Dall’Irlanda alla Calabria sognando ad ogni aperti

 

downloadSono tornato da una settimana di vacanza dall’Irlanda e dopo due giorni dal mio arrivo, mi sono spostato nella locride calabrese, e precisamente in un paesino alle pendici delle Serre che si chiama Bivongi. Dal verde irlandese al verde calabro. Stessi colori, stessi paesaggi, con le dovute differenze ma con un livello organizzativo molto diverso. Se in Irlanda il livello massimo è dieci qui siamo a zero. Siamo nella locride, qui non vediamo le speculazioni cementificatrici del tirreno cosentino e non ci sono quei turisti-mannari che occupano spiagge, strade parcheggi, vie , vicoletti e condomini. Qui, per fortuna , non è arrivato, ancora, quel turismo di massa che, in altre zone della Calabria, porta ed ha portato ricchezza solo a chi era ed è già ricco e che invece ha distrutto storie e tradizioni millenarie, passandoci sopra come un carrarmato, stravolgendone perfino la gastronomia, mettendo al posto di quella contadina e marinara quella delle città dalle quali provengono la maggior parte dei turisti. Anche il dialetto in Calabria, sta scomparendo sostituito da altri dialetti, mentre in Irlanda lo studiano a scuola. Qui nella locride, e in genere nella provincia reggina , ancora è tutto come la Calabria di un tempo, di 30-40 anni fa. Da questi luoghi , potrebbe cominciare un turismo sostenibile e responsabile, fatto di visitatori e non da turisti consumatori di territori . Una rinascita sociale  capace di tenere unite le tradizioni, la cultura, la gastronomia, con la modernità necessaria capace di elevare il tenore di vita nel quale vive è ridotta la stragrande maggioranza del popolo calabrese. Bivongi dove si soggiorna in piena pace, ha delle bellezze che non hanno niente da invidiare all’Irlanda. Non sto mentendo , è la verità, la bellezza nella quale sono incastonati paesini antichi, come Stilo, patria di Tommaso Campanella, Bivongi, Pazzano, Monasterace e l’antica Kaulon, Caulonia, Riace, è straordinaria. Una zona ricca di storie e memorie che non hanno eguali in altri luoghi e che hanno radici antiche che risalgono alla Grecia, la nostra patria madre. Visitate il monastero dei monaci di San Giovanni Theristis fra le bellissime montagne che sovrastano la grande fiumara nella vallata dello Stilaro, o le cascate del Marmarico luogo magico pieno di elfi. La grande fiumara piena di pietre bianche  che abbagliano, circondata da piccole case abbandonate da pastori e contadini, segni di un lavoro oramai scomparso. Se tutto questo fosse in un angolo sperduto dell’Irlanda, sarebbe valorizzato al massimo. Le strade sarebbero percorribili, la segnaletica sarebbe ben visibile e non bucherellata, il lavoro sarebbe rivalutato e attorno a queste bellezze ci lavorerebbero decine di giovani che avrebbero la possibilità di inventarsi tante nuove occasioni per restare in questi luoghi. La politica, le istituzioni, lo Stato, sono lontani da questi luoghi, se ne avverte a naso la loro assenza, la loro negligenza, la loro distanza stellare. La gente si abitua al degrado, non avverte la bellezza dei luoghi di appartenenza , non li sente appartenere a se stessi, e non ne capisce l’utilità. C’è bisogno di una rinascimento, nella nostra Calabria, che spazzi via questo modo arcaico di pensare, che fa da base portante alla ‘ndrangheta, rendendoci tutti ‘ndranghetisti, complici silenti, affiliati senza farsi bruciare le madonne fra le mani. Le istituzioni calabresi, sono oramai incancrenite, non sono capaci di poter risolvere queste problematiche, perchè sono oramai corrotte fino all’osso, infiltrate dagli interessi economici della delinquenza, dai massoni, dalle camarille politiche e vogliono che tutto resti così com’è. I partiti, anche quelli che esistono sulla carta sono oramai nelle mani di arrivisti di ogni risma legati solo alla conquista ed al mantenimento delle poltrone conquistate comprandosi i voti. Anche la magistratura è inquinata ed infiltrata e si muove solo per convenienze politiche  e di appartenenze ad un clan piuttosto che ad un altro. Non è mai entrata nei gangli del potere, fra i colletti bianchi, nelle banche, nelle varie agenzie  di credito, non ha mai sondato la vita dei politici e di come riescano ad ottenere migliaia di voti, senza essere mai presenti nei territori, fra la gente. La Chiesa che avrebbe potuto avere un ruolo, come lo ha fra i poveri, la Chiesa sud americana, è completamente assente, divisa da lotte interne di potere per gestire le uniche entrate provenienti dai luoghi di culto e di miracoli nei quali a migliaia si recano i calabresi. Ogni