Onda su onda…cantava Bruno Lauzi…

La quarta ondata del covid annunciata con grande allarme dai media; il terzo vaccino nell’arco di sei mesi prescritto praticamente a tutti con una campagna martellante; il novanta per cento di vaccinati indicata come nuova soglia d’immunità, dopo il settanta e dopo l’ottanta per cento dei mesi scorsi; il terzo anno di pandemia e di emergenza che si annuncia con certezza e apprensione: si può insinuare il dubbio che qualcosa non stia funzionando, che i poteri pubblici, politici, amministrativi e sanitari, e i loro corifei mediatici, abbiano fallito clamorosamente la sfida dei contagi e delle terapie, considerando che si alza sempre l’asticella e si rimanda sempre la salvezza? O si deve per forza concentrare ogni responsabilità, ogni attenzione e ogni condanna sulla esigua minoranza che non si è vaccinata e si ribella al green pass, con manifestazioni che gli stessi media giudicano di poco rilievo e con quattro gatti?

Avevo deciso in questa pandemia di sospendere ogni giudizio, non ritenendomi in grado di esprimere pareri netti e autorevoli in merito o indicare soluzioni alternative; con tutte le perplessità che ho sempre coltivato, ho continuato a seguire di malavoglia le prescrizioni e le proscrizioni imposte. Con una sola raccomandazione: allargare e non restringere i campi di ricerca e di sperimentazione, non limitarsi ai vaccini ma investire di più sulle cure per debellare o neutralizzare il virus. Insomma aggredire il covid su vari fronti, a monte e a valle. Personalmente ho usato come strategia di sopravvivenza quella di evitare tutti i programmi televisivi sul tema e cambiare canale o media quando appariva il santino del virologo di turno e dei centouno virologi di complemento. Sottrarmi, senza nessuna pretesa di insegnare a nessuno il mestiere. Non ho dunque alcuna tesi precostituita, nessuna soluzione alternativa, nessuna propensione al complotto.

Però quando ti alzi la mattina del 5 novembre del 2021 e vedi che il titolo principale dei principali giornali e media italiani è incentrato sulla quarta ondata, sull’euroterrorismo, sul pericolo che viene dall’est (dove peraltro sono già sotto osservazione i dodici paesi europei colpevoli di voler ripristinare i confini per arginare l’immigrazione), allora dici: basta, non se ne può più, non potete tenere l’umanità così a lungo in una gabbia di terrore, di obblighi e divieti, spostando continuamente gli obbiettivi da raggiungere, e facendo ricadere ogni colpa sui pochi che non seguono le vie obbligate. Se dopo venti mesi un virus non viene debellato nonostante l’80% di popolazione sia vaccinata, e anche due volte, se il covid è ancora virulento e pericoloso, vogliamo dirlo che siamo davanti a una sconfitta, anzi un fallimento delle classi dirigenti e delle forze sanitarie, farmaceutiche e amministrative senza precedenti? La moltiplicazione dei dubbi a questo punto è più che legittima: la strada intrapresa senza se e senza ma, imposta ai quattro quinti della popolazione, considerando che il restante quinto è per meta costituito da bambini, è stata davvero quella giusta? Un virus che supera il biennio, ditemelo voi perché io non lo so, ha precedenti? O se volete riformulo la domanda: è concepibile che all’entrata nel terzo anno di covid, si debbano ancora allestire, intensificare e amplificare vaccini, controlli e allarmi, senza contemplare soluzioni alternative o supplementari? E sfiorando la blasfemia, la bestemmia contro il dio vaccino: e se ci fosse un nesso tra le varianti e i vaccini, nonostante le dimostrazioni che il contagio riguarda in particolare chi non si è vaccinato? Dobbiamo considerare normale che i virologi si portino avanti col lavoro e si proiettino non nell’anno venturo ma addirittura nel 2023, che era un modo proverbiale per indicare il futuro lontano, predicendo che in quell’anno ci faranno un vaccino multitasking, onnicomprensivo, prodigioso, incluso di anti-influenzale? Se dopo sei mesi siamo al terzo vaccino, dopo ventiquattro mesi saremo alla dodicesima dose? Siamo entrati in un serial horror, in un raggiro universale, in una truffa colossale o che? A fronte di un fallimento così vistoso sono legittimi i dubbi, anche quello di aver imboccato una strada sbagliata, oltre che esserci affidati a percorsi sanitari e farmaceutici errati o inadeguati.

Il dramma, lo ammetto onestamente, è che non siamo in grado di opporre un’altra soluzione organica, né abbiamo poteri, voce in capitolo, mezzi e condizioni per poter indicare altri percorsi o correggere quelli presenti.

