#testdrive #LandRover #Discovery Sport potente e confortevole fuoristrada

IMG_89501IMG_9117IMG_8546IMG_854511IMG_85481IMG_8562IMG_8561IMG_8560IMG_8588IMG_8592IMG_86071IMG_86211IMG_86381Comoda maneggevole e avvolgente e all’occorrenza scattante e veloce

Sorella minore della famiglia Discovery dispone di …soli 240 CV per 2000 kg di peso

Quando l’ho presa in consegna forse l’avevo sottovalutata. Avevo dimenticato di averla provata, seppur sommariamente e da trasportato, nel set di testdrive alla #Barcolana a Trieste. Perché, avevo poi avuto modo di conoscere a fondo la Discovery 3000 diesel 6 cilindri Hse da 249 CV. Che ha sette posti di default, ed è superaccessoriata. Ma dispone anche di una scocca molto importante e voluminosa. La Discovery Sport è un po’ più piccola, 2000 cc, cambio automatico a quattro ruote motrici come l’altra. Ma… mi ero dimenticato che viene promossa come un cavallo da tiro. A #Trieste era proposta con attaccato al gancio di traino il carrello con a bordo una barca a vela. In un video promo viene presentata mentre, su un vecchio ponte ad arco sospeso sul vuoto di una valle profonda,

traina due vecchie carrozze ferroviarie passeggeri…

La Discovery Sport è la terza auto di Jaguar-Land Rover che provo. Dopo anche l’esclusiva Evoque Cabrio. Ma non finisco mai di stupirmi. Per quanta cura sia messa nell’assicurare confort al guidatore e ai passeggeri, su un fuoristrada puro, capace però di grandi prestazioni anche su strada. Come al solito, la formazione motoristica di base mi continua a far considerare le auto e le moto per la loro potenza, e stando alle caratteristiche delle auto di una volta, a trascurare la curva di coppia della potenza del motore. La sua capacità di rispondere a bassi regimi, che per un fuoristrada che aspira a essere utilizzato come una moto da trial, è fondamentale. Per questo, nel primo viaggio, ho fatto sfogliare a chi era in auto con me il libretto dell’auto, e nella penombra, ancorché all’occorrenza si disponga di un’ottima illuminazione interna, mi sento leggere una cifra: 177. Vabbè, ho pensato. È più piccola di quella precedente. 180 CV non sono tantissimi, ma nemmeno pochi. Vediamo: superato il casello dell’autostrada ho girato la praticissima manopolona posizionata al centro del tunnel tra i sedili, sensibile come quella del comando del volume di un impianto Hi-Fi. Premendola leggermente, perché ero già in movimento, e spostandola nella posizione S Sport. E ho schiacciato a fondo l’acceleratore. Ho capito che non si trattava di 177 CV, bensì di 170 KW.

Ovvero: 240 CV. Quasi come la sorella maggiore… Sì, però con circa seicento kg di peso in meno.

Ma questa prerogativa la valuteremo meglio nel fuoristrada. Vediamo i consumi: nella norma per un SUV fuoristrada di questa mole. Affrontabili e gestibili. Proseguiamo il viaggio accendendo l’impianto Meridian con gli effetti surround. Mi sono spaventato quando qualcosa ha cominciato a farmi muovere i pantaloni al di sotto del ginocchio. Dopo una minuziosa verifica, ho capito subito che non si trattava di qualche animale entrato nell’abitacolo, né di un insetto. E nemmeno del getto d’aria dell’impianto di climatizzazione. Era semplicemente frutto dello spostamento d’aria generato dal subwoofer. Che senza essere invasivo, concorre a rendere più pieno lo spettacolo della musica a bordo.

Confort? In linea con gli standard elevati di #Jaguar e #LandRover.