esperienza positiva, che nasce in Calabria, dall’esperienza collettiva dei comitati del “sud ribelle”, all’esperienza umana di Padre Fedele, al coraggio di Mimmo Lucano a Riace, deve essere distrutta, perseguita, incarcerata, e presentata agli occhi di tutti, come negativa. L’ultimo esperimento, politico giudiziario,  è avvenuto su Riace. Riace era una risposta dal basso, al degrado calabrese. In quel paesino di poche migliaia di abitanti, erano concentrate la forza del dialogo, la lotta alla ‘ndrangheta, il recupero dei centri storici, la lotta alle speculazioni, il recupero del lavoro legato alle tradizioni popolari, l’accoglienza e la piena integrazione. Era un esperimento che poteva allargarsi, ai paesi vicini, poi alla provincia e infine avrebbe potuto contaminare l’intera regione. La Calabria della solidarietà, dell’accoglienza, della storia e della memoria, lontana dalla politica politicata, dalle camarille e dalle clientele, si stava riconoscendo nell’azione pratica di questo piccolo sindaco, che aveva adottato come forma di governo solo l’istinto umano, non la Costituzione, non le leggi giuste, ma solo il principio dell’umanità, che non riconosce il colore della pelle o del linguaggio, ma solo quello cristiano e marxista dell’altro che diventa “noi”. Mimmo Lucano è entrato quindi nel mirino dei potenti, dei conquistadores, prima del super poliziotto Minniti, poi di Salvini, poi di integerrimi prefetti, di magistrati sconosciuti e mai conosciuti per lotte ai boss locali, e quindi di tutte le armi della nostra giustizia, carabinieri, poliziotti, guardie di finanza, forestale. Tutti hanno fatto visita a Riace, sequestrando tutto ciò che c’era da sequestrare, finanche le stalle degli asini, poi cacciando l’umanità, deportando oltre 600 donne, uomini e bambini cresciuti e nati a Riace, in altri luoghi  del sud Italia. La più grande deportazione avvenuta in Italia negli ultimi 70 anni, avvenuta nel silenzio di tutti. Lucano oggi è sotto processo nel Tribunale di Locri e rischia 15 anni di carcere, per delitti commessi in nome dell’accoglienza e dell’umanità. Non ha rubato soldi, non ha un libretto anonimo alle Maldive, vive da povero in una casa lontana dalla sua Riace dove è confinato, come mai è stato fatto ad un qualsiasi boss della locride. Lucano è più pericoloso di un boss, e forse questo è assolutamente vero, perchè il messaggio di Lucano, rompe gli schemi del potere e rende liberi gli uomini, mentre quelli dei boss rafforzano il potere, lo rendono necessario, creando uomini servi, accomodanti, succubi dei poteri stessi. Per tutto questo la Calabria resta terra di emigranti. Chi non fa parte di queste logiche, appena può se ne scappa e non ha intenzione di ritornarvi per nessun motivo. Sono migliaia i giovani che appena si laureano nelle nostre università , se ne scappano all’estero dove trovano subito lavoro ben retribuito e soprattutto civiltà nel vivere. Per tutto questo, in Calabria non servono i Gratteri, o  mille poliziotti in più, o  cento nuovi posti di blocco, o l’esercito, o la costruzione di nuove carceri. Servono libri, cultura, luoghi di incontro, dialogo, cinema, arte, conoscenza dei luoghi. La scuola deve diventare gratuita per tutti ed a tutti deve essere consentito la continuità negli studi con libri gratis, senza tasse, con case gratuite per chi studia fuori il proprio comune. Sarebbe questa la vera rivoluzione culturale , che attraverserebbe tutta la società, restituendo ad ogni cittadino la propria storia, la propria cultura, le proprie radici. Un movimento culturale che parte dal basso è di questo che avrebbe bisogno, più di ogni altro programma elettorale .  E’ più forte una lezione del naturalista Francesco Bevilacqua ai giovani delle scuole, che una retata di Gratteri, perchè la retata, in un ambiente che si decuplica da solo, fa solo spazio ad altri pronti a prenderne il posto degli arrestati, che finiscono in un carcere dove vengono accolti ed educati, da quelli che ci sono finiti prima, mettendo in moto un circolo vizioso che dura oramai da secoli. Bisogna ripulire l’acqua inquinata, e fino a quando l’acqua resterà inquinata , i pesci saranno sempre inquinati. La lezione di Bevilacqua apre la mente, lo stimola a conoscere il proprio territorio, a tenerlo pulito, a difenderlo se necessario da cementificazioni, o distruzioni e soprattutto dona speranza, dimostrando che tutto ciò di cui abbiamo bisogno per far ripartire alla grande la nostra regione lo abbiamo già.

Dall’Irlanda alla Calabria sognando ad ogni apertiultima modifica: 2019-08-18T07:50:36+02:00da sciroccorosso