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ICEBERG, IL PROFESSORE ED I CANI PERICOLOSI


La prima notizia di Iceberg mi é pervenuta da "Change.org" con la richiesta di sottoscrivere la petizione per la sua liberazione. Iceberg é una giovane femmina di Dogo argentino che in Danimarca era stata sottratta al suo proprietario perché appartenente ad una delle razze ivi ritenute pericolose e perciò non ammesse. La raccolta di più di quattrocentomila firme di adesione ha indotto la Danimarca ad emanare una legge con effetti retroattivi per ridare la libertà al cane, che così ha potuto rientrare in Italia. Il programma di RAI1 "La vita in diretta" ha mostrato il commovente incontro tra Iceberg ed il suo proprietario ed ha invitato in studio un noto professore ed una veterinaria per commentare l'episodio e l'avvenimento. Al di là delle peregrine ed apodittiche affermazioni del professore, secondo cui tra l'uomo ed il cane sussisterebbe la differenza fondamentale dell'anima, in possesso solo del primo, e di quelle più pacate della veterinaria la quale, evitando qualsiasi speculazione di carattere filosofico od etico, si é limitata ad osservare che entrambi sono esseri senzienti, quello che ha colpito la mia attenzione ed ha ancor più suscitato la mia apprensione é stata la possibilità di riscontrare la qualità del rapporto esistente tra cane e padrone, rilevabile dai loro reciproci...."B A C I"estesi con naturalezza dal primo ad altri personaggi presenti. Iceberg infatti appartiene ad una razza di grande mole e forte tempra e temperamento selezionata per la caccia a grossi animali predatori, quali il puma ed il giaguaro, che deve essere allevata e detenuta da persone che sappiano imporre con calma e fermezza la propria volontà, diversamente il cane,  conformemente al suo istinto di animale sociale, tenderà ad assumere il predominio e non sarà più gestibile, diventando pericoloso. Perché la verità é che non esistono cani pericolosi, ma uomini pericolosi, o perché, privi di senso etico, tendono a produrre cani squilibrati proprio per lucrare sui loro difetti o, comunque, avvalersene, ovvero perché, nella errata convinzione di poter sopperire alla loro debolezza caratteriale, tendono a prediligere soggetti molto prestanti, i quali fatalmente finiranno per assumere il ruolo di dominanti, non solo nei confronti dei loro proprietari, e per cercare di imporre la loro preminenza con i mezzi loro propri.