Con i sedili da salotto pregiato. Il tettuccio completamente finestrato per farci apprezzare il paesaggio circostante. Che all’occorrenza si può oscurare con una paratia a scorrimento elettrico. Facciamo un giro per Milano prima di rientrare. Il carattere grintoso della Discovery Sport è racchiuso in una veste elegante che ammorbidisce la struttura del fuoristrada per antonomasia. Così, anche nel cuore della capitale economica del Paese non ci farà sfigurare. Ci attira il grattacielo Unicredit. Il sottostante piazzale Gae Aulenti con le sue fresche fontane. Ma in particolare la risto-libreria Feltrinelli. Che nella mia città non c’è ancora. All’entrata incontriamo i primi libri dal tono ironico: cosa non fare al volante di un fuoristrada. Non è il nostro caso per la #LandRover è versatile. Scelgo un altro volume illustrato sugli errori da non fare in barca in crociera, di Davide Besana. Pensare al mare nel cuore della city fa rilassare come guidare un vero SUV fuoristrada. Anche il parcheggio della Discovery era stato in pieno confort, ancorchè in un sacrificato multipiano. Il display centrale di grandi dimensioni, e una telecamera con la simulazione dello spazio di manovra prescelto assicurano relax al guidatore pure in questa operazione, anche ai principianti.

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#testdrive Viaggiare e sentirsi come a casa sulla #Volvo V90

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Per una macchina così importante i consumi ridoti senza sacrificare le prestazioni sono un elemento caratterizzante

Uscire di casa la mattina senza il pensiero di dover percorrere un lungo tratto di strada nel traffico urbano ed extraurbano. Vi può capitare, se guidate la Volvo V90. Una stationwagon che racchiude al suo interno un comodo e pregiato salotto viaggiante. Corredato di tutti i confort che un’auto d’oggi può assicurare a chi sale a bordo. Dotazioni avanzate e uno studio ergonomico e adattivo decisamente accurato fanno sì che la V90 si posizioni oltre le aspettative. Una piacevole scoperta, ogni giorno di guida. Sembra studiata per assecondare le attese del conducente e del passeggero. Mi spiego meglio. La mettete in moto. Le date il comando di marcia normale con la leva sul tunnel centrale, e sempre avvolti dal silenzio vi avviate senza preoccuparvi gestire il motore, il cambio, perfino i freni. Tanto sono morbide la sua marcia e sono dolci le sensazioni che trasmette. Ciò

nonostante il motore sia pronto e generoso,

è un 2000 cc diesel da 190 CV, che con il cambio automatico, quando serve, non se lo fa dire due volte, e spinge l’auto, di grandi dimensioni, oltre il pericolo, a concludere rapidamente il sorpasso, a raggiungere in fretta la curva successiva. Tanto che, a ogni buon conto, sul parabrezza, proprio di fronte alle pupille di chi guida, sono proiettate, ma si possono escludere se dovessero dare fastidio, la velocità effettiva e il limite di  velocità. Con una precisione inequivocabile, perché la V90 legge i cartelli stradali con le stesse telecamere che vi consentono di guidare assistiti nel seguire la carreggiata o vi preallertano della vicinanza di un ciclista o di un pedone o di un ostacolo imprevisto. Un sistema che non è attivato dal navigatore bensì dalla realtà che vi circonda. Capite che da questo, ad accendere il

sistema audio Bower & Wilkins, ritenuto uno dei migliori impianti musicali del mondo automobilistico,

