Poter essere come loro! Allora sarebbe meraviglioso vivere-

Se si escludono poche oasi di pace, la Terra non è altro che  un mondo di guerre più o meno importanti, di guerriglie, lotte tra fazioni politiche e religiose, continui   soprusi dei ricchi sui poveri,  espropri di beni da parte dei paesi  più potenti a danno di moltissimi stati ricchi di materie prime da chi non non ha alcun scrupolo a cacciare popoli interi dai loro territori. La terra è l’inferno prima della morte per miliardi di persone, succubi di un potere mondiale, che, nell’arco di forse meno cent’anni , è riuscito a distruggere tutto quello che l’uomo, attraverso milioni di anni aveva faticosamente costruito sia  materialmente, che intellettualmente, in nome di un dio ,vergognosamente scelto da idolatrare da una  elìte di Stati, il Denaro, pronti per esso ad abbruttirsi oltre il livello animale. Penso a quale meraviglioso luogo  sarebbe la Terra se  Dio Onnipotente, avesse avuto bisogno di riposarsi un giorno prima, durante la Creazione. Non avrebbe creato l’uomo e lasciato  in mano agli animali questo meraviglioso pianeta, dove la natura , infaticabile lavoratrice, crea e distrugge, migliorandosi sempre in  varietà ,di paesaggi, specie animali, angoli di mondi sempre nuovo, dove nessuno sarebbe in grado di cambiare volontariamente niente. E non è difficile allora immaginare scene così belle di vita quotidiana, tra animali di ogni specie, che condividono tutto secondo un ordine prestabilito. E’ la tenerezza di  momenti come questi ,che mi fa desiderare un mondo utopico, tuttavia  bellissimo, come tutte le cose belle che qualcuno, nel corso della Storia dell’Umanità ha provato ad immaginare, sognare per una vita dell’uomo, diversa da quella che conduce oggi. E ci sarà una ragione, se la gente guarda ai politici, alla politica col disprezzo che si ha per chi, invece di lavorare per il bene dell’umanità, lavora per distruggerlo in nome di programmi  ai quali non credono nemmeno gli ideatori. Il bene per tutti, la giustizia, l’uguaglianza, la ricchezza per ognuno  sarà sempre un mondo utopico; per questo chi ci comanda vive da sempre in un mondo parallelo ,che non vorrà mai condividere.

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Perchè non dimenticare il nostro passato sui social? Perchè si per Elly Schlein, perchè no per Giorgia Meloni e il suo governo ?

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Io non amo stare sui social e per questo forse non capisco le persone, che, per ogni cosa succeda a loro oppure nel mondo, sentono il bisogno di tweett are il loro pensiero ,che siano personaggi pubblici o persone comuni.
Vengo da leggere un articolo di Arnaldo Greco su Rivista Studio proprio sull’argomento tweet .L’oggetto è una strumentalizzazione di un vecchio tweet di Elly Schlein, che screditerebbe l’immagine della neo segretaria del PD, riesumata nell’occasione della sua elezione. Il giornalista ne fa una questione di principio, di scorrettezza, invocando che , per le persone pubbliche, venga istituito un nuovo mestiere: il cancellatore di vecchi postati nella vita  pre pubblica di ogni soggetto. La motivazione è molto semplice; le persone cambiano, non si conoscono i motivi di quel certo post, non si conoscono gli stati d’animo del postante, ossia non c’è motivo che venga rivangato il passato, e chiede addirittura all’Europa che venga imposto il diritto all’oblio. Ammesso che potrei anche essere d’accordo con chi scrive ,mi chiedo perchè costui, colla solita spocchia e la puzza al naso, convinto della verità sgorgata dalle sue dita, faccia un accostamento vero, accentuato però da mille riserve.

“Perché qualcuno non trasforma questa attività in una professione? Ci arriveremo. Curioso pure che si mettano sullo stesso piano i ministri che elogiano Mussolini o indossano magliette di band che inneggiano a Priebke e i commenti di Schlein sullo schiuma party. Ma questo sarebbe un altro discorso.”

