Poesia e Letteratura

I fiumi


Di poesie ne ho lette, spiegate, apprezzate e analizzate tante. Oggi voglio condividere con voi il componimento poetico che più mi commuove, mi turba, mi provoca il famigerato Sturm und Drang, che mi lascia senza parole. Adoro gli Ermetici e l' Ermetismo, adoro l'impenetrabilità apparente delle loro opere, adoro riflettere sul 'Mi illumino d'immenso' (Mattino, Ungaretti): tre sole parole che mi rempiono l'animo di emozioni. Ho incontrato questo testo per la prima volta all'Università quando studiavo Letteratura Italiana Contemporanea e appena letto l'ho stampato, incorniciato (fisicamente e nella mia anima) e fatto mio. La poesia è stata scritta durante la Prima Guerra Mondiale, mentre Ungaretti era al fronte, in trincea, mentre vedeva gli altri soldati morire e le brutture dell'essere umano. sono tante le cose che mi colpiscono. La bellezza delle parole: l' URNA D'ACQUA, la COROLLA DI TENEBRE, l' ACROBATA SULL'ACQUA... La musicalità dei versi e delle strofe... La sofferenza che trapela nello scrivere nel descrivere tutta la propria vita... La precarietà della vita umana, ciò che ci ha resi ciò che siamo, le nostre radici fisiche e psicologiche ricordate quando si è in pericolo di vita e ti possono uccidere da un momento all'altro. Vi riporto il testo e nel link trovate lo stesso Ungaretti che la legge. GIUSEPPE UNGARETTI, L'allegria (Milano, Giulio Preda 1931). Mi tengo a quest'albero mutilato Abbandonato in questa dolina Che ha il languore Di un circo Prima o dopo lo spettacolo E guardo Il passaggio quieto Delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso In un'urna d'acqua E come una reliquia Ho riposato L'Isonzo scorrendo Mi levigava Come un suo sasso Ho tirato su Le mie quattro ossa E me ne sono andato Come un acrobata Sull'acqua Mi sono accoccolato Vicino ai miei panni Sudici di guerra E come un beduino Mi sono chinato a ricevere Il sole Questo è l'Isonzo E qui meglio Mi sono riconosciuto Una docile fibra Dell'universo Il mio supplizio É quando Non mi credo In armonia Ma quelle occulte Mani Che m'intridono Mi regalano La rara Felicità Ho ripassato Le epoche Della mia vita Questi sono I miei fiumi Questo è il Serchio Al quale hanno attinto Duemil'anni forse Di gente mia campagnola E mio padre e mia madre. Questo è il Nilo Che mi ha visto Nascere e crescere E ardere d'inconsapevolezza Nelle distese pianure Questa è la Senna E in quel suo torbido Mi sono rimescolato E mi sono conosciuto Questi sono i miei fiumi Contati nell'Isonzo Questa è la mia nostalgia Che in ognuno Mi traspare Ora ch'è notte Che la mia vita mi pare Una corolla Di tenebre Cotici il 16 agosto 1916 https://www.youtube.com/watch?v=mpN0lhY0wJA