L’empatia è la rottura della prigione dell’io, rottura che non avviene cognitivamente bensì emotivamente. All’origine di tale rottura non c’è una conoscenza oggettiva, ma una partecipazione emotiva e sentimentale al patire e al gioire degli altri; è solo il pathos condiviso e consapevole che ci connette in quel modo immediato e reale che ci tocca il cuore.
Il cuore è l’organo dell’etica, ma il grande problema è che oggi non c’è nessuna educazione del cuore. Oggi si educa solo la mente cognitiva, il che è certamente doveroso, ma non è sufficiente; anzi, un’educazione solo cognitiva può essere persino pericolosa perché, come diceva Tagore, “un cervello tutto logica è un coltello tutto lama. Fa sanguinare la mano che l’adopera”. A chi è affidata oggi l’educazione del cuore? Credo a nessuno. Senza educazione del cuore, però, o si cade nel cinismo e nell’indifferenza e nella conseguente assenza di etica, oppure si fa del bene senza saperlo motivare subendo così le accuse sarcastiche di buonismo.
È l’educazione del cuore, unita a quella della mente, a generare il modo complessivo di essere e di stare al mondo di un essere umano all’altezza dell’ideale della humanitas.
Vito Mancuso



