Il sassolino

IMG-3ff94b44493155a6465e3e3fa31755c6-VTi videro al cancelletto di legno che delimitava l’entrata del parco e sentirono immediatamente una scossa. – Eri arrivata finalmente – Tutte le piante sentirono la linfa scorrere più velocemente, risalire lungo i rami fino alle foglie più alte. Il tremito che sentirono percorrere le radici oltrepassò il confine del parco come un’onda, per perdersi nell’ampia pianura.

Il grande ippocastano fece smuovere il terriccio del sentiero che stavi percorrendo ed un piccolo sassolino bianco, protestando vivacemente, rotolò contro il tronco dell’albero. Sbuffò.

L’ippocastano ti sorrise mentre ti avvicinavi. Guardò i tuoi occhi verde acqua, profondi e sereni ed annuì soddisfatto. Protese un ramo verso di te e con una foglia ti fece una carezza spostando poi delicatamente una ciocca di capelli scesa sul tuo viso. Tu lo guardasti e ne abbracciasti il tronco lucido e liscio. Le sue foglie frusciarono sussurrandoti parole d’amore.

Un ciuffo d’erba, preso coraggio, ti sfiorò una esile caviglia, Tutto il parco trattenne il fiato. Sorridesti e con gesti lenti per non spaventare l’erba, ti togliesti le scarpe e restasti a piedi nudi. Il ciuffo d’erba ridacchiò soddisfatto e sospirò dando un colpetto al sassolino prima che tu potessi calpestarlo.

Il sassolino si imbronciò, ma poi alzò lo sguardo su di te. Era levigato e tondo, modellato da decenni di acqua corrente. Trasse un profondo respiro, pensò agli anni immerso nell’acqua, e poi a quelli passati sulla nuda terra ad aspettare.

Ad aspettare te.

Appena si rese conto di questo pensiero, il sassolino capì che la sua attesa era finita. Cominciò a intonare la canzone del fiume, fatta di note limpide e cristalline. Gli altri sassolini pian piano si unirono a lui ed una melodia lenta come la corrente pigra di pianura avvolse il parco. Tu abbassasti lo sguardo e lui, finito il canto, chiuse gli occhi.

Calò per un attimo il silenzio e poi… tutte le creature contemporaneamente si fecero avanti per salutarti. Un misto di cinguettii, di frusciar di foglie e gorgogliar di cascatelle d’acqua. Stupita, allargasti le braccia come a voler abbracciare tutti, ti piegasti a raccogliere il sassolino e tenendolo sul palmo aperto della mano, ti dirigesti verso l’uscita. Prima di varcare il cancello ti girasti – tornerò – dicesti al parco.

– io no – disse il sassolino – io resterò con lei per sempre. Il vecchio ippocastano annuì.

© Il passo

Il pescatore


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Fissa il mare una finestra buia e lei appoggiata al vetro con un braccio e la mano tra i capelli.

“Placati mare che hai la rabbia dentro, chetati furia che non ha colpa chi ha reti da calare. Senti il mio canto portalo a lui vento, perché non si abbandoni alla tempesta.”

Ritornerà lo sa, lo vuole! e nell’attesa che si svegli la luce di una nuova alba, resta a cercare in quel buio che si mescola alle onde, la luce fioca di quella lampara a poppa della barca che ancora non ritorna. Lontane sono le notti d’estate, quando al rientro la portava a ballare, lontane le notti di bonaccia, quando la risacca dolce, danzava al canto dei grilli cullando il loro amore .

“Placati mare, spegni la furia delle tue braccia fatte d’acqua e proteggi il suo rientro tra lo sciaguattio che accarezza le sponde … lui é il mio unico amore.”

Aperta la finestra canta forte per farsi sentire, il vento ascolta e si spegne; l’ascolta il mare che un po’ per volta si calma e s’addormenta. É l’alba. Tornerà e lei sorride.

© L’incanto

 

La lanterna a prua faticò a spandere la propria luce, lasciando sull’acqua una semplice pennellata di giallo subito cancellata dalla spuma nera delle onde. Il pescatore, nella sua cerata nera era ritto al timone con lo sguardo rivolto al buio. Ogni tanto un violento strattone faceva beccheggiare l’imbarcazione. Guardò ai suoi piedi la rete ancora arrotolata e scosse la testa, se l’avesse calata il mare l’avrebbe strappata. Un’onda più alta spazzò la barca trascinando tutto ciò che non era fissato allo scafo. Il pescatore afferrò la bitta un attimo prima che scivolasse fuori bordo.

Impassibile, con l’altra mano raddrizzò la barca prima che una montagna d’acqua la travolgesse. Ne cavalcò la cresta e si trovò per un attimo sospeso sopra la nuvola d’acqua e nebbia e vide il cielo stellato e la luna che brillavano in cielo indifferenti.

Sorrise. Era solo questione di tempo, il mare si sarebbe calmato.

© Il passo