Lavora, ma non ti pago

Ed ecco, come ogni anno, gli studenti scendono in piazza.

Ogni periodo ha la sua protesta.

Questa volta lo slogan è “Basta sfruttamento, alternanza di qualità“.

Per chi non lo sapesse, l’alternanza scuola-lavoro prevede, da un po’ di anni a questa parte, che i ragazzi per un periodo, invece che stare seduti tra i banchi, facciano esperienza in un’azienda.

Una bella idea, pensata per dare ai diplomati un’opportunità in più per approfondire le tematiche affrontate con i professori.

Peccato che con la “Buona” Scuola le ore di alternanza, oltre che obbligatorie, siano aumentate a dismisura: 200 nel triennio per i licei e 400 negli istituti professionali. Una media di 100 ore all’anno, circa due settimane perse di lezione.

Qualcuno riterrà che non siano ore perse, ma che siano un’imperdibile occasione di formazione.

In teoria è così, ma in pratica spesso i ragazzi lavorano quanto i colleghi, senza però ricevere alcuna retribuzione. Oppure vengono messi in un cantuccio, affinché non rallentino la produzione con le loro domande per imparare.

Forse è giusto che non siano pagati, come non lo sono mentre vanno a scuola.

Però hanno lavorato e lavorano in questi progetti.

E, nessuno l’ha detto, ma si potrebbero almeno versare loro i contributi, se non il salario.

Lavora, ma non ti pagoultima modifica: 2017-10-14T13:56:16+02:00da Piticaterza