Non basteranno mille Elly di adesso( col suo passato, come tutti) a ridare luce a questo PD, che si è ridotto ai discorsi della serva, come si diceva una volta, l’unica cosa, che riesce ancora ad esprimere, tanto è il livore che non riesce a cancellare. Benissimo l’oblio, benissimo condividere(forse) che le persone cambiano (forse), ma allora l’oblio è per tutti, senza distinguere destra e sinistra, dimenticando una volta per tutte il fascismo, che non potrà rinascere mai, nel momento in cui la Schlein sta riesumando quel comunismo, che forse il PD fin’ora aveva solo tenuto in frigorifero.

Gesù e gli increduli. Questa è un’antica parabola Sufi, che ci spiega come sono gli uomini.

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Maulana Jalaluddin Rumi e altri riferiscono che Isa, figlio di Miriam, stava un giorno camminando in un deserto nei dintorni di Gerusalemme con alcune persone la cui avidità era ancora molto forte.
Costoro supplicarono Isa di rivelare loro il Nome Segreto grazie al quale resuscitava i morti. Egli disse: “Se ve lo dico, ne abuserete”. Ma essi insistettero: “Siamo pronti e degni di conoscere il Nome Segreto. Questa conoscenza rafforza la nostra fede!”.
“Non vi rendete conto di ciò che chiedete”, disse Isa. Tuttavia, rivelò loro la Parola. Poco dopo, le stesse persone stavano passeggiando in un luogo deserto, quando videro un mucchio di ossa biancastre: “Proviamo la Parola”, dissero l’un l’altro, e così fecero.

Non appena la Parola fu pronunciata, le ossa si rivestirono di carne; una bestia feroce e vorace riprese corpo sotto i loro occhi e li fece a pezzi. –

Coloro che sono dotati di ragione capiranno. Coloro che ne hanno poca potranno acquisirla attraversa lo studio di questo racconto.
.-.

L’Isa di questa storia è Gesù, figlio di Maria.

