PIOVE PIANO

geometrie sentimentali mal riuscite


Dicono sia prerogativa degli scrittori rifuggire le interiezioni sociali che banalizzano un individuo fino a farne, anzitempo, materia per vermi. Tuttavia ci sono persone che, lungi dal potersi dire maestre nell'arte del periodare, si dibattono istintivamente a salvaguardia della propria soggettività, consce che le influenze nocive sono centrifughe che presto o tardi le trasformeranno in qualcos'altro. Un qualcosa che, pur foriero di soddisfazioni, si configurerà comunque come oltraggio alla loro natura.

Nelle ore in cui non mi sono di conforto le geometrie sentimentali, ossia gli ologrammi ottenuti escludendo le digressioni che di norma mi accompagnano con maniacalità spettrale, contengo l'ansia escludendo la presenza umana. È così da sempre, fin da quando, bambina, mi rifugiavo nel sottoscala e, indifferente ai richiami di mia madre, ci restavo fino al momento in cui una nota di esasperazione nella sua voce mi convinceva ad abbandonare il cono d'ombra. In cui però sarei tornata più e più volte, pur sapendo di non essere ancora arbitro della mia vita.