Dobbiamo però vigilare con la massima attenzione su quel delicato passaggio in cui il regime della sorveglianza sanitaria si estende automaticamente ad altri ambiti civili, culturali, politici, sociali. È impressionante l’ondata repressiva e liberticida che c’è in giro che esonda dai confini sanitari e si allarga ovunque. Oscuramenti sui social, intimidazioni, censure dappertutto e nuove restrizioni si annunciano in ogni campo. Lo dico anche per esperienza personale. Considerando che i social sono, bene o male, l’unico luogo in cui il privato dissenso si fa pubblico, è di una gravità enorme. Se solo tocchi certi temi “sensibili” o presunti tali, anche argomentando, non insultando nessuno né semplificando con tesi “oltraggiose”, sei subito censurato e punito. E non puoi prendertela con nessuno perché ti dicono che il mandante è l’algoritmo, dunque la censura è anonima, come la banda dei sequestri. Anonimo, come il covid.

La colpa in ambo i casi non è di chi usa questi agenti anonimi per veicolare e controllare la gente ma del caso o della tecnica. Se non possiamo fare e dire molto in ambito sanitario, sorvegliamo almeno le linee di frontiera della nostra libertà, della nostra dignità e dei diritti. Occhio alla dogana, alle mascherine ideologiche e agli sconfinamenti delle “ondate” sanitarie. Cantava Bruno Lauzi: “onda su onda il mare ci porterà alla deriva, in balia di una sorte bizzarra e cattiva”…

MV

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Basta col covid…Cambiamo nome al ministro della Salute…Speranza non ha più senso.

Basta col Covid

Accorata supplica urbi et orbi, ai militanti tutti della vaccinocrazia e ai loro avversari, disertori e latitanti: finiamola con quest’infinita coda alla vaccinara. Lo dico a prescindere dalle singole convinzioni e dalle scelte in tema di vaccino. Abbiamo avuto la pandemia, abbiamo avuto la ricaduta, non se n’è ancora andata, temiamo che torni virulenta. Sono diciotto mesi, dico diciotto, che ne parliamo in maniera esagerata e ossessiva, che viviamo all’ombra del contagio e dei suoi rimedi. Perfino durante una guerra, eccetto i momenti più tragici, non si vive così sotto psicosi come facciamo noi con questo maledetto covid. In guerra si convive con le bombe, con le notizie dal fronte, con gli attacchi aerei e i combattimenti. Ma si fa anche altro, la vita continua. Il covid, invece, è diventato cronico ma resta il fatto del giorno, di ogni santo giorno. Sappiamo che il virus fa male, ha mietuto migliaia di vittime tra milioni di abitanti, ha generato pubbliche profilassi e drastici cambiamenti di vita e si rigenera con le varianti; ma diamine, non riusciamo proprio a considerarlo un male con cui convivere, come facciamo con l’infarto, il cancro, l’ictus, l’alzheimer e le altre malattie? Badate che non sto dicendo di prenderlo sottogamba, di “abbassare la guardia”, rassegnarsi o chiudere un occhio davanti ai dati e alle notizie; e non sto nemmeno assumendo una posizione ostile, minimalista o neutrale sui vaccini e sulle misure che si minacciano di continuo per ossequiare la Bestia e tenerla sì a distanza ma incombente con la sua ombra gigantesca su di noi. Non possiamo ridurre l’umanità a una fila permanente da e per gli ospedali, da e per le farmacie e gli hub, con tutta l’informazione e perfino l’intrattenimento che da un anno e mezzo ci perseguitano con questa piaga, amplificandola e drammatizzandola. Diciamo che se il danno reale equivale a dieci, il danno che ci siamo procurati ingigantendolo equivale a cento, anzi a mille.

Non ci rendiamo conto di quante altre cose ci sono in cielo e in terra, nelle nostre vite e nei nostri corpi, nelle nostre anime e nelle nostre menti, che vengono sacrificate, accantonate per far posto al Moloch sanitario e alle sue paure. Ogni volta che l’umanità ha un solo tema al centro della vita, una sola ossessione e un solo culto a cui è vietato sottrarsi, s’incarognisce, s’invigliacchisce, si avvilisce. Ripiega su se stessa, si attorciglia intorno ai propri incubi come alle proprie visceri, vive in una bolla di narcisismo sanitario, ultimo grido del narcisismo; grido di dolore e d’angoscia per l’ego in pericolo.

E dai, su, non possiamo vivere così per così lungo tempo. E non possiamo, grazie allo show h24 dei virologi-star e delle truppe televisive di complemento, accettare senza colpo ferire questa colonizzazione dell’immaginario e del lessico quotidiano. Alla lunga, la colonizzazione delle menti si fa coglionizzazione delle genti, istupidite da un solo tema e ridotte al bio-meccanismo paura/salute, minaccia/sicurezza. Sembra uno di quei test che si fanno in laboratorio alle cavie, ai topi o altri animali, per misurare i riflessi condizionati, le reazioni agli stimoli, agli aghi e alle sirene. Per l’esperimento sull’umanità si usano pure i colori: il giallo, arancione e rosso nelle zone proibite, il verde del pass, il bianco della salvezza o del camice.