con un subwoofer ventilato e integrato nella carrozzeria, per essere avvolti dalla grande musica il passo è breve. Oggi c’è il sole. Quindi, rimaniamo nella #RivieraFriulana per goderci il verde della #natura che viene risvegliata dalla #primavera. Dal casello dell’autostrada A4 di Latisana, risaliamo le terre rivierasche, terre di risorgiva. Valorizzate in questi decenni dall’agricoltura, ma anche dall’itticoltura. La presenza di acque di risorgiva, le acque di fiumi che si insinuano nel sottosuolo per poi ritornare spontaneamente in superfice, ha indotto una quarantina d’anni allo sviluppo dell’itticoltura: quest’area è oggi leader in Europa per la produzione di pesce d’acqua dolce da allevamento. Ma le acque sotterranee che sgorgano dal terreno in polle spontanee tra una vegetazione in alcune zone di brughiera in altre lussureggiante, generano anche fiumi di acque limpide e fresche, attorno alle quali si sviluppa una natura rigogliosa. Quello principale è il fiume Stella. Percorribile anche con imbarcazioni di medie dimensioni per un lungo tratto, e con gommoni o barche piatte fino a Rivignano. Così, per stradine di campagna che ci permettono di testare l’assetto, la docilità, l’intuitività della guida, raggiungiamo Ariis di Rivignano, dove, tra le vasche di un ex allevamento ittico ha sede l’acquario dell’Ente tutela pesca del Friuli Venezia Giulia. Un’occasione da non perdere per un tuffo tra le biodiversità ittiche che popolano le acque dolci del territorio regionale. Sorge di fronte alla storica e suggestiva Villa Ottelio, e accanto alle anse del fiume. Ora però si è fatto tardi ed è ora di ritornare verso il mare.

#charlieinauto78  

#testdrive #Volvo V90 #testroad nella montagna pordenonese per provare una delle regine delle SW

Docile e adattiva sulle balze di una prova speciale storica dei rallies del Nordest

Morbida come il velluto nell’arrampicata lungo una mulattiera

Oggi viaggiamo davvero comodi. Su un’auto che non ci fa sentire problemi di spazio. Vista da fuori non cela gli ampi volumi interni. Anche se sono distribuiti in lunghezza e in larghezza. Per dare corpo a una linea morbida ma grintosa. Perché si tratta di una SW. Di quella che è considerata una delle Regine delle station wagon. La #Volvo V90 D4 ha iniziato a coccolarci fin da quando abbiamo iniziato questo nostro viaggio a bordo dell’auto svedese. A parte vecchi ricordi rallystici, #Volvo, negli ultimi anni ci evocava la

#Volvo Ocean Race,

una delle regate più estreme in equipaggio e a tappe attorno al mondo. Nella quale sono impegnati un velista friulano, Alberto Bolzan, che ha vinto la tappa più recente, la più dura, da xx ad Auckland, e la triestina xxx Klapcic. Salire a bordo della V90 è stata davvero una bella sorpresa. Fari che intendono cancellare ogni angolo buoi della nostra visuale, una guida adattiva che non ci fa pesare i suoi interventi, nemmeno se forziamo un po’ la mano. Ci dà la sensazione di

guidare sul velluto.

Facile a dirsi! – commenterete: su una superstrada o in pianura è semplice stare comodi in auto e guidare in relax. Così decidiamo di mettere la Volvo V90 D4 alla prova. Riepilogando: 2000 cc diesel, 190 CV 4 ruote motrici. E fin qui, la scheda si discosta di poco dalla norma. Mancano l’eleganza delle rifiniture, l’accuratezza degli accessori, la comodità dei sedili. Che di solito si ritrovano su una gran turismo. Questa, invece, è quella che oltre una ventina d’anni fa avremmo chiamato un’auto familiare. Per arrivare alla pedemontana e alla montagna pordenonese assecondiamo il navigatore e toccata San Daniele del Friuli per un caffè e uno sguardo dalla cima del colle al panorama verso la valle del Tagliamento, ripartiamo verso Forgaria. Ci addentriamo nella zona montana e dopo Anduins, dove si correva una delle prime e più impegnative gare di regolarità motociclistica, e Vito d’Asio,

raggiungiamo Clauzetto.

