Metamorfosi d’amore

Si trasformava in cenere  il giorno, bruciando nel fuoco del tramonto. Rassegnarsi restava la sola cosa da fare.

IMG_20220127_221023_694
©

Lontani seppur vicini, senza potersi sfiorare senza poter respirare quei “ti amo” pronunciati sottovoce.

Vicini e lontani per riuscire a donarsi, sentendo il tocco delle mani, carezze lievi, creando attorno a loro fiamme così alte, da lambire il cielo.

Le stelle erano diamanti nel buio di  quella notte, si avvicinò muovendo pochi passi su cristalli di ghiaccio, li sentì spezzarsi percependone lo scricchiolio.

Li aveva chiesti in dono alla luna, per  offrirli in sacrificio nel  nome dell’amore, per quel desiderio di essere accanto a lui e respirare ancora il suo respiro.

Alzò lo sguardo. Guardò la luna che non si mosse e le cedeva quei cristalli di ghiaccio su cui posare il passo e trasformalo in incanto; per lei li aveva creati il gelo, affinché con la sua luce, li facesse risplendere tra l’erba e nel fango.

Lontani… Lontano, troppo lo era da lei, per poterlo sfiorare con   una carezza, tenera, leggera, calda come un petalo di un fiore nato dalle fiamme, che potesse accendere un fuoco di passione attraversando la pelle e percorrendone il corpo, la mente, il cuore.

Fu per amore che lei, si trasformò in quel fiore.

Lontano, lo era troppo, perché potesse accarezzare quelle labbra con le sue, con la grazia e la delicatezza, che appartiene ad un fiocco di neve, che fluttuando si posa sulle gemme del mandorlo pronto a fiorire.

Lo amava e per quell’amore, in  neve si mutò.

Non le fu amico il vento, né il battito d’ali del passerotto infreddolito, no, l’aria non si mosse e quel bacio non si posò su quelle labbra.

Per quanto sembrasse raggiungibile, non era mai così vicina da poterlo sfiorare anche solo con le punte delle dita.

Tenerlo tra le braccia, questo sognava, proteggendolo mentre addormentato sospirava. Proteggerlo si! Così come il sonno protegge ogni sogno. Lui chiuse gli occhi stanco…

Lei restò lì a guardarlo respirando piano e rinunciando al suo corpo si spinse con  l’ anima accanto a lui.

Ora gli era accanto e lo avvolgeva con le sue braccia… lo cullava dondolandosi e sussurrandogli una ninna nanna d’amore.

“Cantami cuore questa storia d’amore, cantami e dimmi che non finirà, spazzata via dal vento come i petali dei ciliegi in fiore.

Cantagli cuore, canta a lui che non mi sente, che non mi vede, digli che è tra le mie braccia perché non ha limiti terreni l’amore.

Cantagli …  che l’inverno svanirà in primavera e non sarà più il freddo a formare gelidi cristalli con le nostre lacrime”

Nel silenzio della notte aspettò l’alba e vedendola arrivare, sapeva che era il momento di andare.

Pianse e posandosi sulle labbra di lui, in una lacrima, per amore lei … si trasformò.

© L’incanto

L’ultima richiesta

20210812_093026
©

Così cantò d’amore il suo ultimo canto.

Perduta nelle  crepe  del bacino, evaporata al calore dell’incendio, l’acqua aveva lasciato il posto a limo e fango che, gli avevano intrappolato, solidificandoglisi attorno, le zampe.
 
Le ali pesanti e imbevute nel petrolio, mostravano un piumaggio nero.
Aveva invano battuto le ali nel tentativo di alzarsi in
volo, ma era ancora lì senza speranza. 
Si erano salvati gli altri ed erano volati via, senza
curarsi di lui, senza guardarlo, senza sentirne alcun  legame e lui aveva creduto fossero amici.
 
Guardò il cielo, l’orizzonte era dipinto dal sole, con i colori di fuoco che precedono di poco il buio…la notte.
La vide volare con le ali spiegate, sfruttando la corrente, cosa ci faceva su quel bacino di dolore e morte?
Le ali dal piumaggio rosso, facevano di lei un esemplare raro…
Lo stava cercando? … Stava cercando lui?
Il cigno nero intonò il suo canto, l’ultimo canto ed il più bello nella vita di un cigno.
 
Un volo più basso e poi più basso ancora, cercando di vedere chi cantasse. Guardò tra le canne, tra la menta acquatica, tra i papiri, tra i “Myosotis” …non vide nulla.
Seguí la voce fino ad arrivare a lui…
 
Gli chiese come fare per liberarlo, provò a picchiare con il becco sul terreno attorno alle zampe… Sciolse i suoi occhi in pianto …ma nulla accade.
 
Lui la guardò e le disse, di restargli accanto fino alla … fine del suo canto.
Un’ultima richiesta, per non morire solo.
 
La luna nel frattempo si era alzata all’orizzonte e sentendo quel canto, illuminò meglio la zona da cui proveniva; li vide lì, lei tra le ali di lui coricata al suo fianco e …allora chiamò il vento e gli chiese di portare nubi piene di acqua da poter riempire quel laghetto …
E il vento obbedì.
 
Non fu un ultimo canto … Ma solo il primo canto d’amore.
© L’incanto