La matematica non è un’opinione
Mi pongo un quesito. Come conciliare i licei, versione Bignami di quattro anni, con la proposta di estendere l’obbligo scolastico a 18 anni?
Mi spiego meglio: se un anticipatario cominciasse la scuola a 5 anni, iscrivendosi al liceo breve, finirebbe a 17 anni. Lo stesso varrebbe per chi si iscrivesse in prima elementare a 6 anni, ma, compiendo gli anni tra la metà di luglio e San Silvestro, finirebbe la frequenza prima della maggiore età.
Questi giovani dovrebbero seguire un ulteriore anno integrativo? Mi sembra che più che andare avanti si torni indietro a quando c’erano ancora le magistrali quadriennali.
Che il ministro abbia nostalgia della sua gioventù? O forse si tratta di una strizzata d’occhio al collega dell’Economia e Finanza? D’altra parte, già il Sole 24 Ore ha decantato il risparmio che deriverebbe dal taglio del quinto anno.
Ma la perdita nella formazione umana e culturale dei futuri cittadini – e non solo- chi la calcolerà? Per fare una stima di questo tipo non basteranno di certo la calcolatrice e la tabella a doppia entrata.