Un paesaggio morbido, ricoperto da una folta vegetazione, che si alterna a tratti nei quali la pietra prevale sul bosco. Un territorio che presenta caratteristiche carsiche, con formazioni di calcare particolari, residui del paesaggio preistorico della zona: allora, il mare arrivava fin qui, ricopriva le Dolomiti sulle quali si trovano tutt’oggi i resti fossili di molluschi tra le rocce in quota. Ne consegue, che la strada è di montagna, si restringe e cambia frequentemente morfologia. Inducendoci a una guida attenta…, penserete. Attenta sì, ma per nulla stressante. Anzi. Il cambio automatico a 8 marce Geartronic se la cava benissimo da solo, senza lasciare mai l’auto in sofferenza su una rampa, o troppo su di giri quando il percorso diviene più scorrevole. Ma adesso viene il bello: la nostra meta, a Clauzetto, è

l’azienda faunistico venatoria di Gianluigi D’Orlandi.

Un paio di chilometri a monte delle grotte di Pradis, anch’esse da visitare. Sulla strada provinciale che ci collegherebbe a Tramonti, e attraverso il passo Rest, alla Carnia. Non a caso, questa strada è stata una prova speciale dei rally di San Martino di Castrozza, dell’Alpi orientali, del Piancacallo. Dopo avere percorso diversi chilometri di un tracciato nervoso e largo poco di più di una sola carreggiata, possiamo commentare che la V90 è davvero maneggevole, docile e morbida alla guida, comoda, reattiva: si guida con due dita sul volante anche su un percorso impegnativo come questo. Però… ci è sfuggita la strada di accesso all’azienda. Ritorniamo indietro, e la scorgiamo: poco più di una mulattiera sassosa, con i solchi tracciati dal passaggio delle auto, o più probabilmente di mezzi fuoristrada. Cerchiamo di rintracciare il proprietario. Fortunatamente il segnale del cellulare, seppur debole, arriva anche qui. E ci conferma che l’ingresso è proprio quello, esortandoci a entrare. Ruote da 19’, larghe, stradali, confortate da un assetto morbido e accondiscendente. Questo elemento, assieme al fatto che si tratta di una 4 wd, e che è nata tra le nevi della Svezia, ci fa intuire che, probabilmente, anche in queste condizioni la Volvo V90 D4 avrebbe sfoderato la sua classe ed eleganza, mettendoci a nostro agio. E così è stato. Abbiamo imboccato la mulattiera, dato gas, e l’auto

ha cominciato a inerpicarsi come se si trattasse di affrontare una normale strada asfaltata,

o nella peggiore delle ipotesi, con un fondo sterrato ma liscio come un biliardo. A un certo punto un bivio. E imbocchiamo la direzione sbagliata. Ce ne accorgiamo scorgendo oltre la radura auto fuoristrada lungo una direttrice diversa dalla nostra. E adesso? Troviamo uno spiazzo con uno spazio troppo esiguo per manovrare. Sposto la leva del comando centrale sulla posizione R, retromarcia, e sul grande display centrale si materializza l’immagine delle telecamere che mi fanno vedere l’auto dall’alto, come ripresa dal satellite, riproducendo fedelmente tutto quanto le sta attorno. In questo modo l’inversione di marcia è facilissima. Arriviamo così al centro visite, dove ci spiegano che ci troviamo in una realtà di oltre 200 ha, il compendio di una cava dismessa, allestito per dare modo a tutti di ammirare la flora e la fauna selvatica tipiche della montagna pordenonese. Altane, punti di osservazione, belvedere situati su percorsi segnalati ci permetteranno di osservare i camosci, i cervi, la lince, le aquile che nidificano nella zona. Con un po’ di fortuna anche l’orso, che però è meglio tenere a distanza. L’azienda si chiama

Monterossa, dal toponimo che forse prende il nome dai colori della montagna sovrastante, al tramonto.

