03.09.2019 ore 22.03 – “Buona sera”… amministratori, siete solo amministratori.

Ultima cenaSì, figliuolo scrivi. Siamo stati separati da un po’ di tempo dalla comunicazione interpersonale, ma non importa, perché ero comunque in comunicazione diretta con te. Mi piace come vuoi servirmi. Eccome vuoi servirmi quando mi dai testimonianza ai fratelli che hanno sete di Me. Ma soprattutto i fratelli sacerdoti da cui esigi rispetto e dai rispetto, rispetto verso la Santa Eucaristia. Ho visto caro la tua sofferenza spirituale verso il sacerdote che all’inizio della Messa esordiva con “buona sera!” ai fedeli presenti, senza tener conto di Me. Tu avresti voluto esordire con “sia lodato Gesù Cristo” per dare risalto alla presenza di Dio, ma vedi come vi sono sacerdoti anche di Istituzioni Religiose che girano per le parrocchie, che celebrano Messa e danno più risalto all’assemblea e poco al loro Dio, meno e tanto meno al rito, che svolgono velocemente, più velocemente, per fare spazio alla loro parola e non alla mia divina. Sofferenza grande è stata la tua, quando il sacerdote ha mandato una donna laica, pur ministra dell’Eucaristia, ma non consacrata, a distribuire la mia persona ai pochi fedeli presenti. Ecco come mi rappresentano i miei ministri. Usano parole altisonanti su di Me, ma solo per dare importanza a se stessi di fronte all’assemblea. Poi nella pratica, nella pastorale vengo messo da parte oppure calpestato, perché quando non vengo rispettato mi sento come calpestato da questi sacerdoti che sono solo amministratori (1) e non padroni del culto divino, come pure della mia Parola, che se non spiegano adeguatamente, non tengono in debito conto nelle loro spiegazioni, io ne terrò conto, uno stretto conto.

Và in pace, per oggi basta così.

Il tuo Gesù

dall’Alto dei Cieli

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Padre nostro – “fa’ che non cadiamo in tentazione”.

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Questa mia riflessione sul passo del Padre nostro «non c’indurre in tentazione» ([1]) è stata bene ponderata e nasce dal amore alla Parola di Dio, e quindi dal amore verso Dio, e alla sua verità. Si parla molto questo periodo e forse si forza la difesa del testo sacro, quando chi l’ha tradotto a suo tempo ha impostato delle regole che non rispettano la bontà e il significato del testo stesso in tutte le sue parti, e che la Santa Chiesa ha adottato. La traduzione che ne da la CEI di questo passo è “non abbandonarci alla tentazione”([2]), in realtà essa non concorda con le parole di Gesù nella notte della Passione durante la quale Gesù affermava: «pregate, per non cadere in tentazione» ([3]). Infatti Gesù non ci chiede di pregarlo perché Lui ci abbandonerebbe alla tentazione, ma ci esorta nel passo di Matteo a chiedere il suo aiuto perché non cadiamo nella tentazione. La traduzione che ne ho ricavato è «fà che non cadiamo in tentazione», la quale si accorda con l’esortazione di Gesù ed è una richiesta di intercessione perché siamo sostenuti nella tentazione. Cari miei Dio non induce in tentazione e io sono fedele al Vangelo e io accordo la Parola di Dio a quanto espresso nel Vangelo in altre parti della Parola sacra e anche con chi ha esaminato accuratamente le scritture sacre e mi dà ragione. Del resto anche il Padre nostro nel passo successivo il testo sacro originario della Parola di Dio, come ci è trasmessa può essere tradotta «ma liberaci dal male» e può essere anche tradotta «ma liberaci dal maligno» (satana) «από τύο πονερου».

