I cambiamenti climatici. Chi li vuole, quanto ne ha colpa l’uomo comune? Cosa c’è dietro, chi ci guadagna, e perchè?

 

photographie aérienne de rizières en terrasses

 

Questo  è un servizio del Tg2 , andato in onda nel 2014, e  potrebbe chiarirvi le idee, aiutarvi a capire cosa sta succedendo e se è proprio il caso di credere ciecamente al terrorismo meteorologico-Ascoltate bene la data prevista per questi esperimenti e fatevi qualche domanda

 

Come usava un tempo: nel trigesimo della scomparsa un pagellino di Berlusconi.

 

Ai miei tempi, come dicevano i vecchi di una volta, nel giorno del trigesimo si distribuivano nella messa in suffragio del defunto morto trenta giorni prima, le pagelline, che alcuni chiamavano vezzosamente luttini. Riportavano simboli e figure religiose in copertina, poi all’interno si aprivano con l’immagine del defunto e nella pagina accanto un breve, affettuoso ricordo. Infine una preghiera nell’ultima facciata. Domani è il trigesimo di Silvio Berlusconi e non riesco a immaginare una pagellina su di lui; al più un video-book, con voce, battuta e risata preventiva. Anche da morto organizzerebbe tutto lui.

A trenta giorni dalla sua morte, dopo l’ultima curiosità del testamento e la rassegna dei beneficiati, scende il velo dell’oblio. Certo, difficile dimenticare chi ha lasciato eredità così imponenti, imperi editoriali, forze politiche e sparsi lasciti in vari ambiti, con una famiglia numerosa che farà ancora risuonare il nome di Berlusconi. Però la pagellina che vorremmo fare noi, è sull’impronta che Berlusconi ha lasciato non dirò sulla storia d’Italia ma nelle cose che ha fatto. Del personaggio ha fatto una commedia pimpante Pietrangelo Buttafuoco, che ha cantato e decantato la sua vita scrivendone, come lui dice, il panegirico. Azzeccato il titolo, Beato lui (ed.Longanesi). Ma a me poi viene la domanda seguente che esula dalla “cicalata” di Buttafuoco: beato lui, ma beati pure noi ad averlo avuto alla guida dell’Italia? Non mi riferisco agli eredi, ai beneficiati, ai tanti che devono dir grazie a Berlusconi; perché lui, a differenza di altri grandi magnati, ha elargito beni in lungo e in largo, a volte anche in modo esagerato e improprio. Non credo si possa dire altrettanto dei grandi “padroni” trapassati (non dirò passati a miglior vita perché non so dove siano finiti e non è facile aver miglior vita dopo aver fatto i nababbi in terra). Però, la domanda non è riferita a coloro che ebbero la ventura di lavorare, divertirsi, intrattenersi, col favoloso Cavaliere. Ma agli italiani.

Se penso al suo ruolo politico e soprattutto di uomo di stato, dovrò deludere tanto i nemici di Berlusconi che i suoi devoti: Berlusconi non ha lasciato grandi segni, memorabili riforme, svolte radicali, cambiamenti istituzionali e sociali, grandi opere; né in termini di grandezza, come lui invece vantava, né in termini di rovina, come invece accusavano i suoi nemici, che vedevano profilarsi con lui un regime autocratico. Qualche benemerenza, qualche errore, e poco altro. Non passa alla storia Berlusconi come statista, mentre il personaggio Berlusconi è stato sicuramente il più grande della sua epoca, e senza alzatacchi. Nei momenti decisivi o tempestosi, Berlusconi non ha pensato alla storia (e molti diranno menomale) né ha pensato da statista; ha pensato al suo Ego, alle sue aziende, al suo patrimonio, alle sue residenze, alla sua sopravvivenza politica e giudiziaria. Certo, se il termine di paragone sono gli altri politici, antagonisti e alleati, non c’è partita, la coppa del campione la vince lui, senza gara. Ma se giudichiamo la sua impronta politica, beh, allora no. Anche dove ha avuto buone intuizioni, per esempio in politica estera, non è riuscito a portarle avanti, è stato avversato e castigato.

