Con una ricerca tutta italiana si salveranno i coralli..

 

Lo sbiancamento dei coralli è un fenomeno che, nei casi estremi, determina la morte di questi organismi, con conseguenze devastanti per le barriere coralline, ecosistemi fondamentali per l’economia globale, la protezione delle coste dai disastri naturali e la biodiversità marina. Per contrastare questo fenomeno ,presso l ‘istituto tecnologico università Bicocca Milano sono stati condotti degli studi, che hanno evidenziato l’efficacia della Curcumina, estratta dalla curcuma, come preventivo per questo grave degrado dei coralli ,contemporaneamente allo studio di un materiale biodegradabile utile per la somministrazione.

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sbincamento coralli

https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/ragazzi/news/2023/07/24/dalla-curcuma-unarma-per-salvare-i-coralli-_db76576c-6738-4542-b7d3-361ad6d3cd8c.html

 

In Siberia la volpe è domestica- Prossimamente farà compagnia a chi lo vorrà-

Scegliendo gli esemplari più docili per poi farli accoppiare, settant’anni fa un genetista russo ottenne, in poche generazioni, una specie simile al cane. La sua incredibile storia ora in un libro.

Il nome del genetista russo Dmitrij Beljaev è rimasto a lungo escluso dalle cronache scientifiche. Eppure la sua vicenda è incredibile: inizia in Unione Sovietica quando Stalin dichiara la genetica “sovversiva” e chiunque osi occuparsene rischia la vita. Beljaev, però, era particolarmente ostinato. E, soprattutto, ossessionato da uno dei misteri dell’evoluzione: come ha fatto un predatore feroce come il lupo a trasformarsi in un animale da compagnia come il cane? Per scoprirlo, congegnò un esperimento al limite tra scienza e fantascienza: prendere un parente genetico del lupo, la volpe, e provare a riprodurre empiricamente il processo di domesticazione. In sostanza, questo scienziato visionario pensava di poter replicare in pochi decenni un fenomeno a cui erano occorsi centinaia di migliaia di anni.

La prova che non fosse pazzo si trova a Lesnoj, in Siberia, dove ancora oggi vive l’unica popolazione al mondo di volpi domestiche. Beljaev è morto nel 1985 con il rimpianto di non aver condiviso con il mondo la sua impresa: adesso ci hanno pensato Ljudmila Trut, la sua assistente, e Lee Alan Dugatkin, biologo e storico della scienza, in Come addomesticare una volpe (Adelphi), il primo libro che racconta questa storia per intero. Partendo da una premessa scientifica: tutte le specie domestiche hanno delle caratteristiche comuni, tra cui, oltre a una spiccata socialità, un cervello più piccolo e periodi riproduttivi più lunghi rispetto ai cugini selvatici, macchie sul corpo e sul muso e, in molte specie, orecchie flosce e coda arricciata. Ma in che modo la domesticazione ha indotto tutti questi cambiament

Il pretesto della pelliccia
Beljaev era convinto che fosse sufficiente selezionare un solo tratto – la docilità – per provocare una reazione a catena nella biologia delle specie. L’esperimento segreto ebbe inizio in un allevamento di volpi da pelliccia in Estonia, lontano delle autorità centrali sovietiche. Ai collaboratori, Beljaev diede poche istruzioni: a ogni ciclo riproduttivo avrebbero dovuto scegliere le volpi meno aggressive e farle accoppiare tra loro. In caso di domande, dovevano dire che l’esperimento serviva a migliorare la qualità delle pellicce. Dopo otto stagioni riproduttive, una dozzina di volpi scelte fra le più mansuete furono inviate a Lesnoj, in Siberia, per avviare un nuovo allevamento: le volpi erano appena più tranquille delle progenitrici della prima generazione. Per sovrintendere all’esperimento, Beljaev scelse una giovane etologa appena laureata all’Università di Mosca, Ljudmila Trut. “Ljudmila non aveva alcuna esperienza di volpi” racconta Lee Alan Dugatkin, “e quando si trovò davanti a quei “draghi sputafuoco”, come li chiamava lei, che ringhiavano e le si lanciavano contro, dubitò fortemente che si potessero addomesticare”.
Era il 1959. Eppure, una mattina del 1963, Trut si stava avvicinando a una delle cucciolate quando vide che uno dei volpacchiotti stava agitando energicamente la coda. Le volpi avevano iniziato a scodinzolare: un comportamento mai osservato in un animale diverso dal cane. Alla settima generazione, molte leccavano le mani degli sperimentatori e li salutavano con lo struggimento tipico dei cani, fatto di sguardi e guaiti. Alla decima, in alcuni individui comparvero le orecchie flosce e la stella bianca sulla fronte, tipica di cani, cavalli e mucche. Nel 1974, Ljudmila decise di trasferirsi in una casetta ai margini dell’allevamento per scoprire se uno degli esemplari più affettuosi, Pušinka, era pronta al grande salto: vivere in casa con degli esseri umani. “A eccezione di cani e gatti” dice Dugatkin, “le specie addomesticate non stabiliscono legami stretti con l’uomo. Quello tra uomo e cane è di gran lunga il legame più intenso. Ma perché è così diverso dagli altri? Forse perché si è creato in tempi molto lunghi? O, al contrario, non potrebbe essere emerso rapidamente, come tanti cambiamenti che Ljudmila e Beljaev avevano già osservato nelle volpi?”. Nel giro di qualche mese, il comportamento di Pušinka divenne quello di un cane. Un esempio? Una sera di luglio, mentre Ljudmila sedeva su una panchina davanti casa, si udirono dei passi; un attimo dopo sentì qualcosa che la lasciò senza fiato: Pušinka stava abbaiando. In più, rispetto alle volpi selvatiche, quelle di Lesnoj hanno bassissimi livelli di cortisolo, un ormone che regola l’aggressività e interviene sullo sviluppo di vari tratti fisici, come le orecchie pendule.

Atteggiamenti infantili
“L’ipotesi di Beljaev è che la domesticazione sia stata una “selezione per docilità”, con risultati simili agli effetti della selezione artificiale operata con le volpi: individui con livelli di cortisolo più bassi, e atteggiamenti più spensierati e meno aggressivi”. In una parola, infantili. Persino la capacità tipica dei cani di leggere le intenzioni umane, riscontrata anche in queste volpi, potrebbe dipendere da un tratto infantile: la grande attenzione che i cuccioli prestano alla madre.

Il mondo ha scoperto l’allevamento di Beljaev nel 1999, quando Ljudmila, senza più fondi per mandarlo avanti, pubblicò un appello su American Scientist, una delle riviste scientifiche più importanti degli Stati Uniti. A quel punto cominciarono ad arrivare donazioni da ogni parte del mondo. Ma anche scienziati. E le volpi di Beljaev sono state riconosciute dalla comunità scientifica internazionale come la prima e unica specie di volpe domestica.

Sul Venerdì del 13 maggio 2022_Giulia  Villoresi

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