L’autore dell’articolo “SENECIO” (Direttore Andrea Piccolo e Lorenzo Fort) che cito (pag.2) spiega il perché «le traduzioni antiche hanno preferito seguire il testo greco parola per parola, una soluzione di comodo che rinuncia a correre rischi e perciò pone il credente di fronte a oscurità e ambiguità che non si riscontrano nel testo originale. La traduzione dal greco del Padre nostro fatta dai Settanta è essenzialmente letterale e quindi si presta, nella traduzione italiana, a molti fraintendimenti». Vedasi per riferimento il testo citato al link:
www.senecio.it/sag/Giolo_padre_nostro.pdf
Ma ritorniamo alla questione sollevata, nella lettera di Giacomo della Sacra Scrittura ([4]) è scritto: «Nessuno, quand’è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”; perché Dio non può essere tentato dal male, ed Egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce». In questo modo comprendiamo che la traduzione ufficiale non rispetta il significato della Sacra Scrittura in altre parti, perché in quanto ispirata da Dio non può avere in sé contradizioni, ma deve essere un tutto coerente.
Perciò «Non c’indurre in tentazione» secondo il testo dell’autore di Senecio (pag.12) «non significa che Dio introduca o faccia entrare l’uomo nella tentazione, come in una trappola che lo prenda, ma che egli possa condurre qualcuno in una situazione critica di tentazione», così come lo Spirito Santo condusse Gesù nel deserto affinché possa essere tentato da Satana ([5]). Perciò non è Dio che tenta, ma permette la tentazione per un fine spirituale più alto. Del resto i grandi santi hanno resistito alle tentazioni, che satana ha provocato nell’uomo.
«Un’altra interpretazione s’appoggia su un semitismo che, nel caso di un verbo causativo, permette di tradurre “fa’ che noi non entriamo in tentazione”» (pag. 13). Di fatto il verbo latino che traduce dal greco dei Settanta scrive «Et ne nos inducas in tentationem dove il termine “indurre” in italiano non ha il significato del verbo latino “inducere” che significa introdurre, come “inducere milites in pugnam”, introdurre (condurre) i soldati in battaglia. La traduzione dovrebbe essere perciò: o Dio, fà in modo che noi non cediamo alla tentazione»(pag. 13).
L’autore conclude (pag. 15) con la traduzione «fà che noi non cadiamo in tentazione», che risulta la più congruente con la richiesta che fa Gesù nella Passione ai suoi discepoli che trova addormentati: «pregate, per non cadere in tentazione» ([6]).

Joshua

Immagine tratta da: commons.wikimedia.org/wiki/File%3aCima_da_…

[1] Mt 6, 13
[2] Mt Ibidem
[3] Mt 26, 41
[4] Gc 1, 13-14
[5] Luca 4, 1
[6] Mt 26, 41


 

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La fine dei tempi e l’orribile sacrilegio

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Così la Madonna parla a Don Gobbi circa questo segno nel messaggio a Rubbio 31 Dicembre 1992.
Dice la Madonna:

«Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. Accogliendo la dottrina protestante si dirà la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena e così verrà soppressa la celebrazione della santa Messa. In questa abolizione del sacrificio quotidiano consiste l’orribile sacrilegio compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo».
In qualche modo ritengo sia già iniziato: alcuni sacerdoti non celebrano più la S. Messa quotidiana, si riservano un giorno per il riposo dalla loro missione di sacerdoti, un giorno durante la settimana. Qualcuno di loro si spinge anche oltre, celebra la S. Messa solo in alcuni giorni della settimana. In ogni caso alcuni sacerdoti ritengono la S. Messa un banchetto, un convivio fraterno tra persone. Mentre i miracoli eucaristici di Lanciano, di Ferrara e non ultimo uno proprio a Buenos Aires stanno indicare invece la presenza del vero uomo e vero Dio: Gesù Cristo.

