… continua…

Poi bugie su bugie.

Mi ha raccontato di aver avuto un gemello che però è morto durante il parto, soffocato dal suo cordone ombelicale… e che si sarebbe chiamato Emanuele. Mi ha sempre detto di non dire nulla alla sua famiglia perché ne hanno sofferto già troppo, e lui che è nato con questo peso che si porterà per tutta la vita di aver ucciso il suo fratello gemello…

Poi ha raccontato che a 12 anni ha iniziato a frequentare un gruppo di ragazzi che facevano arti marziali, taekwondo, e che lui pur non avendo nessuna base di arte marziale si è rivelato molto portato, tanto che il suo Sensei avrebbe deciso di tenerlo in squadra. Questa squadra era formata da 12 ragazzi fra cui STEFANO (istintivo e spesso causa dei guai di tutta la squadra poiché agiva senza riflettere sulle conseguenze; figlio del Maresciallo dei Carabinieri e di una dirigente di Alitalia – ha 2 sorelle ed un fratello – ed abitava in zona San Luigi in una villetta… fra l’altro la sorella minore era stata la sua prima fidanzatina, ed è morta in un incidente in motorino quando aveva circa 16/17 anni; e lui ha subito il suo secondo lutto importante. Stefano è morto il 17 dicembre 1998 in un incidente d’auto insieme ad altri 3 o 4 membri della squadra) GIULIO (molto bravo nelle tecniche di combattimento aeree ed acrobatico Giulio è morto il 9 dicembre 2005 a Londra di AIDS- era omosessuale) ROBLOCK (ragazzo nero adottato, grande come un gigante buono. Praticamente la guardia del corpo della squadra, morto nell’incidente insieme a Stefano) MICHELE (morto nel 2004 in Brasile mentre era insieme alla fidanzata, andavano in bicicletta ed è precipitato in un burrone. Il funerale è stato celebrato a Follonica) MARCO (forse l’unico ancora vivo si è trasferito in Brasile ed ha aperto una palestra, era il più piccolo e gracile della squadra) i GEMELLI (uno più “stordito” dell’altro, si sono suicidati nel giro di pochi giorni uno dall’altro, in modo truce, nel 1999 o 2000 e lui è andato a soccorrerli proprio perché faceva il servizio di ambulanza in quel periodo) poi i nomi degli altri non me li ricordo.

Poi c’era il Sensei, che era un fenomeno delle arti marziali, sposato con una ballerina classica e coreografa di alto livello di nome Cristina e insieme hanno avuto un figlio SUN e dopo la crisi della squadra si sono trasferiti a Bologna dove lui ha riaperto una palestra. Avevano un cane Huscky di nome Dancer.

Negli anni G. è diventato sempre più bravo, spietato, un’anima nera, e così è diventato il capitano della squadra e partecipava anche alla nazionale di Taekwondo insieme a Stefano e Giulio (in questo caso era Stefano il capitano). Insieme alla squadra hanno girato l’Europa, hanno fatto tornei e combattimenti più o meno leciti, combattimenti per scommesse, tornei in cui vincevano, sono diventati campioni mondiali… venivano sponsorizzati da Nike, Gatorade ecc. viaggiavano in prima classe ed in alberghi a 5 stelle, avevano massaggiatori e preparatori atletici, una vita da sportivi di alto livello. Spesso rischiavano la vita in combattimenti con guardie armate e polizia di stato, guardie del corpo e combattenti addestrati….

Ma anche di questa “avventura” durata dai suoi 12 ai 19 anni era una cosa di cui non si poteva parlare poiché i suoi parenti ne erano all’oscuro, sapevano che lui andava in giro, viaggiava, ma non hanno mai saputo cosa facesse realmente… Addirittura in un combattimento a Torino con il suo nemico storico, un certo Yuri Volkovich – di origini russe e adottato dal Dojo di Torino – ha subito una lesione alla spina dorsale che gli avrebbe impedito di camminare, così è stato operato all’ospedale di Aosta e poi è tornato a casa dai suoi genitori in sedia a rotelle e loro l’hanno accolto senza fare troppe domande..

Io ho sempre dubitato della veridicità di questa “favola”, non ho mai trovato riscontri reali, solo racconti suoi, tantissimi aneddoti in cui lui era sempre il più bravo, il protagonista, il più ricercato, quello che sistemava le situazioni…

In seguito alla riabilitazione lui riprende a camminare e si vendica in un ultimo incontro con Yuri, in cui decide di paralizzarlo anzi, di renderlo tetraplegico rompendogli una delle vertebre cervicali, tanto da ridurlo a mangiare con la cannuccia. Da quel momento iniziano i morti, incidenti strani, casualità improbabili, tanto da fargli abbandonare la squadra, o almeno quel che ne rimane. Fra morti e abbandoni la squadra si sgretola e i morti continuano anche negli anni successivi fino a quando il Sensei lo chiama per riprendere la Katana e fare un ultimo lavoro, uccidere il fratello di Yuri. Così G parte e va a Torino in incognito e con la katana trafigge il fratello di Yuri mentre era in auto, sfondando il parabrezza e lasciandolo in questo vicolo infilzato in stile film giapponese. Poi mi legge anche un articolo apparso sulla “Stampa” di Torino nel quale si parla di questo strano regolamento di conti stile ninja… ma anche di questo articolo non è mai stata trovata traccia reale…

Lui era stato anche fidanzato con una principessa araba di nome “Jasmine”.. per stare insieme hanno dovuto combattere con le guardie reali, sgominare l’esercito del padre che non voleva la loro unione, fino a quando il padre ha proposto di pagare G perché la lasciasse, ma lui non ha mai accettato e si è accollato un secondo cuore spezzato.