Nella parte agrituristica dove si può anche alloggiare, ci fanno assaggiare il formaggio salato di Tramonti. L’erborinato di Tramonti di sotto, la minestra di riso con il ‘pestat’, una sorta di insaccato con lardo ed erbe aromati che che da tempi remoti, nelle valli, specialmente d’inverno serviva a insaporire le pietanze. Al termine della lezione sui sapori del territorio, un caffè preparato rigorosamente con la moka e quasi quasi… Andiamo ad ascoltarci un po’ di gran musica con l’impianto della Volvo? La suggestione del posto ci coinvolge e per questa volta scegliamo di affrontare un sentiero verso una serie di formazioni rocciose, che probabilmente racchiudono l’ingresso di qualche anfratto o di una grotta. E lì attorno i primi segnali della primavera ci arrivano dal mondo vegetale.

#charlieinauto77

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#Volvo V90: il lusso della comodità è anche la #sicurezza

La Casa di #GotIMG_75691IMG_75671IMG_75681IMG_756612IMG_75651IMG_75531IMG_75461IMG_7549IMG_7617IMG_7621IMG_7561IMG_7582IMG_7628IMG_7719IMG_76241eborg ha prodotto dal 1953 6 milioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di SW e questa ora è la più avanzata

Potenza morbida ma piena con bassi consumi

A volte, per sfatare un mito occorre entrare nel mito. Volvo è da sempre sinonimo di affidabilità e sicurezza. Ma spesso la sua immagine è legata alle strade e ai climi gelidi del nord. Nelle nostre scelte, a volte scegliamo un prodotto, un oggetto, un accessorio di gamma più alta rispetto alle nostre necessità o con funzioni che vanno oltre le nostre esigenze. Con l’aspettativa che se è predisposto per fare di più, sottoutilizzato sarà più efficace e duraturo.

Questa valutazione a volte vale anche per le moto, e non solo per le auto: se scegliamo quella con il motore più potente o performante, utilizzato a un basso regime di giri sarà più reattivo e adattivo rispetto alle nostre sollecitazioni. Mentre i consumi dovrebbero essere più contenuti. E allora? Queste valutazioni ci sono suggerite dal nuovo

#testdrive , il 76. di #charlieinauto :

abbiamo provato la Volvo V90 D4, la massima espressione della Casa di Goteborg, che come ci era stato anticipato riassume l’intera filosofia del marchio svedese. Si tratta di una station wagon, una familiare, che arriva sessantacinque anni dopo la prima familiare della Volvo, la Duett. A partire dalla quale la Volvo ha venduto 6 milioni di SW i tutto il mondo. Bella, aggressiva e appagante nel frontale, che anticipa i grandi contenuti alle spalle, una linea morbida per una vettura lunga ma maneggevole come un’utilitaria grazie all’elettronica di bordo molto avanzata. La nostra con trasmissione automatica Geartronic e cambio a 8 rapporti o manuale a 6 rapporti, e quattro ruote motrici, 2000 cc , 4 cilindri, 190 CV. Vista dall’esterno, è

un’auto di gamma alta.

All’interno c’è la conferma. I rivestimenti in pelle grigia e le rifiniture in legno. Ogni comando e accessorio sono ben curati al top. Il display centrale è molto grande, con comandi molto intuitivi, con indicazioni ripetute tra i due orologi centrali, e le indicazioni principali proiettate sul parabrezza a beneficio del guidatore. Con le strade di oggi questa funzione si rivelerà utilissima. Anche perché la V90 è dotata di un sistema che legge i cartelli stradali, e ce li proietta.ci presenta dunque una raffigurazione puntuale della strada che stiamo affrontando, e non virtuale perché ricavata dal navigatore. Tetto apribile e interamente finestrato per godere le bellezze dell’ambiente. Lo possiamo tenere aperto anche oggi che andremo in montagna. A

#Clauzetto, in provincia di Pordenone, a quasi 700 m slm.