 Immagine tratta da: commons.wikimedia.org/wiki/File%3aThe_Last_Supper.jpg

 

 

Centenario di Fatima – 13 Ottobre 2017 – TUTTO SI STA AVVERANDO

Straordinaria la Parola di Dio della Prima Lettura di venerdì che ci introduceva ai tempi che stiamo vivendo. Il Profeta Gioele (cap. 1 v. 13) esorta i sacerdoti a far penitenza, «perché priva d’offerta e libagione è la casa del vostro Dio». In pratica viene a mancare il corpo (l’offerta) e la libagione (il sangue) di Cristo dalla casa di Dio, la Chiesa, perché si sta aprendo in Vaticano a un nuovo messale liturgico senza formula di consacrazione del corpo e sangue di Cristo. Si rinnovano in questi tempi lo stesso male, gli stessi contesti, che hanno preceduto la venuta di Gesù. Come allora il male era a un livello talmente diffuso, la corruzione, ma soprattutto l’ipocrisia dei farisei che nascondeva la Parola di Dio alle persone, e perciò anche allora come oggi la confusione era grande. Ma cos’è che oggi rende il nostro mondo ancora più immerso nella tenebra? E’ la mancanza della direzione morale, che viene da una mistificazione della Parola di Dio. Molti pastori al comando hanno creduto di sorpassare per orgoglio personale come fece Lutero, la Parola di Dio, declassandola invece di darne il giusto risalto, svuotandola di significato e ipocritamente annunciando che il significato che loro attribuivano si basava su di essa. I farisei all’epoca di Gesù facevano lo stesso: insegnavano sulla legge, ma avevano messo una serie di prescrizioni aggiuntive formali, che la svuotavano di significato, al punto che della stessa Parola di Dio non rimaneva in piedi neanche la forma. Ora che operazioni si fanno sulla Parola di Dio? Con il falso pretesto della misericordia, si accompagnano i fedeli a trasgredire ai precetti di Dio, i dieci Comandamenti, e in più si tradisce ancor di più l’insegnamento di Cristo aprendoci a religioni eretiche. L’orgoglio che ha accompagnato Lutero allora e che ora accompagna alcuni pastori a guida della nostra Chiesa è quello di rifare un’altra Chiesa, con un altro vangelo, che con il velo della misericordia acconsente ad ogni perversione. Da i frutti riconoscerete l’albero affermava Gesù per distinguere i veri dai falsi profeti. I falsi profeti ora vogliono condurci a un sacrificio di Gesù senza consacrazione e quindi senza la sua reale presenza, per compiacere i protestanti che vengono considerati cristiani al pari della religione cattolica, l’unica vera. Ora l’ipocrisia di alcuni nostri pastori dilaga e hanno acconsentito in cuor loro ogni sorta di innovazione pur di distruggere la Parola di Dio come fece Lutero, con la sua libera interpretazione. Interpretazione che poi si apre anche ai sacramenti di cui non si riconosce la presenza e l’azione di Cristo prima nella Santissima Eucaristia e poi nel sacramento della Santa Confessione, nel quale i luterani che si ritengono credenti sono peggio degli atei, perché ritengono di essere assolti confessandosi davanti a Dio; ma è Gesù Cristo stesso a smentirli nel mandato che Egli diede agli apostoli:  «a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,23).  In realtà i luterani pensano di confessarsi davanti a Dio, di fatto confermano lo stato del loro peccato davanti al loro padrone: satana. Ora l’azione del maligno, satana, è diventata devastante. Molti pastori alla guida della Chiesa si sono fatti persecutori della Chiesa stessa e marciano tra le file del demonio, che sicuramente si compiace del loro operato. Sì, perché la loro azione è sottile: sembrano difendere la Chiesa, ma piano piano, a partire dalla demolizione dell’insegnamento della Chiesa prima, in special modo con il documento  “Letizia d’amore” e in seguito della Parola di Dio oggi e con la sparizione dei sacramenti tra breve, verrà introdotto il nuovo messale liturgico e daranno vita all’orribile sacrilegio: l’abolizione del sacrificio del corpo e sangue di Cristo, il quale senza formula di consacrazione non esiste più. L’abominio della desolazione sta giungendo al suo culmine. L’ipocrisia dei falsi sorrisi, delle false richieste di preghiera, della falsa pietà sveleranno il volto dell’anticristo e del suo precursore.