Anni di bugie, anni di racconti inverosimili, a me sembrava un film romanzato alla perfezione. Poi ecco che dopo 7 anni di matrimonio salta fuori una sua inquietudine, lui è sempre nervoso, arrabbiato e con strani impegni di lavoro di cui però non mi dice mai il cliente… Era periodo di feste fra natale e capodanno 2015 e mi confessa di essere andato a pranzo con il Sensei che doveva chiedergli un favore. Nel tempo si susseguono visite del Sensei, poi di Marco che torna appositamente dal Brasile, poi di Cristina la moglie del Sensei, e tutti a chiedergli questo favore che però non era esplicito. Io, naturalmente, dovevo star fuori dalla questione, nemmeno mai vederli o incrociarli, perché facevano parte del suo passato e quindi non mi competevano, che ci avrebbe pensato lui a risolvere, e se io ne fossi rimasta fuori sarebbe stato più sicuro per me e per mia figlia..

Passano i mesi, Marco ed il Sensei ogni tanto vengono a casa nostra, sempre quando io non ci sono, infatti io lavoro dalle 8.30 alle 13.00 poi vado direttamente in palestra fino alle 14.30 e torno a lavorare fino alle 18.30. A volte vengono a prendere il caffè, a volte addirittura a pranzo… e lui, Marco, mangia le penne lisce con olio e parmigiano, bevono vino, spumante, e parlano, a volte la sera lo ritrovo tranquillo, a volte incazzato o agitato…

Ogni tanto sul divano, dove parlano, trovo capelli neri lunghi, ma in fondo anche G quando l’ho conosciuto aveva i capelli lunghi, e mi diceva che parecchi di loro avevano i capelli lunghi e li tenevano raccolti… G diventa sempre più ossessivo con il suo cellulare, tanto da non parlare nemmeno più con noi, se non con monosillabi. E’ da poco più di 1 anno che è entrato nel mondo dei social ed ha trovato nuove amicizie, maschili e femminili, ha trovato affinità con alcune persone che fra l’altro abbiamo incontrato anche nella vita reale e conosciuto le famiglie, lui sempre più lanciato in questo mondo effimero e sempre più lontano dalla realtà. Il telefono è diventato il suo prolungamento, sempre con gli occhi su quello schermo, sempre a scrollare il video, sempre in attesa di notifiche e pronto a rispondere a qualsiasi messaggio gli venisse inviato, e così sempre più assente da noi.

Le miei giornate erano sempre più piene di impegni, sveglia presto per preparare la colazione, svegliare la figlia, lavarla, vestirla e portarla all’asilo, andare a lavoro, pausa pranzo in palestra (cinque giorni su cinque) poi lavoro, la sera ritira la figlia dai nonni, vai a fare la spesa e torni a casa sempre dopo le 19.00. Entravo in casa e trovavo sempre lui sul divano con il telefono in mano o al computer con FB e più chat aperte, la casa un casino perché magari aveva pranzato e nemmeno si era degnato di mettere i piatti nel lavello o pulire la tavola… così sistema la cucina, prepara le cose per la cena, fai la cena (qualche volta lui veniva a cucinare ma sempre son un occhio e una mano sul telefono perché intanto chattava) prepara la lavastoviglie, disfa la borsa della palestra, preparala per il giorno dopo (pranzo compreso), metti a letto la figlia, rassetta la casa raccogliendo i panni da terra e le scarpe buttate, pulisci dove riesci e poi finalmente puoi andare a dormire e G mi chiedeva le coccole… io provavo a fargli i grattini sulla schiena, ma ero esausta, sfinita e dopo poco mi addormentavo e lui si lamentava perché non lo accontentavo…

Io da gennaio 2016 organizzo di andare a casa dei miei a mettere a posto, a buttare via, un po’ per mettere a tacere la mia coscienza, un po’ per aiutarli almeno ad avere una casa vivibile. E così inizia l’opera di persuasione giornaliera a mamma, tutti i giorni Mesi e mesi in questo modo, con G che diventava sempre più intrattabile sia con me, nervoso anche nei riguardi della figlia, nervoso e sfuggente con i suoi parenti… sempre incazzato sempre pronto a criticare, accusare, inveire… così io mi sono stufata di essere maltrattata, ogni cosa che facevo era sbagliata, ogni cosa che dicevo parlavo troppo.. fino a quando una sera scrive un post con la canzone “Scrivimi” di Nino Buonocore e dice “a me basta di sapere che mi pensi anche un minuto” e mette un cuoricino con scritto “Buonanotte”

Io gli chiedo per chi è e lui mi risponde che è per sua mamma ed io gli rispondo che non voglio essere presa per il culo.. è sempre incazzato cosa centra il cuoricino, chi è che deve pensarlo..

inizio così a ricordarmi cose che avevo notato ma alle quali non avevo dato peso, fidandomi di lui.

… continua…ultima modifica: 2018-06-18T10:00:14+02:00da Blu4ng3l