Lo snowfarming, per lo sci di oggi e di domani-

Ai tempi della mia giovinezza le domeniche di fine Novembre erano le prime che trascorrevamo in montagna a sciare, o forse più per valutare lo stato dell’innevamento in vista della Stagione, che ufficialmente si apriva con la festa dell ‘Immacolata, che spesso, quando capitava infra settimana era il primo ponte invernale ,sempre trascorso sulla neve, in Italia o all’estero. Ora le nostre Alpi sono innevate, ma soltanto oltre i 2000 metri, la neve non è altro che spruzzate, pochissimi centimetri, che il sole del giorno fa sparire in poco tempo. Ma c’è un paesino, Riale, in val Formazza in Piemonte dove , grazie all’intuito e all’amore per la propria terra, Gianluca Barp, permetterà ai suoi molti amici fondisti di poter iniziare ad allenarsi o semplicemente divertirsi su un circuito iniziale di 3 Km di pista. Tutto questo avviene, grazie a una tecnica, chiamata Snowfarming, che l’imprenditore , fin dal 2019 sperimenta in Italia. Iniziò custodendo inizialmente la neve invernale fino alla stagione successiva, con 2500 mc per arrivare oggi ad averne disponibili 8000mc. In questi giorni si sta preparando la pista con un lavoro preciso e meticoloso. La pista viene allestita in un’area, che vede il sole per poco tempo nella giornata; la neve viene prelevata da camion, che la trasportano sulla pista livellandola grossolanamente, visto che il lavoro di battitura viene fatto subito dopo dai gatti della neve. Ma come si è conservata tutta questa neve? Ammucchiata in una montagna e tenuta coperta per tutto il tempo da tecnologici teli geotermici con fibre di alluminio, intervallati da strati isolanti di ovatta grazie al supporto tecnico di Snow Makers, un’azienda specializzata svizzera .I teli sono poi stati legati uno all’altro con un sistema di velcri e cuciture a filo. Questi speciali materiali di copertura garantiscono il doppio beneficio di proteggere termicamente la massa sottostante e, grazie all’azione riflettente, di non far penetrare i raggi UVA.

sci di fondo

Un metodo fantastico, che permetterà, anche col cambiamento climatico, a chi vorrà, di continuare a vivere di sport invernali su queste bellissime montagne, che diversamente verrebbero abbandonate con danni enormi oltre che all’economia, a tutto l’ambiente montano; e ormai sappiamo tutti quanti danni facciano le nuove bombe d’acqua su questi territori, quando non trovano cosa fermi l’acqua verso la pianura. Oggi il paesaggio è strano, pare una pista giocattolo sistemata in mezzo a tanto verde, manca l’impatto paesaggistico al quale si era abituati, ma rimane la possibilità di praticare ancora sport, che diventerebbero impossibili . Forse impossibile e quindi per pochi diventerà il loro costo, poichè se il clima continuerà a scaldarsi, anche la neve diventerà un meraviglioso ricordo. La cosa che mi impressiona è riflettere su come il mondo sia arrivato a noi fino al diciannovesimo secolo , miliardi di anni, quasi intatto e che in meno di cento anni, gli uomini civilmente, culturalmente, tecnologicamente più avanti di sempre siano riusciti a distruggere tutto ,lasciando un mondo al limite della sopravvivenza e l’onere ai posteri di conservare quel poco che rimane.

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