Attenzione. Ci spiano davvero…

Ma allora, non è una diceria da complottisti dietrologi e terrapiattisti, ci spiano davvero? Parto da un piccolo episodio personale, domestico. Siamo a tavola e racconto che da bambino chiesi ai miei genitori di adottare a casa un agnellino. Ero il piccolo, piuttosto coccolato e assecondato nei miei capricci, e i miei genitori fecero portare dal nostro mezzadro Carluccio, un tenerissimo agnellino. Ma io pretendevo di mangiare con lui per terra, a quattro zampe, dalla sua stessa scodella; e mia madre per accontentarmi mise in un tegame due scodelle diverse, una per lui e una per me. Ma poi fecero sparire il mio compagno lanuto. Fine dell’aneddoto. Dopo poche ore sul mio telefono giunge una strana offerta: vuoi adottare in casa un agnellino?
Il caso non è affatto isolato. In Puglia mia sorella, giorni fa, parlava tra amici di un suo conoscente che era andato a farsi trapiantare i capelli a Istanbul; dopo poco sullo smartphone gli giunge un’offerta: se vuoi trapiantarti i capelli ora è possibile anche da noi, a Bari. E la stessa cosa a proposito di un barbiere milanese di cui parlava a pranzo, specializzato nei capelli ricci; anche qui ce n’è uno, avverte solerte il confidente smartphone pugliese.
Aggiungo, per completare il quadro, che spesso il televisore di casa mia si accende e a volte parla, non interpellato da nessuno, s’intromette nella conversazione. Fenomeno paranormale o altro?
Non pochi lettori mi hanno raccontato vicende analoghe. Come M.F. che racconta un analogo spionaggio: parlavano di coppole insolite in famiglia e puntualmente arriva loro il consiglio per l’acquisto di coppole insolite.
Noto la seguente progressione, molto allarmante. Prima succedeva che se tu ricercavi qualcosa su google o su un altro network, ti arrivava poi la pubblicità relativa a quel che cercavi; la meta di un viaggio, una moto, un prodotto qualunque. Ti contrariava l’ingerenza ma in fondo era una conseguenza della tua ricerca in rete. Dopo, ci siamo accorti che se parli al telefono o in un whatsapp o in un’e-mail di qualcosa, ti arriva il corrispettivo e ciò ti inquieta di più perché avverti che le tue conversazioni al telefono sono intercettate, almeno da algoritmi. Ora addirittura succede che se tu parli con qualcuno a voce, de visu, non al telefono, anche avendo lo smartphone lontano da te, in un’altra stanza, ti arriva la pubblicità in relazione a ciò che dicevi. Inquietante. Finora l’ambito delle ingerenze non è nocivo, anche se è una molestia della privacy, una lesione futile della propria libertà; finché arrivano consigli per gli acquisti, uno può ignorarli e basta. Come ignoriamo o chiudiamo subito la telefonata alle ossessive, quotidiane persecuzioni di gestori telefonici, di servizi, luce, gas e menate varie. “Signor Marcello?” E io li mando subito a quel paese. Ma visto che nel giro di così poco tempo siamo passati dall’intercettazione di una ricerca su google, a una delazione telefonica e da questa a un vero e proprio spionaggio di conversazioni private, domestiche, non telefoniche, allora ti chiedi quali saranno le prossime tappe e fino a che punto siamo spiati solo per ragioni commerciali. E come si ferma, come si evita la commutazione in qualcos’altro di più preoccupante come la schedatura di gusti e tendenze, la vigilanza sulle opinioni e sui comportamenti privati, anche leciti ma reputati magari scorretti? Qual è il confine tra lo spionaggio e il plagio, il condizionamento mentale, la pressione psicologica, l’induzione all’autocensura, il regime di sorveglianza?
Come sempre noi italiani, prima denunciamo la cosa, poi la buttiamo sul ridere, vediamo il lato comico e ci ridiamo su. Facciamo bene, per carità, a scherzarci o fare una ramanzina grottesca ad Alexa o affini, che anziché aiutarci fanno il doppio gioco e lavorano per l’invasore. Taci, il nemico ti ascolta! Era la propaganda di guerra di ottant’anni fa. Ma non siamo in guerra con nessuno né siamo così interessanti da essere spiati né così psicolabili da seguire i consigli per gli acquisti; anzi già per il solo fatto che si sono intromessi nella nostra vita privata, quei prodotti indicati li cancelliamo a priori. Attenti a parlare di prostitute o mafiosi. Mia sorella, ad esempio, ha parlato di Messina Denaro e teme di essere coinvolta…
Ma ora stiamo tranquilli perché il Garante per la Privacy ha avviato un’indagine dopo che un servizio televisivo e diversi utenti hanno segnalato che basta pronunciare alcune parole sui progetti, viaggi o semplici desideri per vedersi arrivare sul cellulare la pubblicità di un’auto, un’agenzia turistica, un prodotto cosmetico. Su questo illecito uso di dati che si fa alle spalle di persone ignare, l’Autorità per la privacy – si legge in una nota – “ha avviato un’istruttoria, in collaborazione col Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, che prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate e la verifica che l’informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e sia stato correttamente acquisito il loro consenso”. Più che l’apertura di un’indagine o un’istruttoria, che non si nega a nessuno, vorremmo che sia fermato questo spionaggio. E vorremmo sapere se si sta indagando non solo sull’uso distorsivo di app e reti ma sull’uso spionistico dello stesso smartphone, che va al di là di ogni pur molesta interferenza nella nostra vita privata. Non sarà il Grande Fratello ma un Piccolo Cugino; però, diamine, dà fastidio e non è affatto da escludere che possa farsi Grande con gli anni.

MV,da Panorama

Un appunto…

 

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi
una scintilla nel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.

Wislawa  Szymborska

 

donna scapigliata

Quando un artista lascia un segno…e torna un ricordo .