Ammesso pure che tutta la campagna sanitaria sia necessaria e inevitabile, e che tutte le procedure conseguenti lo siano altrettanto, mi chiedo: ma perché dopo diciotto mesi, dico diciotto, non possiamo smantellare o almeno ridimensionare l’indotto, i sistemi aggregati e derivati, l’ammaestramento permanente, la mobilitazione etico-liturgica, ideologico-sanitaria, l’enfasi mediatico-culturale, la narrazione globale incessante?

La monotonia uccide più di ogni altra cosa, la riduzione dell’uomo a una sola dimensione, lo diceva Herbert Marcuse, è la peggiore alienazione e schiavitù. Di una persona non si dicono più le qualità e i difetti, la professione e le passioni, le amicizie e gli amori; ma si giudica solo se è vaccinato o no, se sostiene o boicotta le inoculazioni, se ha il green pass o lo ha comprato al mercato nero, se è credente, ateo o agnostico del vaccino. O in subordine, se ammette o no la dose ai ragazzi e ai bambini, ritenendo per opposte ragioni che sia un Erode se vuole vaccinare anche i minori o se vuole sottrarli al battesimo sierologico. Pure la filosofia ormai si pronuncia e si divide solo in merito alla questione sanitaria e sposta su quel terreno la libertà e la democrazia, la ragione e l’etica, la fede o la scepsi. Da tempo tento invano di scrivere d’altro e se talvolta torno sul Tema, come oggi, mi assumo la quota di colpa.

Parliamo d’altro, per favore, facciamo altro, magari mentre osserviamo le regole sanitarie, vaccino incluso. Ma risparmiamoci di dividerci e intrattenerci sempre e solo sul “bucato” personale e universale. Tu dai il braccio per il vaccino e si prendono tutto il corpo, testa inclusa. Siamo in overdose da letteratura, psicologia e sociologia da contagio. Vorremmo tanto che negli organi d’informazione la pagina sanitaria tornasse ad essere una dentro il giornale e non il giornale intero dentro la sanità, allestito come un ospedale da campo. Ci sono giornali-ambulanza, le loro pagine sono corsie, si vendono non in copie ma in flaconi…

E poi, visto che da così tanto tempo ne parliamo senza venirne a capo e intravedere uno sbocco, non sarebbe il caso del silenzio stampa, o perlomeno la sordina, come si fa durante le trattative coi rapitori per i sequestri di persona? Così magari gli addetti ai lavori hanno meno distrazioni e lavorano meglio, indisturbati; la gente si cura senza tante chiacchiere, moine e manie; il virus stesso non si monta la testa, stando sempre in vetrina da protagonista. E il mondo riprende a vivere, a pensare, a pregare, a sognare, a gioire, a patire e a morire d’altro. Fatti non fummo per viver come buchi…

MV, (29 luglio 2021)

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Dieci domande a proposito del Covid. Ma avremo mai le risposte vere?

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Con la bella stagione l’Italia sta finalmente ritrovando un po’ di vita, di libertà e di fiducia. Ma restano irrisolti molti dubbi sulla pandemia che ci trasciniamo da mesi e che rischiamo di ritrovarci in futuro. Senza mettere in discussione le vaccinazioni, ci sono almeno dieci domande senza una risposta compiuta.

1. Come è nato e da dove è partito il covid?

Si fa sempre più strada la tesi che il covid non sia un errore della natura ma un errore di laboratorio; e non è fugato il sospetto che non sia un errore involontario. Dalla pandemia che ha patito in anticipo sugli altri e fronteggiandola coi mezzi efficaci di un regime totalitario e militarizzato, la Cina esce rafforzata, leader mondiale non solo nel commercio. E resta un mistero che le varianti siano identificate per nazione – variante inglese, indiana, brasiliana – mentre il virus originario non sia definito cinese.

2. Oltre il racconto dei media quali sono stati in realtà i paesi più colpiti?

Se usiamo tre parametri, ovvero il numero di vittime in rapporto alla popolazione, il rapporto tra ricoverati e deceduti e la durata dell’emergenza pandemia, dobbiamo tristemente concludere che l’Italia è tra i paesi al mondo più colpiti e più a lungo, mentre i media puntavano su Inghilterra e Stati Uniti al tempo di Trump, poi su India e Brasile. Ci evidenziano, per esempio, il numero di contagi in India ma considerando che la popolazione è 22 volte superiore all’Italia, avere – poniamo – da noi 100mila malati equivale a più a 2,2 milioni d’ammalati in India.

