La trappola dell’educazione alla legalità

Murale Marruzzo Cirillo“Professionisti dell’antimafia” così Leonarda Sciascia tacciò in un articolo del 1987 uscito sul Corriere della sera,  tutti coloro che con una presunta lotta alla mafia facevano carriera in tutti i settori, dalla stessa magistratura, al giornalismo, alla politica,  alla pubblicazione di libri . Ecco un passo esplicativo di questo pensiero : “ E da tener presente: l’antimafia come strumento di potere. Che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando. E ne abbiamo qualche sintomo, qualche avvisaglia. Prendiamo, per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei – come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall’acqua che manca all’immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno. Ed è da dire che il senso di questo rischio, di questo pericolo, particolarmente aleggia dentro la Democrazia Cristiana: « et pour cause», come si è tentato prima dl spiegare. Questo è un esempio ipotetico “.

Questo ancora oggi si verifica un po’ ovunque, e si evidenzia in modo eclatante nei giorni nei quali si commemora un magistrato assassinato o qualche semplice cittadino assassinato. Gli ultimi esempi quelli su Borsellino e Falcone, quello su Peppino Impastato, quello su Giannino Losardo e così via seguendo le logiche del calendario dei morti ammazzati. Gli stessi che non hanno mosso un dito sui magistrati , politici, persone come Impastato, li si vede in prima fila a commuoversi, a imprecare contro gli assassini, a chiedere pene severe, a chiedere la promulgazione di leggi severe sulle carceri e la detenzione. Se oggi qualche associazione o cittadino chiede l’abolizione del 41 bis, ritenuto anche dalla Corte di Strasburgo nel 2019  strumento di tortura,  passa subito come amico dei mafiosi e mafioso stesso.

La vita dei magistrati e dei militanti assassinati vengono stravolte a piacimento dai governi imperanti, dalle personalità politiche in voga e ognuno combatte per tirare la coperta del povero morto a proprio favore. Perfino Peppino Impastato che è stato contro i poteri borghesi, contro la società capitalista, militante comunista, viene presentato come un uomo vicino alle istituzioni, amante della bellezza e della sua ricerca, da una parte e infangato ancora oggi come attentatore estremista, dall’altra.

La parola magica oggi è “educare alla legalità” e su questo concetto ecco fiumi di parole su tutto ciò che è legale, inondando le scuole, i comuni, le parrocchie, dimenticando un concetto importante che sta alla base della legalità, e cioè il principio che i primi a dimostrare di essere legali dovrebbero essere  coloro che vivono nelle istituzioni e che fanno delle istituzioni il proprio campo di battaglia.

leonardo-sciasciaViviamo in una società dalle grosse discrepanze sociali, gente che non sa come arrivare alla fine del mese, operai sfruttati, morti sul lavoro ogni giorno, donne violentate, famiglie nelle quali ci si ammazza un giorno si ed uno no, preti pedofili protetti dalle curie, scuole diventate oggetti di consumo piuttosto che di cultura, immigrati rigettati in mare o rinchiusi in lager, prigioni dove si commettono pestaggi quotidianamente da parte di squadrette di agenti, carabinieri arrestati per droga o per torture, gente che viene sfrattata e buttata per strada, anziani rinchiusi in RSA dove muoiono di Covid abbandonati lì dalle famiglie, un paese entrato in una guerra non sua nonostante lo vieti la Costituzione , ambiente devastato ovunque seguendo le esigenze del commercio e dell’investimento e in risposta a tutto questo si va nelle scuole ad educare i bambini alla legalità. Ma di quale legalità si parla ? E soprattutto bisogna chiedersi dove sta la vera legalità ? basta schierarsi a favore di Falcone e Borsellino per essere anti mafia ? Basta omaggiare da un palco Giannino Losardo per essere contro la cosca di Muto ?  Non può esistere una legalità condivisa da tutti in una società divisa in classi potenti e classi deboli, non può esistere la legalità se ad esercitarla è gente che ha fatto del potere la propria professione .

E l’educazione alla legalità ancora di più non si può esercitare in una terra come la Calabria dove i primi ad essere illegali sono proprio i poteri forti che da decenni la gestiscono come se fosse un’azienda propria. Gli unici ad essere educati alla legalità dovrebbero essere i sindaci, i prefetti, molti magistrati, molti delle forze dell’ordine, molti dirigenti e funzionari, molti professionisti e soprattutto molti politici che hanno fatto carriera , così come scriveva Sciascia , muovendosi  in questi ambiti anzi nascondendosi in questi ambiti. Fermo restando  e ne sono convinto avendone conosciuti personalmente, che esistono sindaci, magistrati, forze dell’ordine che fanno il proprio dovere e lo fanno in silenzio, senza apparire nelle Tv di Stato, senza scrivere libri, senza essere presenti alle commemorazioni benedicendo urbi et orbi .

Prossimo appuntamento il 22 giugno a Cetraro per celebrare Giannino Losardo ucciso dalla cosca locale il 22 giugno del 1980, dove assisteremo all’ennesima passerella di sindaci, amministratori a tutti i livelli, giornalisti pennivendoli, vescovi .

 

Per chi volesse leggere l’articolo completo di Sciascia basta cliccare https://www.archivioantimafia.org/sciascia.php

 

La trappola dell’educazione alla legalitàultima modifica: 2022-05-28T16:58:45+02:00da sciroccorosso