Joshua

 

Dal libro del profeta Gioèle cap. 1 v. 13

«Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti, urlate, ministri dell’altare, venite, vegliate vestiti di sacco, ministri del mio Dio, perché priva d’offerta e libagione è la casa del vostro Dio. Proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra, radunate gli anziani e tutti gli abitanti della regione nella casa del Signore, vostro Dio, e gridate al Signore: «Ahimè, quel giorno! È infatti vicino il giorno del Signore e viene come una devastazione dall’Onnipotente». Suonate il corno in Sion e date l’allarme sul mio santo monte! Tremino tutti gli abitanti della regione perché viene il giorno del Signore, perché è vicino, giorno di tenebra e di oscurità, giorno di nube e di caligine. Come l’aurora, un popolo grande e forte si spande sui monti: come questo non ce n’è stato mai e non ce ne sarà dopo, per gli anni futuri, di età in età».

 

 

 

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I nostri disagi e le nostre paure, da dove provengono

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Nel nostro tempo è agli occhi di tutti quanto sia grande la mancanza di valori, che dipende sia dal linguaggio, che è sempre meno pudico, rispettoso verso i piccoli e sia dal egoismo degli uomini, che sono divenuti sempre più “dio” per se stessi e criticano Dio, poiché Lo vorrebbero come vogliono loro, piegato alle loro esigenze. Essi ritengono di essere liberi di fare qualunque cosa, pur di soddisfare ciò che essi considerano piacere o soddisfazione personale. La maggior parte delle volte tale piacere coincide per essi nel considerare le cose, ma anche le persone come mezzo per raggiungere un vantaggio per sé. E’ l’egoismo che domina nei rapporti tra le persone. Nessuno fa niente per l’altro se non c’è di mezzo un interesse. Tale egoismo produce lotte tra le persone nei vari ambienti di vita e in modo particolare in quello del lavoro. Perciò, io vi suggerisco di essere astuti nel difendervi dal vostro “io” (egoismo), dagli uomini e dal maligno (diavolo), che spesso insinua in voi certi comportamenti, non certamente per il vostro bene, ma solo per il vostro male, poiché lui conosce le vostre debolezze; assumete nelle vostre decisioni dei criteri di scelta in base a dieci Comandamenti (pag. 14), che Dio ci ha dato; perché in questo modo potrete prevenire situazioni ingarbugliate, che spesso vi espongono a dei pericoli spirituali e morali. Impostate un sistema di vita semplice, perché la vita complicata è “zavorra” per l’uomo. Rifiutate i modelli di vita nei quali viene identificato il sesso con l’amore e l’amore con il sesso! Un esempio concreto sono i giovani, i quali di fronte a una società senza valori, sono sempre più annoiati e sempre più tristi ed il loro cuore invece di volgersi al bene, va a trovare ogni piacere anche perverso, pur di far passare la noia, che poi si traduce nell’immoralità più gretta. A loro nulla è vietato, possono agire come vogliono, l’importante è che sembrino felici. Ma cosa dicono questi giovani se gli si propone Dio come “rimedio” alla loro noia, alla loro tristezza? Diranno: Dio esiste senz’altro, ma quanto male potrebbe evitare! Essi sono dio di loro stessi e criticano Dio, poiché Lo vorrebbero come vogliono loro. Non pensate che siano loro la causa del loro disagio, sono frutto degli insegnamenti del uomo d’oggi. Una volta, si diceva che l’uomo senza Dio non può vivere, non può comportarsi. Oggi invece non ha più senso seguire Dio, cose superate di vecchi tempi. E così il male prolifica ed al male si aggiunge altro male, poiché l’immoralità produce nel cuore del uomo un male sempre maggiore. Occorre pregare e offrire le nostre sofferenze anche per loro perché rinnovino le loro menti e i loro cuori vecchi, frutto delle esperienze che hanno bruciato la loro fanciullezza e la loro gioventù. In famiglia, marito e moglie non si sacrificano più l’uno per l’altra e viceversa. Perciò per loro diviene meglio, molto meglio cercare un