L’estasi di Santa Teresa d’Avila, opera di Gianlorenzo Bernini…

 

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Ci sono opere d’arte nascoste alla vista delle persone perché ritenute scandalose o altre perché la loro interpretazione potrebbe minare il concetto di sacralità; questi , che sono valori fittizi della nostra società.

Prendiamo a modello una delle più belle e discusse opere di   Gianlorenzo Bernini: L’Estasi di Santa Teresa all’interno della cappella Corsaro, nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. La Scena rappresenta Santa Teresa d’Avila in estasi mistica, nell’atto cioè di essere sopraffatta dalla visione soprannaturale di Dio.

“L’anima mia si riempiva tutta d’una gran luce – scriveva al riguardo Teresa – mentre un angelo sorridente mi feriva con pungente strale d’amore”.

Il Bernini scolpisce la santa immaginandola semidistesa su una coltre di nuvole, mentre un angelo sorridente, in realtà più simile al cupido della mitologia classica che a un’entità spirituale cristiana, sta per trafiggerle simbolicamente il cuore con una freccia . Qual’era dunque il vero intendimento del Bernini? Come era suo solito , l’artista esprime la volontà di strabiliare il pubblico con un chiaro intendimento di doppio significato. La collocazione e gli atteggiamenti dei personaggi sono estremamente enfatizzati, come se si trattasse di attori su un palcoscenico. Questo aspetto del resto è sottolineato dalla presenza, ai lati della cappella, di due finti balconi dai quali, come da un palco teatrale, le statue raffiguranti vari membri della famiglia Corsaro, committente dell’opera, assistono all’estasi si Santa Teresa.
Il confine tra realtà e finzione si fa dunque sempre più incerto, e come nel teatro la vita diventa sogno, nell’arte barocca il marmo può farsi addirittura carne. Sotto il magistrale scalpello del Bernini, infatti, l’estasi della santa assume le forme di un abbandono sottilmente sensuale, sottolineato tra l’altro dall’intensa espressione del volto, con il capo abbandonato all’indietro, e dallo scomposto agitarsi delle vesti. Lo scultore, dunque, trasferisce in una dimensione quasi del tutto terrena ricordando le toccanti parole di Santa Teresa: “ Dio fa scaturire il latte delle celesti consolazioni, che infonde nuova vita, non soltanto nelle potenze dell’anima, ma anche nei sensi del corpo” ed è proprio al corpo che l’artista dedica la massima attenzione, indagandone le emozioni e sottolineandone la sensualità. In questo modo egli abbandona definitivamente la compostezza classicheggiante della scultura rinascimentale per dedicarsi al libero gioco delle forme al fine di strabiliare e di coinvolgere emotivamente gli spettatori nel gran teatro della scultura barocca.

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Gianlorenzo Bernini (Napoli 1598 – Roma 1680) architetto e scultore italiano fu un dei più originali, versatili e prolifici maestri del BAROCCO italiano.
Figlio dello scultore fiorentino Pietro Bernini, la sua famiglia si trasferì a Roma nel 1605.
Se si eccettua un suo viaggio a Parigi nel 1665, Gianlorenzo Bernini lavorò a Roma come architetto, scultore e pittore per tutta la sua vita.
Il colonnato di piazza San Pietro a Roma, è una delle più geniali invenzioni prospettiche dello stesso e dell’architettura del seicento.