 

Paolo Conte

 

Di recente La Scala di Milano, che in tempi passati non aveva voluto dissacrarsi concedendo il palcoscenico prima ai Beatles e poi ai Rolling Stones, ha ceduto – Il tempio della musica per eccellenza ha concesso che l’Avvocato della musica, alias Paolo Conte, col suo pianoforte, calpestasse il suo palcoscenico con le sue note strane, frenetiche, lente, colle sue storie tanto vere quanto malandrine e pacate. Non c’ero allo spettacolo, non conosco il repertorio presentato, ma mi piace immaginare nell’aere scaligere anche le note di una sua canzone, un po’ vecchiotta, che sapeva creare un ‘atmosfera particolare, in cui era facile immergersi, respirarne il fumo e succhiare quelle famose caramelle alascane,che hanno fatto impazzire mezza Italia. Perchè le poteva masticare solo una delle due cassiere del locale?
Alla fine l’ha dovuto ammettere Paolo Conte che le “caramelle alascane” se l’era inventate. Ma, prima, quante ipotesi, quante ricerche, quante richieste, senza risposta nelle drogherie vecchiotte, quelle d’una volta, quelle che quasi non esistono più. Nessuno le cercava nei supermercati dove- si supponeva- Paolo Conte non sarebbe mai entrato in cerca d’ispirazione. Anche i filologi si diedero da fare , a fare ipotesi sull’origine della parola (alascane da Alaska, caramelle ghiacciate, da grande freddo?) e i più poetici, invece, ad associarle con gli occhi da lupa della cassiera,una voce arrochita dal fumo e a presumere un bisogno di pasticche lenitive, là nel buio claustrofobico della pista da ballo, dove le luci saettavano e il ventilatore da soffitto ronzava, immenso.
Una parola che evoca la menta, l’eucalipto, un gusto ghiacciato, che la trasporta lontano dal buio di una sala da ballo di periferia.

“Uso un lessico di mia invenzione…. mi è sempre piaciuta l’enigmistica”: disse Paolo Conte in un’intervista.
Ogni parola di ogni sua canzone lascia immaginare un mondo.
Poco importa se le parole esistano davvero o no.
E chi ha creduto, chi ha cercato le caramelle, chi ha scritto perfino all’Ambrosoli o alla Dufour per avere chiarimenti?
È stato un equivoco.
Con i mondi dei poeti a volte succede.

Paolo Conte, Boogie

Due note e il ritornello era già nella pelle di quei due
il corpo di lei mandava vampate africane, lui sembrava un coccodrillo…
i sax spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga
e la canzone andava avanti sempre più affondata nell’aria..
quei due continuavano, da lei saliva afrore di coloniali
che giungevano a lui come da una di quelle drogherie di una volta
che tenevano la porta aperta davanti alla primavera…
qualcuno nei paraggi cominciava a starnutire,
il ventilatore ronzava immenso dal soffitto esausto
i sax, ipnotizzati… dai movimenti di lei si spandevano
rumori di gomma e di vernice, da lui di cuoio…
le luci saettavano sul volto pechinese della cassiera
che fumava al mentolo, altri sternutivano senza malizia
e la canzone andava elegante, l’orchestra era partita, decollava…
i musicisti, un tutt’uno col soffitto e il pavimento,
solo il batterista nell’ombra guardava con sguardi cattivi….
quei due danzavano bravi, una nuova cassiera sostituiva la prima,
questa qui aveva gli occhi da lupa e masticava caramelle alascane
quella musica continuava, era una canzone che diceva e non diceva
l’orchestra si dondolava come un palmizio davanti a un mare venerato
quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare….
un quinto personaggio esitò
prima di sternutire,
poi si rifugiò nel nulla…
era un mondo adulto,
si sbagliava da professionisti