altro marito o un’altra moglie che può farli felici, ma non lo saranno mai, perché mai sapranno sacrificarsi e mai riterranno che sacrificarsi è una necessità, poiché nessuno glielo ha mai insegnato. Così, il matrimonio non viene considerato un valore, ma un peso e si preferisce la convivenza. Ma la convivenza non impegna le persone attorno a valori religiosi, con i quali si è preso un impegno serio di fronte a Dio. Perciò tale unione non può considerarsi benedetta da Dio, perché tra i due non c’è di mezzo il sacramento del matrimonio. Di fatto si tratta di una forma di concubinato, perché se ci fosse ferma intenzione di sposarsi non si ricorrerebbe a questa unione. Se si reclama il «diritto alla prova quando c’è intenzione di sposarsi» va detto che «l’amore umano non ammette la prova, esige un dono totale e definitivo delle persone tra loro»[8].  E allora che cosa fare se nella vita tra coniugi le cose non vanno bene? Lo Spirito Santo, invocato per intercessione di Maria Ss.ma nelle difficoltà fra coppie di coniugi uniti dal vincolo del matrimonio religioso, manderà sugli stessi forza, pazienza, comprensione e i coniugi ricupereranno quasi inspiegabilmente piano piano quei sentimenti, quell’unione che lo Spirito Santo suggella nei loro cuori. Occorrerà che uno dei due coniugi si sacrifichi nelle preghiere, nell’offerta delle proprie sofferenze e dei propri sacrifici per il recupero della pace e della concordia nella vita di coppia. Da parte dei singoli coniugi sarà necessario ricorrere al sacramento della S. Confessione per togliere quel peccato d’impurità, se ci fosse stato, perché il peccato di impurità porta nel cuore grande tristezza. Si cerca di scacciarla, ma questa emerge continuamente e a lungo andare può portare alla depressione ed all’angoscia. Non lasciamoci vincere dal male, ma vinciamo il male con il bene[10]. Non diciamo che siamo particolarmente tristi, diciamo piuttosto che ci lasciamo trascinare dalla nostra fantasia.  C’è anche chi vuole la nostra tristezza, poiché non vuole il nostro bene. Egli si chiama satana. Gesù lo chiama «principe di questo mondo»[11]. Dalla Parola di Dio troviamo la giusta esortazione: «siate temperanti, vigilate, il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede»[12]. Non lasciatevi prendere dalla paura. La paura è segno di insicurezza e quale insicurezza se manca Dio? Ritornate a Dio che vi dice: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo»[13]. «Venite a Me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed Io vi ristorerò»[14]. In virtù della redenzione di tutto il genere umano, operata da Gesù attraverso la sua morte e risurrezione, con la quale Egli ha espiato i nostri peccati, abbiamo ricevuto da Gesù il dono di un nuovo battesimo in Spirito Santo[15]. Perciò, perché temere? La nostra forza è Cristo, dal quale abbiamo ricevuto il suo stesso Spirito, che ci fa dire «Abba» (papà). Perciò, non siamo più servi, ma figli di Dio per mezzo di Gesù[16]. Gesù disse a un’anima santa: «state sereni, abbiate fiducia in Me. Io ho vinto il mondo. Voglio che viviate la gioia dei figli di Dio. Fate tutto per Me, con Me ed in Me. Provate, vedrete quale pace, anche nelle più grandi prove».

 

 IL RISTORO ALLE NOSTRE ANIME

Chiediamo a Gesù attraverso la preghiera che ci faccia il dono dell’umiltà e di un cuore mite, per trovare ristoro nella nostra anima e portare il nostro carico quotidiano di fatica, di sofferenza[17]. Attingiamo ancora sollievo per le difficoltà, i disagi, torti subiti attraverso: la partecipazione alla Santa Messa, ai Santi Sacramenti, all’adorazione Eucaristica. Portiamo avanti la preghiera continua[18] e la carità verso il prossimo[19].

Joshua

[8] Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, 2006, nr. 2391

[10] Rm 12, 21

[11] Gv 12, 31

[12] 1Pt 5, 8-9

[13] Gv 14, 27

[14] Mt 11, 28

[15] Mt 3, 11

[16] Gal 4, 6-7

[17] Mt, 11, 29-30

[18] Lc 18, 1

[19] 1Cor 13, 1-13

 

 

 

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