The First Night of Fall and Falling Rain

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La pioggia comune è tornata

Obliqua e incolore, pallida e anonima,

Flebile cade nella prima sera

Al primo accenno del vero autunno,

La lunga e tarda luce si era lentamente raccolta

Un fuligginoso bosco di nuvoloso cielo, smorzato e distante    sempre più

Fino a che, come l’imbrunire, il senso stesso dell’individualità è svanito,

Una debolezza che niente ha arrestato, diminuito o negato o messo da parte

Né il tè né, dopo un’ora, il whisky,

Ghiaccio e poi un piacevole chiarore, un bruciore,

E le prime lingue di fuoco che saltano

Sin da una fredda notte di maggio, troppo tempo fa per non essere

Che un freddo e vivido ricordo.

Lo sguardo fisso, vuoto e senza pensiero

Oltre le nebbie dell’emozione della tristezza immotivata,

All’improvviso tutta la coscienza si è tramutata in spontanea contentezza;

Sapendo senza pensare come la pioggia che cade (fuori, dappertutto)

In una lenta sostenuta costante vibrazione dappertutto all’esterno

Picchiettando sulla finestra, rigando il tetto, scorrendo nel canale di scolo

E risvegliando il senso, ancora una volta, di tutto ciò che viveva fuori da noi,

Al di là dell’emozione, al di là delle gonfie ombre distorte e delle luci

Della città giocattolo e della fiera delle vanità della vigile coscienza!

Delmore Schwartz, The First Night of Fall and Falling Rain

Tutte le volte che viene a piovere, quel suono schiude alla figura di un desiderio sublimato dalla distanza. Il retrogusto del passato, particolarmente caro a chi opera un’esplorazione cognitiva del presente solo per dovere, vive di due momenti antitetici: rimozione e ricordo. Il  primo è figlio di una distorsione, il secondo di una nostalgia che si stempera in una gnosi perduta.

The First Night of Fall and Falling Rainultima modifica: 2020-11-04T16:46:01+01:00da Eryn_gium