Infatti, sia i sedili che il volante sono riscaldati. Facciamo il solito trasferimento in autostrada, e tra Portogruaro e Pordenone inseriamo il cruise control per importargli una velocità costante e limitata: dal tachimetro 110 km/h. Secondo le indicazioni del computer di bordo il consumo va dai 5 ai 6 lt per 100 km. Che non è male per le prestazioni e le dimensioni dell’auto. Questa sua vocazione ecologica al risparmio è confermata dal serbatoio, che forse anche per favorire la capienza del bagagliaio è di ‘soli’ sessanta litri. Viste le misure dell’auto, non certo un’utilitaria, questa scelta conferma come ci era stato anticipato la filosofia della Volvo, orientata a soluzioni ecologiche, sostenibili, ai bassi consumi o, per altri modelli, a energie alternative. Abbiamo trascorso diversi km alla guida, e non ce ne siamo accorti. Il confort dei sedili e dell’abitacolo è pari alle aspettative. Manca ancora un tratto di strada e così ci possiamo offrire un po’ di buona musica. Ed ecco la conferma della qualità dell’info traitment che Volvo ha riservato per i suoi utenti: l’impianto Sensus connect ha uno schermo verticale da 9”. Vediamo

le opzioni per la musica: In Studio, Palco, sala concerti di Goteborg.

Proviamo a commutarle in sequenza, e la sensazione di essere avvolti dai suoni, di trovarci nel cuore delle situazioni programmate è totale. Usciamo dall’autostrada e imbocchiamo un tratto misto. Riepilogando: 190 CV diesel con coppia di 400 Nm già a 1.750 giri e costante fino a 2.500. per chi non ha dimestichezza con questi parametri l’esempio è semplice ed efficace: pensate di guidare un’auto soltanto con l’acceleratore e lo sterzo, mantenendo una velocità costante senza perdere mai energia cinetica strada facendo. Anzi, potendovi permettere di chiedere a un’auto di queste dimensioni di giocare con voi tra una curva e un’altra, tra un tornante e il rettilineo successivo. Come una danza assecondata dalle sospensioni che abbattono il rollio e fanno rimanere la V90 sempre piatta rispetto alla sede stradale. E l’elettronica?

Guida quasi da sola.

Nel senso che pare assecondare le vostre esigenze, lasciandovi però la padronanza della scelta. Il rilevamento dei pedoni e degli animali e la frenata assistita o anticipata in caso di emergenza vi fanno innamorare di questo stile di guida. Perché più che il risultato di soluzioni tecnologiche avanzate, si tratta di un vero e proprio stile di guida. E se consideriamo che quest’auto è nata dove per buona parte dell’anno le strade sono innevate e con scarsa aderenza, viene spontaneo dedurre che le scelte adottate sono la sintesi di quella fluidità di guida e di manovra che è in dispensabile per scorrere veloci sulle strade innevate. Che, come dicevamo all’inizio, è un presupposto importante per farci sentire ancor più sicuri, e a maggior ragione, laddove l’aderenza è molto maggiore.

#charlieinauto76

 

#BMW X3 dallo stile morbido ma aggressivo e il motore generoso

L’occasione una gita nella neve di #Sappada e un #testdrive Autostar

E lungo le strade montane fino alla fonte del Piave

Da poche settimane è ritornata d’attualità anche per il Friuli Venezia Giulia una delle perle delle Dolomiti. Sappada, o Plozen. Vi si parla una lingua tedesca, il Sappadino, e… Beh, godiamoci il risultato delle ultime nevicate prima che la primavera sciolga il morbido manto bianco da un paesaggio già di per sé incantato. L’occasione per provare la nuova BMW X3. Nonostante la neve, motore di 2993 cc, diesel, sei cilindri, 313 CV a 4400 giri. Potete già comprendere che si adatta facilmente al fondo innevato, assecondata dall’Xdrive, dall’elettronica e dall’assetto. Saliamo da Forni Avoltri, da Piani di Luzza, e ci immettiamo nella stretta gola che conduce al pianoro, a Cima Sappada. Lo spettacolo è suggestivo. La strada ci aiuta a testare questo SUV a due volumi che all’interno ha un allestimento di alta gamma. E che …nonostante la salita decisa, dimostra la capacità di raggiungere i 100 km/h in poco più di 5 secondi. Performance brillanti nonostante la massa e il peso di quasi 2 tonnellate, che rassicurano in ogni situazione. Salendo, incrociamo la strada che porta al monte Peralba,

alle Sorgenti del Piave.

