare tesi di laurea e ricerche se sai che possono essere frutto di una semplice domanda al tecno-cervello artificiale? A che serviranno col tempo i ricercatori, gli addetti stampa e comunicazione, i giornalisti e ogni altro genere, se tutto può essere ottenuto in tempo reale, in versione ampia, a un livello elevato? Potrei indicare alcuni territori ancora non raggiunti, dove occorre spirito critico, creatività, originalità, ma quell’ancora che ho onestamente premesso la dice lunga sul fatto che come era impensabile fino a ieri quel che oggi mi mostra il mio amico, così domani può accadere in altri ambiti. Una ritirata continua, un accrescersi esponenziale di poteri magico-tecnologici a cui corrisponde un decrescere rapidissimo di facoltà umane-intellettuali. La tecnica avanza, l’umano arretra.
La parola chiave di tutto questo è una: sostituzione. Non solo sostituzione etnica, non solo maternità surrogata, ma sostituzione dell’umano, a tutti i livelli. La prima minaccia globale alla nostra vita sulla terra non è il clima, l’inquinamento, la guerra, ma la Sostituzione. Quando toccheremo il punto di non ritorno, ovvero quando non saremo più noi a fare o non fare, a decidere, a guidare, quando non potremo più impedire, vietare, fermarci, tornare indietro? Non lo sappiamo, ma è molto vicino e quando succederà non ne saremo più consapevoli.
Bisogna fermare l’Intelligenza Artificiale in questi ambiti? Non lo avevo mai pensato prima, ora si. Sarà difficile, la storia umana dice che ciò che oggi è proibito domani sarà violato, se non da noi, da altri. Ciò che non vuoi vivere oggi, vivrai domani. Però si tratta di passare a un’altra comparazione: la tecnica diventa oltre che strumento prodigioso e salutare per mille cose, che benediciamo ogni giorno, anche un mezzo di distruzione. Come la bomba atomica, diventa un’arma letale, bisogna avere il coraggio di negoziare il suo disarmo. Non è bello, forse non è nemmeno umano, ma è necessario. Lo dicono anche eminenti maghi dell’intelligenza artificiale, operatori pentiti.
Ma prima di arrivare a quel punto di non ritorno, cosa resta ancora di umano? L’inizio, l’iniziativa, l’inizializzazione. Traduco: se non ci fosse stato il mio amico, se non avesse dato quell’input al suo smartphone, se non avesse avuto quell’idea e preso quell’iniziativa, servendosi di uno strumento pur sempre costituito, assemblato, inizializzato, venduto da umani, non ci sarebbe tutto questo. Dunque c’è un primo movente che è umano. Ciò che finora l’automa non riesce a generare è poi l’originalità, lo spirito critico e autocritico, il conato originario, l’ispirazione poetica, la facoltà visionaria e metafisica, la deviazione di pensiero non conforme, non convenzionale. La fede. La macchina non si autocrea, non si autodetermina, non ricerca e non agisce “di testa sua”. C’è un moto iniziale, una forza originaria e misteriosa. Lo sto studiando, preferisco restare nel mistero, non voglio darlo in pasto al plagio artificiale. Comunque, la differenza tra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale è che la prima ha il principio del suo vivere, del suo agire, del suo dare scopi, dentro di lui; mentre l’artificiale no. Almeno finora. Se e quando sarà superato quel finora, l’umanità sarà bella e finita. Ma parafrasando Epicuro, finché noi ci siamo lei non c’è, quando lei ci sarà noi non ci saremo.

MV     

Manuale di calligrafia e scrittura…

 

Amore mio. Meu amor.
Ripetere queste due parole
per dieci pagine, scriverle
ininterrottamente,
senza sosta, senza spazi bianchi,
prima lentamente,
lettera dopo lettera,
disegnando le tre colline
della M manoscritta,
l’anello tenue della E
simile a braccia che riposano,
il letto profondo di un fiume
che si scava nella U,
e poi lo sgomento
o il grido della A
sulle onde del mare,
eccole, dell’altra M,
e la O che non può essere
se non quest’unico
nostro sole,
e infine la R divenuta casa,
o tetto, o baldacchino.
E subito dopo
trasformare questo lento disegno
in un unico filo tremolante,
la traccia di un sismografo,
perché le membra rabbrividiscono e si turbano,
il mare bianco della pagina,
una distesa di luce
o un lenzuolo levigato.
“Meu amor, “amore mio” hai detto,
e l’ho detto anch’io,
spalancandoti la mia porta,
e tu sei entrata.
Tenevi gli occhi bene aperti
venendomi incontro,
per vedermi meglio o più di me,
e hai posato la borsa per terra.
E, prima che ti baciassi,
per poterlo dire serenamente,
hai detto: “Stanotte rimango con te”.

José Saramago

 

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L’amore è…

 

L’amore è sofferenza, pianto, gioia, sorriso. L’amore è felicità, tristezza e tormento. Non si ama con il cuore si ama con l’anima che si impregna di storia, non si ama se non si soffre e non si ama se non si ha paura di perdere. Ma quando ami vivi, forse male, forse bene, ma vivi. Allora muori quando smetti di amare, scompari quando non sei più amato. Se l’amore ti ferisce, cura le tue cicatrici e credici, sei vivo. Perché vivi per chi ami e per chi ti ama.

Alda Merini

 

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La stanza della rabbia…

 

Se fate parte di quelle persone , che ,perennemente arrabbiate col mondo intero, si portano addosso la loro rabbia, pronti a sfogarla sul primo malcapitato, che abbia osato contraddirvi, se vivete a Roma, ecco come porre rimedio al vostro problema.

Apre al pubblico, nella Capitale, la nuovissima Rage Room, firmata “Anger games”, una stanza della rabbia. Il concept ,originato in Giappone, è poi arrivato negli Stati Uniti e si sta sempre più diffondendo anche in Europa. Le stanze della rabbia sono dei locali dove poter dar libero sfogo alle proprie emozioni e frustrazioni, distruggendo oggetti in totale sicurezza, gridando, ballando e divertendosi da soli o in compagnia.
Con un adeguato set di protezioni, a ciascun partecipante viene fornita un’arma base ed un set di vari oggetti con cui divertirsi (piatti, bicchieri, elettrodomestici, piccoli mobili); i 15 minuti di sfogo sono accompagnati da una selezione musicale ,scelta dal cliente ,ed immortalati in un video ricordo.
Anger Games Roma mette a disposizione dei Clienti due stanze multifunzionali, all’interno delle quali possono entrare al massimo 3 persone contemporaneamente, ed una “big room” che garantisce l’accesso contemporaneo a gruppi numerosi, fino a 8 partecipanti in contemporanea, utilizzabile anche per eventi aziendali o privati.
Naturalmente si accede esclusivamente previa prenotazione e l’intera attività dura circa 30 minuti, con vestizione, briefing e  debriefing. Durante i giorni di apertura la struttura è comunque accessibile a chiunque voglia visitarla e prenotare direttamente la propria stanza.

stanza rabbia