NUOVA LEGGE SULLO STUPRO IN SVEZIA

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Quando c’è volontà politica e piena consapevolezza dell’argomento di cui si discute, c’è sempre la possibilità di trovare norme e regole per affrontare problemi gravi come lo stupro. Innanzi tutto e solo per far chiarezza, fissiamo un punto fondamentale. Molte iniziative, dopo le tante accuse sollevate dappertutto contro persone note del mondo del cinema, dello spettacolo e della cultura, sono nate e partite a testa bassa per battere questa sorta di violenza contro donne colte in momenti delicati e particolari della loro carriera. Tra i tanti movimenti nati immediatamente dopo le prime denunce, poi moltiplicatesi con nuove segnalazioni, il “#metoo” è il più attivo, il più coriaceo e il più concreto: oggi presente in tantissime nazioni, si batte ovunque per leggi più giuste e mirate contro lo stupro. Dopo qualche anno di battaglie molto dure, in Svezia raccoglie oggi, il primo confortante risultato: passa la nuova legge sullo stupro, in sintesi, passa la regola basilare: “Il sesso, se non è condiviso e volontario, è fuori legge”.  Un momento memorabile visto che sostituisce la vecchia legge che lasciava ampi spiragli compiacenti alla violenza, giocando sulle parole, sui termini e sugli atti. “Se una persona vuole impegnarsi in attività sessuali con qualcuno che rimane inattivo o dà segnali ambigui, dovrà scoprire se l’altra persona è disponibile. Ovvero, la passività della vittima non sarà più considerata un segno di partecipazione volontaria al rapporto sessuale”. La sottile differenza che connotava la vecchia legge, è data dalla distinzione tra sesso violento e stupro, due reati diversi e quindi perseguibili con pene diverse. Oggi è necessario che vi sia comunque un consenso, verbale e fisico, per non incorrere nelle nuove pene senza girare attorno al problema. La nuova legge è perfezionabile, ma sono contente le femministe che si sono battute con decisione: è un punto di partenza per una nuova rivoluzione culturale  e si allinea alle leggi già in vigore in paesi dell’Europa dove si procede più o meno allo stesso modo. Alcuni sono invece scettici poiché sarebbe difficile stabilire se e come sia avvenuto il consenso durante la violenza subita. Tuttavia, il passo c’è ed è significativo, si spera anche nella determinazione di chi non denuncia gli atti e gli assalti: segnalare, denunciare e fornire dettagli, aiuta ad inchiodare i colpevoli alle loro responsabilità. C’è molto da fare in questo campo, troppe vittime e troppi balordi se la cavano con poco o niente. Quantomeno si spera in tal modo di evitare domande assurde da parte dei giudici fuori da ogni realtà: “Ma lei indossava jeans ben stretti, difficili da togliere?”, oppure: “Ma lei le gambe le teneva ben chiuse e strette?”. Con persone di questo tipo, il lavoro da fare sarà ancora più duro e difficile. Ecco perché non bisogna mollare, ora più che mai!

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RAGAZZI ANZIANI AL LAVORO

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Devo spezzare una lancia e costruire una volvo per questi due pensionati giapponesi di Sendai. Abbiamo problemi in Italia che restano aperti come il lavoro giovanile: ragazzi pronti ad entrare nel mondo del lavoro e aziende italiane che cercano disperatamente mano d’opera, tecnici, operai specializzati e non trovano immediatezza nel riscontro. Perché non si incontrano? Perché non vi sono sbocchi positivi tra chi propone e chi cerca lavoro? I più maligni sostengono che i giovano siano troppo esigenti nella ricerca, sono sempre meno quelli disposti ai sacrifici e non accettano occupazioni che limiterebbero svaghi e cazzeggio. Mentre altri sostengono che le aziende propongono contratti insostenibili con orari e turnazioni che li sfiancherebbero e quindi inaccettabili! Sono portato a credere che chi abbia veramente voglia di lavorare, di impegnarsi, di togliersi dalla dipendenza di mamma e papà, debba essere disponibile e lavorare comunque e nel frattempo, guardarsi sempre intorno: aspettare oziando che il lavoro piova dal cielo, non porta ad alcun risultato. I due giapponesi simpaticissimi che vedete su, hanno avventurosamente capito che starsene con le mani in mano non aiuta nessuno, men che mai chi abbia voglia di fare. Pertanto Bon e Pon, nomi assunti per l’occasione, si sono inventati un modo per lavorare: con alle spalle 37 anni di matrimonio, una vita felice, serena  e voglia di realizzarsi. Fanno i modelli, su Instagram hanno un seguito sbalorditivo che conta su centinaia di migliaia di persone. L’abbigliamento che indossano ha la sua logica: oltre questi esempi, potrete scoprire facilmente quale sia il punto d’unione: il tessuto, il colore e la pezzatura di ciò che indossano. Mi fanno tenerezza, sono carini e con il codazzo dei fedeli che seguono le loro performance, ora passeranno a gestire una loro attività sartoriale creativa, conservando le stesse caratteristiche che ha reso celebre la coppia nel mondo. Raggiungibili attraverso i social, sono molto ricercati nonostante le…tovaglie che spesso condividano e indossino!

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