Un’occasione per provare un po’ di strada bianca, anche se consolidata dal clima freddo dell’inverno. Ci rimane poco da fare. Ci pensa la trazione integrale ‘intelligente’ a condurci sulla retta via. La tentazione di disinserire l’elettronica per vedercela direttamente, da pilota a macchina, è forte, ma la presenza di passeggeri a bordo mi induce a non esagerare. La strada è un po’ dissestata per il ghiaccio e le buche. Ma non ce ne accorgiamo. Il confort non diminuisce. Proviamo l’accelerazione nei tratti più rettilinei ed è decisa. La coppia bassa del diesel tremila toglie ogni dubbio e possibilità di equivoco. Poi, essendo diesel, probabilmente avrà anche consumi parchi. Secondo la casa, senza esagerare sta entro i 6 litri per 100 km. Che date le prestazioni delle quali quest’auto è capace su richiesta, non è davvero male. Rientriamo e ci facciamo un giro per Sappada. Che si sviluppa lungo la strada statale che da Forni Avoltri porta al passo di Monte Croce Comelico, alle Tre cime di Lavaredo, a Misurina e Cortina, o ridiscendendo la valle di Auronzo, fino a Venezia. Le case in stile d’alta montagna fanno assomigliare davvero la cittadina a un centro delle Alpi austriache. Se non fosse per

la impagabile cornice delle Dolomiti.

Scendiamo verso baita Mondshen, sotto alla Pista Nera. Anche qui il panorama è suggestivo, la neve per derapare un po’ c’è. Anzi, troviamo un bello spiazzo tutto bianco per prendere confidenza con l’auto. Che, scopriamo, si prende cura anche della sua batteria: quando rilasciamo l’acceleratore o freniamo, l’alternatore trasforma l’energia cinetica in energia elettrica, e la ricarica. Portiamo il comando delle funzioni del cambio da Eco Pro a Confort, poi a Sport, e diamo gas. Non perde direzionalità in modo sensibile nemmeno quando schiacciamo a fondo sterzando di lato. Beh, le giornate sono ancora corte, ed è bene pensare al rientro. Così ripercorriamo la valle all’indietro, rientrando nel fornese. Un paesino sbircia dall’alto e ci incuriosisce. La strada è impervia, ma probabilmente il panorama ci farò capire che ne è valsa la pena. E’ Collina di Forni Avoltri, sopra a Rigolato. Il paesino con il campanile dipinto, e di recente, con una accogliente osteria. Che dite, facciamo un salto anche lì?

#charlieinauto/76

BMW X3 per la neve di Sappada mentre arriva l'X2
BMW X3 per la neve di Sappada mentre arriva l’X2

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#Nuova #Subaru #Impreza mantiene la grinta con toni morbidi e adatti alla famiglia

IMG_6969[1]IMG_7351Il motore boxer aspirato a benzina di 1600 cc con 114 CV pesa ora 12 kg in meno e abbassa ancora il baricentro

Una gita sulle colline moreniche friulane per verificare tenuta e consumi

Nuova Subaru Impresa. Dopo un passato glorioso nei rally, dove ha insegnato che c’è il 4X4 e ha stimolato i settori di ricerca delle case a sviluppare la trazione integrale per la guida sicura, anche se veloce o in condizioni proibitive, è ritornata all’inizio del 2018 in Europa con la nuova versione ‘familiare’. Dove

