Stamattina è passato il giardiniere a raccogliere una montagna di foglie morte; fosse dipeso da me, le avrei lasciate lì a marezzare il giardino, ma mi hanno insegnato che anche per i fazzoletti di terra esiste il decoro, per cui ho permesso a Giuseppe di fare la sua parte. Mentre riponeva gli attrezzi nel furgoncino, avendo notato sul suo viso un’espressione come di chi è sul punto di chiedere il consulto di una cartomante, ho chiesto spiegazioni e lui, laconico, ha confessato di temere per il futuro, perché le chiamate continuano a diminuire.
La pandemia ci sta consegnando a un mondo che avrà urgenza d’essere riparato, ma intanto bisogna fronteggiare disperazione e panico, e ignorare i negazionisti, incapaci di capire la drammaticità dei tempi che tuttavia, proprio per il loro carattere di eccezionalità, dovrebbero costituire un di più per la comprensione, ma tant’è. Toccherà alle persone risolte e ragionevoli costruire una visione del futuro che possa traghettarci in una diversa stagione dell’esistenza, assecondando il presente quel tanto che basta a non morire.