Zedders, ovvero generazione Z.

“Cringe”, “boomer”, “snitchare”, “crush”, “shippare”, “trigger”: probabilmente questi termini a molti adulti diranno ben poco. Oppure, se hanno contatti con adolescenti o giovanissimi, li avranno sentiti dire di sfuggita, senza comprenderne il significato. Eppure si tratta di parole, insieme a molti altri neologismi, da tenere bene a mente se si vuole “tradurre” una generazione intera. Perché, ormai, sono in pianta stabile nel linguaggio di milioni di ragazze e ragazzi: sono i pilastri del vocabolario della GenZ. Ben 6 “zedders” su 10, infatti, dicono di usarli quotidianamente: oltre un terzo (36%) lo fa molto spesso, circa un quarto (23%) addirittura sempre. È quanto mostra una ricerca condotta da Skuola.net – interpellando 2.500 giovani tra gli 11 e i 25 anni – in occasione della X #GiornataProGrammatica 2022.
Ma c’è di più. La Generazione Z si identifica nel proprio gergo a tal punto che, tra chi è avvezzo a mixare italiano e slang, circa 2 su 3 ammettono di usare le “nuove parole” non solo quando si trovano con i propri coetanei ma anche nelle situazioni più formali, ad esempio a scuola con i docenti, o al cospetto dei genitori. . Solo una minoranza lo usa in modo mirato: il 13% per sentirsi “parte del gruppo”, il 7% per non farsi capire dai grandi, il 5% per farsi notare.
A questo punto, però, per chiudere il cerchio è necessario tornare, a mo’ di esempio, sulle parole citate all’inizio, per dare a tutti almeno un’infarinatura per decifrarle la prossima volta che le sentiranno pronunciare o le leggeranno su qualche social. “Cringe”, ad esempio, oltre ad essere il termine che la GenZ elegge a espressione di riferimento è anche il modo con cui i più giovani bollano i comportamenti considerati “imbarazzanti”, specie se i protagonisti sono adulti che tentano di avvicinarsi al loro mondo. C’è poco da sorridere anche quando qualcuno viene definito “Boomer”: praticamente gli è appena stato notificato che ha fatto o detto qualcosa da appartenente alla generazione dei “baby boomer”, ovvero “da vecchio”. Ancora più imperdonabile sarebbe “Snitchare” (dall’inglese “to snitch, fare la spia”) che i ragazzi usano quando accusano qualcuno di aver “spifferato” all’autorità (in questo caso un professore, un genitore, ecc.) cose che dovevano restare segrete.

Molto più complesso arrivare al significato di “Shippare”: si tratta di una abbreviazione e derivazione della parola inglese “relationship”, interpretata però nel senso di “vedere bene assieme due persone”, “immaginare che possano avere una relazione”, “attribuire un partner”. Dal tenore simile è Il termine “Crush”: sebbene la sua traduzione fedele sia “schiacciare, stritolare, frantumare”, ha una connotazione molto più romantica, definendo chi ha la famosa “cotta” adolescenziale. “Trigger”, invece, segnala un qualcosa (un gesto o un’affermazione) in grado di “infastidire”, “disturbare”. E poi ci sono “Slay” (mutuato dallo slang d’oltreoceano, che letteralmente significa “uccidere” ma che per la GenZ è un complimento e vuol dire “Bravo, hai fatto un buon lavoro!”), “Bro” (diminutivo di “brother, fratello”, usato per dire “amico stretto”), “Amo” (contrazione di “amore”, utilizzato però soprattutto dalle ragazze con le migliori amiche). Giusto per limitarci alle basi della conversazione.

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