Il tempo si è nuovamente fermato.
Tra un respiro di primavera e il freddo della sera.
Si è fermato alle quattro del mattino, tra tutte le parole raccontate e tutte le assonanze trovate.
Si è fermato sulle musiche di Montand ed il tavolino di liquori aperti e carte di cioccolatini scartati.
Si è fermato sugli sguardi di tua figlia Elisa, che ricordavano i tuoi stessi sguardi; sui suoi piatti cucinati e la sua cordialità.
Si è fermato sul sorriso di Federica; era quasi un anno che non la rivedevo… è cresciuta, anche rispetto alla sua consapevolezza di essere più adulta… è cresciuta.
Sì è fermato sui favole di Alessia, i suoi furbi capricci e i compiti da svolgere…
Il mio tempo si è fermato lì, al mattino che eravate tutte nella stanza raccolte su un solo letto, tra le fessure della persiana ed i cuscini caduti in terra. E’ rimasto li, tra l’odore di caffè e la stanza in libero disordine.
E’ rimasto proprio li e l’osservavo quel tempo fermo, ogni volta che mi avvicinavo alla tenda scostandola per vedere l’esterno; l’immobilità della realtà, finalmente resa lontana nella sua inutile variabilità, ma soprattutto lontano dagli obblighi e dall’assuefazione di un ritmo quotidiano dove mi trovo ogni giorno coinvolto; ma il tempo ora si era fermato.
Sì, si era fermato su quella mano poggiata sulla spalla e il tuo accostarti premurosamente alle mie spalle.
– Cosa stai guardando? –
– La fine di un tempo, l’inizio di un nuovo, è tempo di… isolamento. –
Il tempo accumula i ricordi ma nulla si cancella.