I Fans e la morte…

Ormai mi è impossibile dare un giudizio qualsiasi su certi comportamenti, che quotidianamente si vedono sui video trasmessi dai siti dei quotidiani online. In questo caso mi riferisco ai selfi fatti nella camera ardente di Maurizio Costanzo, con la moglie Maria in posa davanti alla bara. La totale mancanza di buon senso della gente non mi stupisce più, mi stupisce che nemmeno la morte riesca a fermare questa epidemica voglia di protagonismo delle persone. Capisco che Maurizio Costanzo sia stato un personaggio pubblico amatissimo da tutti, così come Maria de Filippi, capisco che sia altissimo il prezzo da pagare per il successo, non capisco come si possa avere il cattivo gusto di chiedere di fare un selfie in un momento tanto triste della vita, e mi chiedo come abbia potuto Maria non negarsi. A che servono quelle foto? Per dire :”Io c’ero a fare le condoglianze a Maria De Filippi”? Non è amore e nemmeno rispetto per il marito quello che ha fatto Maria, il dolore di chi ha perso l’amore della sua vita non ha tempo, nè presenza per queste stupidaggini,e sono certa che non sarà orgogliosa di se, quando ripenserà a questo momento. Il fatto è che lei deve proseguire la sua vita e i fans sono il suo pane quotidiano in un mondo in cui conta soltanto essere sempre alla ribalta.

maria De Filippi1

A che punto sono le nostre certezze?

 

Come si riconosce la certezza?
Questa è una domanda tremendamente potente. Riflettendo profondamente su questa questione, ci accorgiamo che allo stato attuale essa distrugge tutto il nostro mondo, essa distrugge il senso dell’essere e ciò che significava. Ci accorgiamo che ogni cosa che pensiamo, che sappiamo del mondo , è basata su assunzioni, credenze, e opinioni- cose che noi crediamo perchè così ci è stato insegnato o detto essere vere. Allorchè noi iniziamo a vedere queste false percezioni per ciò che sono realmente, allora scopriremo di essere stati ,inconsapevolmente o perchè ci siamo rifiutati di vedere la vera faccia di queste illusioni, imprigionati dentro questa specie di sogno, che non sapremo mai dove ci vorrà condurre. Sarebbe meglio riflettere prima che sia troppo tardi e la manipolazione su di noi sia totalmente compiuta.

