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LA LEGGE ELETTORALE, LA CULTURA E L'ETICA


Un caro amico virtuale dotato di un elevato senso etico ed autore di un post sulla legge elettorale, nel quale dichiarava la sua predilezione per il sistema proporzionale puro delineato dalla carta costituzionale,mi invitava ad esprimere la mia opinione a riguardo. In realtà in un commento, inopinatamente svanito nel web, io avevo già notato che detto metodo, in atto durante gran parte del periodo della così detta "prima repubblica", non aveva fornito buoni risultati perché aveva portato alla ricattabilità della maggioranza parlamentare da parte di sparuti gruppi di  opinione, aggregati per conseguire la governabilità del Paese, cosa che aveva indotto l'On. Mario Segni a promuovere un referendum per l'adozione del sistema uninominale maggioritario, approvato dagli elettori italiani, ma mai concretamente attuato perché immediatamente ibridato da una quota proporzionale del 25% nel complesso definito "Mattarellum". Infine precisavo le mie conclusioni sull'argomento, tuttavia a ripeterle ora, dopo l'ultima sentenza a riguardo della Corte Costituzionale, avrei l'impressione di raccontar favole! Ad esser sincero debbo dire che la decisione del supremo Garante della Legge fondamentale ha generato in me notevole sconcerto perché, secondo le mie più che modeste capacità di comprensione, se c'é un istituto in grado di garantire il raggiungimento, sia pure con riserva, della volontà della maggioranza del corpo elettorale questo é proprio il ballottaggio! é vero: non é contemplato nella Costituzione, ma neppure sono contemplati il premio di maggioranza, i capilista bloccati e la possibilità di candidarsi in una pluralità di collegi! eppure mi sembrano statuizioni molto meno democratiche! "absit iniuria verbis" ma ho l'impressione che il tempio del diritto assomigli un po' ad un altro Tempio di cui ho memoria. Non credo di andare molto fuori tema se riporto da un articolo comparso sulla "Stampa"  con il titolo "Quel legame tra il congiuntivo e la slavina" a firma di Antonella Boralevi il seguente passo: "Il Presidente dell'Accademia della Crusca Sabatini, pochi giorni fa, quando scoppiò il caso dei congiuntivi (alla Fantozzi) di de Maio, dichiarò che i politici *devono essere colti per dare l'esempio*. Io direi che i politici hanno la responsabilità di essere colti. Pensare di amministrare una nazione e 60 milioni di vite, senza sapere l'italiano, senza studiare, senza parlare correttamente é un indizio evidente di arroganza. Nasconde un chissenefrega grande come una slavina. Come possiamo pensare che chi non si preoccupa di studiare l'italiano, si preoccupi di informarsi sui fatti e sulle modalità per rispondere alle esigenze della buona gestione del Paese?" E' vero, in un altro articolo, comparso sempre sulla "Stampa" nei giorni scorsi, si sosteneva che il 70% degli italiani é analfabeta, non nel senso letterale, ma nel senso che dopo aver letto od ascoltato un discorso di media complessità non lo ricorda e, comunque, non é capace di interpretalo e capirne il significato: cosa estremamente grave perché spiana la strada alla realizzazione di tutte le ambizioni degli arrivisti, tuttavia c'é qualcosa di ancora più grave ed é la disponibilità anche delle persone colte a favorire, per tornaconti personali o per male interpretati doveri  di parte, la realizzazione di quelle ambizioni che niente hanno a che fare con il bene comune.