Sul piano poi delle idee, dei valori, dell’egemonia culturale non ha nemmeno ingaggiato la battaglia; ha seguito un po’ la linea della vecchia Dc, lui occupandosi al più di intrattenimento televisivo ma abbandonando il campo alla sinistra sul piano culturale. Anche nel suo ruolo di principale editore italiano; onore al suo spirito liberale ma nessuna visione culturale è stata opposta. A parte l’anticomunismo e la difesa delle libertà soprattutto economiche; per molti, magari, basta già questo. Ma se parliamo di visione, di idee, di cultura politica e civile, nessuna traccia.

Qui entra in gioco il ruolo che ha avuto a livello televisivo il cosiddetto berlusconismo, definita “egemonia sottoculturale” (Massimo Panarari). Cosa è stato il modello berlusconiano? Da una parte divertimento, ricreazione, consumi, quiz, film, pubblicità a più non posso, drive in, grasse risate e belle gnocche, una specie di americanizzazione, prodotta da un imprenditore che pure in politica veniva definito Arcitaliano. Dall’altra programmi tv, a partire da quelli di Maurizio Costanzo e di Maria De Filippi, format importati, tipo Grande Fratello o Isola dei famosi, che contribuivano a far nascere un’Italia agli antipodi dello storytelling politico del centro-destra (family day, mondo cattolico, italianità, radici locali, valori tradizionali). Un po’ diversi nelle sue reti, furono i programmi d’informazione, con voci dissonanti. Ma ora, alla morte del Cavaliere, si annuncia un largo riciclaggio della sinistra Rai in Mediaset, a suon di soldi.

La sua tv ha contribuito non poco al volto e all’anima dell’Italia presente. Il berlusconismo come fenomeno televisivo è stato un po’ la smentita di Berlusconi leader del centro-destra. Mancava anche in questo caso l’anello di congiunzione: l’elaborazione di un progetto, una visione culturale. Prevaleva invece una visione commerciale: l’importante è vendere, allargare il target, sia dei consumatori che degli utenti televisivi e degli elettori. Va’ dove ti porta il cliente. Allegria. Niente passato o futuro, solo presente.

La prevalenza commerciale ed egocentrica del berlusconismo oscurò la possibilità di diventare fenomeno storico, con un’incidenza politica e culturale. Fu fenomeno di costume, in certi casi di malcostume. Fu la rivincita degli anni ottanta sugli anni settanta, gli anni del privato, delle tv commerciali e dell’edonismo godereccio sugli anni di piombo, del collettivismo e delle cupe ideologie. Poi venne l’era dello smartphone e dei social e anche la neoItalia delle tv berlusconiane fu un po’ superata.

Silvio Berlusconi ebbe vita beata e tormentata, piena di ricchezze, nemici e agguati; voleva piacere, ricevette odio. Fine della pagellina di Silvio Buonanima, professione seduttore, in politica, commercio e vita privata.

 MV

E’ nell’incertezza l’habitat naturale della vita dell’uomo…

La nostra vita è un’opera d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare.

Dobbiamo tentare l’impossibile. E possiamo solo sperare – senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe – di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza della sfida. L’incertezza è l’habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore delle attività umane.

Sfuggire all’incertezza è un ingrediente fondamentale, o almeno il tacito presupposto, di qualsiasi immagine composita della felicità. È per questo che una felicità «autentica, adeguata e totale» sembra rimanere costantemente a una certa distanza da noi: come un orizzonte che, come tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarci a esso.

Zygmunt Bauman, da “L’arte della vita” .

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Le cose belle…

 

Hai tante cose dentro di te e la più nobile di tutte, il senso della felicità. 

Ma non aspettarti la vita da un uomo.

Per questo tante donne s’ingannano.

Aspettala da te stessa.

Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità.

Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.

Come rimedio alla vita di società suggerirei la grande città.

Ai giorni nostri, è l’unico deserto alla portata dei nostri mezzi.

Non conosco che un solo dovere: quello di amare.

Nel bel mezzo dell’inverno ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.

 Albert Camus

 

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