familiare non sta per SW,

anche se si tratta di una due volumi a cinque porte sufficientemente capiente per la sua categoria, ma per ‘dedicata alle famiglie’. Infatti, è stata addomesticata, e per esempio, senza rinunciare al 4 Well Drive. Il suo cambio automatico sul sempre attuale motore boxer che con il baricentro bassissimo la mantiene guidabilissima e stabile, ha il comando che non consente di inserire manualmente le marce. Né, al volante, ci sono le consuete palette per cambiare le marce a mano. La leva del cambio, o meglio il pomello del comando delle varie e consuete funzioni di marcia, ha invece una posizione che ci aiuta a guidare veloce in montagna, bypassando l’efficienza della frizione, anzi del cambio a variazione continua Subaru Lineartronice e

 consente di utilizzare il freno motore.

Il che, in un motore a benzina, 1600 DOHC, da 114 CV16 valvole a iniezione sequenziale multipoint Euro6, coppia massima più bassa, portata a 3.600 giri dai 4.000 della versione precedente, può tornare utile. La proviamo sulle colline di Fagagna, a una decina di km da Udine. Una serie di piacevoli saliscendi, dove il panorama delle colline moreniche, immerso nel verde, si alterna a scorci di paesaggio agreste. Lì si trova il Golf club Villaverde di Fagagna. Un’oasi di verde e serenità in mezzo alla natura. Il motore della Nuova Impreza, la quinta generazione di un’auto della quale dal 1992 sono stati prodotti 2.500.000 esemplari, è aspirato. E all’occorrenza tira. Ma, proprio perché questa è una versione più tranquilla della Subaru di media cilindrata, nel ciclo misto,

dosando l’acceleratore consuma poco più di 6 litri per cento chilometri.

Ce lo segnala il computer di bordo,che come sulle altre Subaru mostra il rendimento del nostro stile di guida sul grande display centrale, visibile anche ai passeggeri, riportando alcuni dei dati su quello più piccolo situato tra i due strumenti a orologio dietro al volante. Proviamo a vedere nel misto che cosa succede. Forziamo un po’ la mano e proviamo a sollevare il piede dall’acceleratore anche quando il manuale del pilota ci consiglierebbe di tenere schiacciato a fondo l’acceleratore per sfruttare pienamente l’effetto delle quattro ruote motrici. Ma

l’Impreza non si scompone.

Il paesaggio qua intorno è splendido, ma si è fatta l’ora di rientrare. Così diamo una ripassata ai sistemi di sicurezza e assistenza alla guida della Nuova Impreza. Che monta di serie l’EyeSight, il sistema a doppia telecamera proposto in Italia da circa tre anni, che rende sempre più efficace l’Adaptive cruise control, la guida automatica che si adatta al traffico, ci avverte se sta sopraggiungendo un altro veicolo, frena in tempi più rapidi dei nostri riflessi se ci si para davanti un ostacolo imprevisto o chi ci precede si ferma bruscamente, mantiene l’auto al centro della carreggiata. Un sistema, che proprio con Impreza ha fatto vincere

a Subaru il President’s Award della Japan Techno-Economic Society (Jates) in Giappone,

proprio per lo sviluppo del sistema EyeSight. Acc. Mi sono dimenticato che ho promesso di ritirare un pacco ingombrante. Niente di grave. Perché la Nuova Subaru Impreza, dai 380 litri di bagagliaio nella versione normale, arriva a oltre IMG_7230[1] IMG_7234[1] IMG_6949[1] IMG_6777[1] IMG_6957[1] IMG_6958[1] IMG_6959[1] IMG_6962[1] IMG_6971[1] IMG_6993[1] IMG_7010 IMG_7002 IMG_7008 IMG_7011 IMG_70141.500 litri con i sedili posteriori ripiegati. Il peso dell’auto? Nella norma, e pure alleggerita rispetto alla versione precedente. Anche nel motore, che pesa ben 12 kg in meno per assicurare una ancor maggiore tenuta di strada e maneggevolezza, nella guida normale come in quella più veloce, dove si può…

#charlieinauto/75