Poco di più…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho visto il dispiacere sul suo viso per un momento, ma l’ho lasciato andare involontariamente.
“Grazie, sei molto gentile,” rise, “e dove abiti?”
“Più in alto”, dissi,
“Ah. Per ora è tutto”, disse, ancora in piedi.
– Ok ciao, aspetto un attimo
La ragazza mutò il suo sorriso in una smorfia ma dopo un po’ bussò alla porta.
Sto aspettando che qualcuno lo apra, in realtà è la signora Mimi
All’improvviso la porta cigolò e sulla soglia apparve la figura bassa di una donna dai capelli grigi.
-Ragazza..- iniziò ma la mora la interruppe subito
-Ciao nonna- strillò anche lei entrando in fretta nell’appartamento senza far arrivare la parola alla signora.

Entrai nell’appartamento riflettendo ulteriormente sulla situazione che si era verificata pochi istanti fa, mi legai i capelli in uno chignon e andai in cucina.
Sorrisi mentre i miei occhi cadevano sulla bottiglia di succo sul bancone.
L’ho preso in una mano e ho messo un bicchiere nell’altra.
Ho attraversato il soggiorno fino alla mia stanza.
Non è stato fantastico ma ha soddisfatto le mie aspettative.
Mi sono seduto sul letto cercando il telecomando della TV.
Ho gemuto piano quando ho visto uno stupido reality show.
Sospirai e presi la borsa.
Ho immerso la mano e stavo per estrarre il telefono quando ho sentito il materiale ruvido sotto la punta delle dita, ho scosso la testa e ho avvicinato la mano a me.
Ero confuso quando ho notato un piccolo pezzo di carta piegato.
Girai la testa di lato e la posai.

“è arrivato il tuo momento”

Ho trattenuto il respiro vedendo le lettere disposte in una frase, tre parole, 16 lettere.
Tanti pensieri mi sono passati per la testa.
Da dove viene questa carta? Chi è il mittente? E io sono il destinatario?
Sospirai sonoramente perché non potevo rispondere a nessuna di queste domande.
Sono migliorato a letto, anche se non mi sentivo a disagio.
Ho analizzato tutti i possibili momenti in cui il biglietto poteva essere nella mia borsa.
Purtroppo non mi è venuto in mente niente.
gemetti, sentendomi impotente.
Stavo discutendo se dirlo ai miei genitori o no.

“Ehi mamma,” dissi dolcemente.
“Ehi piccola, cosa c’è che non va se chiami?” chiese e sentii la sua voce tremare.
“Niente”, mentii
“Volevo solo chiederti quando tornerai a casa tu e tuo padre.”
“Oh baby,” gemette, “non andremo a casa oggi, dopotutto ti ho lasciato un biglietto in cucina.”
Confuso, mi alzai dal letto e attraversai rapidamente il corridoio verso il soggiorno e poi la cucina.
Ho guardato nervosamente in cucina ma non ho visto carta.
«No.» Cercai di controllare la mia voce.
-Come non lo è? chiese.L’ho appeso sul lato del frigorifero.
Sentendo le parole di mia madre, sono andato subito al frigorifero e ho notato un pezzo di carta bianca.
Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho sentito la ruvidità sotto la punta delle dita.

– Perché sei così nervoso, c’è qualcosa che non va? chiese incerta.
-No, va bene.
-Okay, a domani, ti vogliamo bene piccola
– Anch’io – dissi e premetti il pulsante rosso, chiudendo così la conversazione con mia madre.
Diedi una rapida occhiata al foglio che avevo in mano, poi lo appallottolai e lo gettai nella spazzatura.
Mi stiracchiai in mezzo alla cucina, poi sbadigliai leggermente.
Mi sono calmato e sono andato in camera mia chiudendo la porta d’ingresso.
Ho preso il mio pigiama, che consisteva in pantaloncini e una maglietta dei Chicago Bulls.
Mio padre li adorava, quindi ha contagiato anche me.
Ho mosso le gambe e in un attimo ero in piedi in mezzo al bagno.
Ho sciolto i capelli e mi sono lavato il viso con il toner, lavando via ogni traccia di mascara.
Mi sono spogliato e sono passato sotto il getto d’acqua calda che avevo impostato in precedenza.
Mi sono lavato i capelli e poi il corpo.
Sono uscito dalla cabina e mi sono avvolto in un asciugamano.
Ho spruzzato il deodorante e mi sono messo gli indumenti da notte.
Sono andato dritto a letto.
Sono caduto sul cuscino e mi sono addormentato.
Sono stato svegliato da un forte bussare alla porta, che dopo un po’ si è zittito, sono saltato giù velocemente dal materasso e mi sono diretto verso la porta d’ingresso.
Esitante, girai la chiave e infilai delicatamente la testa attraverso lo stipite della porta.
Quando non vidi nessuno, aprii di più gli occhi e scesi le scale.
Stavo per rientrare nell’appartamento quando ho sentito uno strano tocco sotto il piede.
Mi chinai e raccolsi il biglietto.

“La tua vita è un gioco
ho un burlone”

Poco di più…ultima modifica: 2023-02-19T11:43:54+01:00da REGINA_DISTELLE
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