lavaggio cervello

Il primo tagliando alla Meloni…

Rovesciamo la frittata. Sento dire in giro, e accade abbastanza spesso, che Giorgia Meloni sta facendo esattamente quello che avrebbe fatto Mario Draghi, Enrico Letta o chi volete voi, in tema di Nato, armi all’Ucraina, direttive europee, linea economica, ecc,; dunque a cosa vale avere la destra al governo? Sono d’accordo sulla premessa, avendo anzi avvertito sin dall’inizio e anche prima, al tempo del voto, che sarebbe andata così. Ma provo a rovesciare le conclusioni e dire: preferisco che la stessa linea, che avrebbero tenuto Draghi, Gentiloni, Letta & C., la porti avanti la Meloni piuttosto che loro. Lo preferisco perché preferisco l’interpretazione di “destra” dello stesso copione, a quella tecnocratica o di sinistra; perché preferisco chi almeno proviene da una storia diversa, ed è più attenta almeno sul piano delle intenzioni e dei discorsi, ai temi della sovranità, della nazione, della tradizione; ed è avversa, almeno nelle intenzioni e nei discorsi, al predominio del politically correct e di tutta l’ideologia e la prassi che ne consegue. Da lei posso ancora sperare almeno minime cose positive; da loro no, vanno in un’altra direzione.
Se vogliamo, è la solita, vecchia teoria del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, anche se poi la vera questione è capire che liquido c’è dentro quel benedetto mezzo bicchiere, se è nettare o urina. Ma è l’unico criterio realistico per giudicare la situazione, e non sbrigarsi con un giudizio apocalittico e sconfortato.
Come avrete forse capito, il mio ideale sarebbe ben altro e ben più alto; e come forse avrete notato, non sono per niente d’accordo su molte di quelle posizioni assunte, soprattutto in politica estera. Anche a me capita di osservare, quando vedo imperversare la tirannia del conformismo progressista, che nulla è cambiato con l’avvento della destra al governo, e nulla sta per cambiare. Tutto si ripete come prima, stessi temi e stessi interpreti.
Però immaginare altre scelte, soprattutto in politica internazionale, significa poi vedere la Meloni buttata fuori dal governo: perché viviamo davvero sotto una cappa e se non sei allineato e coperto, ti fanno fuori in poco tempo dal governo, sguinzagliano i cani più feroci per sbranarti, costringerti a chiedere aiuto o farti fuggire a gambe levate.
A voler fare un primo bilancio di questi primi quattro mesi, che sono comunque un lasso di tempo troppo breve per giudicare un governo, io trarrei un’impressione complessivamente positiva, relativamente ad alcuni punti. Dunque, siamo contenti che dopo il governo tecnico sia tornata la politica, almeno come immagine, cornice e frasario. E che sia tornata con un timbro di destra, seppure su un foglio bianco.
La Meloni mostra di essere accorta, non scivola su bucce di banana, studia e lavora seriamente, mostra davvero – come gli riconoscono gli avversari- di essere capace. Ha schivato le accuse di fascismo e nazional-populismo, sa comunicare direttamente ed efficacemente, risulta affidabile e credibile quando parla, non va mai sotto o sopra le righe (un po’ meno i suoi uomini, alcuni veramente modesti). A volte si accanisce con alcuni del suo partito, un tempo della sua stessa parrocchia (es. Fabio Rampelli): ma chi come lei è in una posizione di forza potrebbe mostrare maggiore magnanimità e avrebbe tutto da guadagnare. Tiene a bada il malcontento di alcuni suoi alleati, sa dialogare con le opposizioni, si confronta con alcuni settori della società civile. Nel complesso tiene diritta la barra, sta sempre sui problemi, con equilibrio e senso pratico, mostrando anche una certa competenza, o quantomeno di aver studiato. Spicca in solitudine. Funziona bene nei rapporti internazionali, ha superato la difficile prova di essere accettata. I torti che l’Italia subisce, li avrebbe subiti anche con Draghi o altri, perché quando sono in gioco gli interessi nazionali, ad esempio francesi o tedeschi, non c’è premier che tenga. Magari avrebbero trattato Draghi con più riguardo, avrebbero fatto la foto con lui in prima fila, ma non avrebbero certo abdicato ai loro interessi.
Rispetto invece alla situazione interna, salvo qualche comizio per galvanizzare le “maestranze” e gli italiani, con qualche apericena identitario, la Meloni segue una linea di spoliticizzazione e di neutralizzazione dei conflitti. Non interviene dove si creano zone calde e radicalizzazioni bipolari (tipo Sanremo, temi civili e biopolitici, piazzate, risse e polemiche sui diritti); tende a raffreddare anziché riscaldare le tensioni, e a sopire i contrasti. Interamente presa dalla manutenzione del governo, affida solo a qualche fervida orazione la sete di rivoluzione conservatrice. Certo, col tempo qualcosa dovrà pur fare che rechi un segno concreto e una traccia che di lì è passata la destra al governo. Certo, il grande politico sa essere un po’ volpe e un po’ leone, per dirla con Machiavelli; deve sapersi destreggiare – parola santa – tra la prudenza e l’audacia, capendo quando è il momento di spingere sull’una e quando sull’altra. Finora ha prevalso la prudenza, ma siamo ancora nella fase di rodaggio, dunque è comprensibile; poi si dovrà saper usare anche l’audacia. Nonostante tutto, avvertiamo nell’aria meno ostilità di quando c’era Berlusconi al governo; ma i tempi della politica sono ormai labili e fugaci, la curva del consenso è assai breve, i rischi sono dietro l’angolo; in un momento si passa dalla magia del consenso alla maledizione della sfiducia.
Abbiamo tentato un realistico, veritiero check-in nel chiaroscuro, un tagliando al governo in corso d’opera. Ma siamo ancora in una fase sperimentale. Da noi al sud, con la bella stagione, ci sono i cartelli con la scritta “Meloni alla prova”. Vale anche per Giorgia e non solo per i cocomeri.

M.V