… e all’improvviso capisco che per vivere, per sopravvivere, per tenere bada a tutte le incombenze quotidiane, per non soccombere alle paure, alle aspettative, per non demoralizzarsi a causa di insuccessi o imprevisti, per armarsi contro tutte le delusioni che ancora arriveranno, pronte a spezzare la corazza che credevamo di esserci costruiti come vecchie tartarughe che si portano la casa addosso, l’essenziale, l’indispensabile… è fare pace con se stessi. Guardarsi e dirsi: io mi perdono per ogni volta che ci ho creduto, per i miei fallimenti, per le mie visioni troppo grandi sulla vita. Fare pace, e addormentarsi dicendo: io ce l’ho messa tutta.
Le sue dita scorrono veloci e delicate. Sorride, cogliendo la sorpresa e l’emozione di chi lo sta ascoltando. Ci è abituato perché non è un musicista qualsiasi: non suona tasti, corde o archi bensì… bicchieri. Robert Tiso, nato in Gran Bretagna nel 1968 e vissuto per anni in Italia, dopo aver a lungo viaggiato per lavoro è ritornato nel Belpaese agli inizi del 2000 stabilendosi nel Padovano. Con una passione cui non sa più sottrarsi: suonare il cristallofono, un antico strumento musicale formato da più bicchieri di cristallo con una cassa lignea di risonanza da lui stesso costruita. Sono pochi a saperlo fare con la sua maestria. Anche perché l’arte, serbata nel segreto, è stata tramandata da pochi a pochi nel corso dei secoli e Robert l’ha appresa studiando, provando, parlando con chi era disposto a raccontargli qualcosa. Oggi ne ha fatta la sua professione, proponendo a pubblici e privati la sua arte.
Ma cos’è il cristallofono? Quanti di noi da bambini o semplicemente nel lavare bicchieri dopo una cena con amici hanno sperimentato di quale suono splendido sia capace il cristallo: basta un dito umido fatto scorrere leggero in modo circolare sull’orlo del bicchiere per creare un tono sonoro etereo. Bicchieri di diverse misure e spessore producono poi suoni e toni differenti, regolabili aggiungendo per esempio dell’acqua, fino a ottenere le più svariate e famose melodie.
L’arte di suonare il vetro, già nota in Persia nell’XI sec. dove venivano suonati a percussione alcuni strumenti di vetro perfettamente accordati, giunse in Europa forse nel XV sec. con successivi perfezionamenti nel XVIII. Nel 1761, lo statista ed inventore americano Benjamin Franklin vide suonare in Inghilterra alcuni bicchieri d’acqua e decise di inventare l’armonica di vetro, strumento più complesso.
Oggi alcuni hanno ripreso a esplorare le possibilità musicali del vetro perché il suo suono fa bene alla salute. Ha un alto potere rilassante e attiva la fantasia: “Le musiche più adatte sono certo quelle del repertorio classico, come ‘Per Elisa’ di Beethoven, oppure Mozart, Tschiakowsky ma anche musiche moderne come la colonna sonora de ‘Il padrino’, la canzone ‘Yesterday’ o l’inno nazionale inglese. I suoni che ne derivano sono dolci, benefici come chi fa musicoterapia sa bene”.