3. Quanti sono davvero i morti di covid?

Manca una distinzione almeno fra tre categorie di decessi: a) chi è morto a causa del covid; b) chi è morto col covid come fattore scatenante di altre gravi patologie; c) chi era già in condizioni terminali o in assoluta fragilità, e il covid è sopraggiunto al più come colpo di grazia. Più ardua e penosa sarebbe invece la domanda su quanto abbiano inciso gli errori, i ritardi, i piani e i protocolli sbagliati, le mancate cure a domicilio, tempestive ed efficaci.

4. Era proprio necessario il regime di restrizioni, i lockdown e le chiusure?

Paragonando i dati dei paesi con norme più restrittive e più a lungo vigenti e altri con norme minime e più transitorie, non c’è conferma che le restrizioni siano state più efficaci, anzi. In più si è testato un regime di sorveglianza che non ha precedenti in democrazia, con la sospensione delle libertà più elementari, dei diritti primari. Una prova generale e inquietante per eventuali dispotismi futuri.

5. Quante vittime stanno mietendo i vaccini?

Non disponiamo di studi e statistiche attendibili, conosciamo solo casi e denunce episodiche. Probabilmente sono sottostimati i dati; funziona a rovescio il meccanismo applicato per il covid: chi è deceduto dopo il vaccino per una complicanza, si attribuisce solo a quella la causa della morte, non al vaccino. Qui non vale la regola post hoc propter hoc usata per le vittime di covid.

6. Come stanno funzionando i vaccini, i contagi calano solo per questo?

Se paragoniamo i dati di ora a quelli del giugno scorso ci accorgiamo che anche l’anno scorso, senza vaccino, ci fu lo stesso drastico calo. E quindi si vorrebbe capire quanto incidano realmente i vaccini e quanto concorra il clima stagionale. Resta poi indeterminata l’incidenza e la durata d’efficacia dei vaccini, se il vaccinato può essere ancora contagioso, se il vaccino stesso innesca varianti. Non sarebbe poi necessario dopo il vaccino prescrivere il test seriologico per sapere come stiamo con gli anticorpi?

7. La gente si è davvero convertita in massa alla necessità dei vaccini?

In realtà si è rassegnata in massa a vaccinarsi, per istinto di gregge, pur diffidandone e pur sapendo di fare da cavia nel buio. Si vaccina per stanchezza, per conformarsi a un obbligo socio-sanitario, per timore di sanzioni, per levarsi quanto prima la mascherina, per disporre del passaporto, circolare liberamente e tornare alla vita normale. Pur vaccinandosi sono molti gli scettici, convinti che non serva o produca danni, soprattutto nel tempo e non ci copra da ulteriori varianti. E che saremo costretti a rifare ancora.

8. È davvero necessario vaccinare in massa anche in giovane età?

I giovani hanno un rischio molto basso di contagi e ancora più basso di un’infezione in forma pericolosa. Si usa il generico alibi che sono veicoli di contagio in famiglia e si usa il loro desiderio di avere un pass per sentirsi di nuovo liberi. Non si conoscono poi gli effetti nel lungo tempo di vaccini mai testati che potranno avere sulla loro salute, fertilità, genetica.

9. A che punto sono le cure per debellare o rendere innocuo il covid?

Proiettando tutta la profilassi e le aspettative sul vaccino, si sta trascurando la via di curare il covid con cure appropriate e tempestive, abbassando al minimo i rischi di ricoveri, complicanze e letalità. Eppure ci sono ormai medicinali e terapie che potrebbero abbattere il pericolo e mutare le strategie sanitarie.

10. Al di là del virus e delle vittime, quale effetto globale ha prodotto il covid?

Innanzitutto, più isolamento, più dipendenza e più sorveglianza; quindi una ripresa di potere dello Stato non solo sulla salute ma anche sul lavoro, il controllo e l’economia; poi di fatto ha penalizzato i governi outsider e rafforzato il modello cinese. Ha ingigantito la dipendenza dal circuito info-mediatico-sanitario e l’insicurezza. E non sappiamo ancora quante sono, e a che livello, le vittime dell’isolamento indotto dal covid, in termini di depressioni, suicidi, vite peggiorate, rapporti deteriorati e cure mancate per altre malattie gravi.

Le domande qui sollevate, circolano sparse da tempo, aprono dubbi e possibili risposte o interpretazioni. Dal covid siamo usciti più vulnerabili e più esposti ai rischi di altre pandemie; spontanee, indotte o manipolate. Ed è cresciuta l’incertezza, come dimostrano queste domande che non hanno avuto risposta.

MV, La Verità 12 giugno 2021