Quale libertà.

A Casal Bruciato, periferia degradata di Roma, si è passato quel limite cui pareva si fosse giunti a Torre Maura, quando una banda di farabutti gettò in terra e calpestò il pane destinato ad alcune famiglie rom. Adesso basta. Basta con questi teppisti dell’ultradestra che vanno urlando “ti stupro” a una donna – di qualunque etnia o nazionalità sia – e circolano impunemente per le strade del nostro Paese. Ci sono i video, le foto, i testimoni. Quel vigliacco è stato denunciato. Ma sono anni ormai che questi di CasaPound insultano le persone a loro sgradite, attaccano le istituzioni, si scatenano nei quartieri popolari, soprattutto, dove contano su una rete di acquiescenza quando non di simpatia dettate da malessere  che si trasmuta in disumanità. Questa organizzazione soffia sul fuoco e alimenta le peggiori pulsioni a fini propagandistici, incute paura, spadroneggia. Come una nuova mafia. Qui non c’entra la libertà di diffondere le opere di intellettuali, romanzieri, filosofi e poeti che si dichiararono fascisti: questa è una polemica che non esiste fatta da anime belle che sfuggono alla questione vera. Fino a quando, fino a che punto, noi democratici, in nome della libertà di espressione, possiamo rischiare di perderla la libertà?

A Casal Bruciato, periferia degradata di Roma, si è passato quel limite cui pareva si fosse giunti a Torre Maura, quando una banda di farabutti gettò in terra e calpestò il pane destinato ad alcune famiglie rom. Adesso basta. Basta con questi teppisti dell’ultradestra che vanno urlando “ti stupro” a una donna – di qualunque etnia o nazionalità sia – e circolano impunemente per le strade del nostro Paese.
Ci sono i video, le foto, i testimoni. Quel vigliacco è stato denunciato. Ma sono anni ormai che questi di CasaPound insultano le persone a loro sgradite, attaccano le istituzioni, si scatenano nei quartieri popolari, soprattutto, dove contano su una rete di acquiescenza quando non di simpatia dettate da malessere che si trasmuta in disumanità. Questa organizzazione soffia sul fuoco e alimenta le peggiori pulsioni a fini propagandistici, incute paura, spadroneggia. Come una nuova mafia.
Qui non c’entra la libertà di diffondere le opere di intellettuali, romanzieri, filosofi e poeti che si dichiararono fascisti: questa è una polemica che non esiste fatta da anime belle che sfuggono alla questione vera. Fino a quando, fino a che punto, noi democratici, in nome della libertà di espressione, possiamo rischiare di perderla la libertà?