L’Isola di Dino ritorna alla comunità, che ne farà il nuovo sindaco ?

Ma i problemi potrebbero iniziare proprio con questa vittoria

La Calabria come colonia

273043287_2063674010480107_4581003075518767388_nI finanziamenti per il sud, negli anni 60 furono cospicui, e la Calabria era vista come terra di conquista al pari delle terre del west. Imprenditori del Nord ci si fiondarono a pesce ed il primo fu il Conte Rivetti, industriale bresciano,  che vide nella Basilicata prima e nella Calabria dopo,  le sua terre di conquista. I giornali del nord dell’epoca appoggiarono questa colonizzazione presentando il sud come arretrato e la nostra classe politica assente assieme agli imprenditori incapaci di capire ciò che si aveva tra le mani. Indro Montanelli così scriveva di noi “ prima che un industriale del nord, l’ing. Rivetti venisse a restituire questi luoghi al loro naturale destino di ottava meraviglia del mondo gli abitanti di Maratea vivevano come venti secoli fa: di fichi, di pomodori, di carrube, d’uva e di cacio pecorino”. E’ con questa logica che il Conte Rivetti arrivò , riverito e con tutti gli onori possibili ed immaginabili. Aprì degli stabilimenti di lavorazione del tessile prima a Maratea e poi a Praia a Mare   investendo nell’impresa non soldi propri ma quelli dello Stato , ben sei miliardi di vecchie lire. Dopo trent’anni di quegli investimenti non restano che strutture abbandonate appartenenti oramai all’archeologia industriale . Subito dopo il Conte Rivetti ecco arrivare agli inizi degli anni 60 Gianni Agnelli. Gli occhi di Agnelli andarono sulla meravigliosa isola dedicata molto probabilmente  in epoca greca alla dea Venere ( Aedina dall’antico greco), l’isola di Dino . Il pensiero di Agnelli era evidentemente quello di trasformarla in una piccola Capri, con alberghi, negozi per lo shopping e attracco per grandi yacth. Nel 1956, Agnelli ottenne una concessione di privatizzazione dell’isola per 99 anni e nel 1962 l’isola viene venduta per 50 milioni alla società amministrata dal comm. Bottani e dallo stesso Gianni Agnelli . L’Isola fino ad allora terra libera e incontaminata, divenne immediatamente terra di speculazione edilizia . La società di Agnelli  ottenne tutti i permessi necessari per costruirvi degli orribili  bungalow  con annesso ristorante, sala da ballo e piccolo attracco per le barche nella parte sud, ed altre costruzioni vennero edificate a mò di appartamenti privati nella parte alta senza che tutte queste abitazioni avessero allacci fognari. Ma l’affare non andò a buon fine  o almeno non andò per come Agnelli e suoi soci pensavano di fare e ben presto si ritirò dal progetto turistico sull’isola passando i beni ad altre società fra le quali quella del fratello gemello di Marcello Dell’Utri, Ing. Alberto. Anche con Dell’Utri e le società a lui collegate le cose non andarono nel verso giusto e anche queste abbandonarono  le opere costruite negli anni precedenti. Cercò di subentrare anche la Società Immobiliare Gabetti, che presentò negli anni 90 un progetto di eliporto che avrebbero dovuto collegare alberghi della Sila con l’isola. Ma anche questo progetto naufragò per l’intervento diretto del Ministero dei beni Ambientali sollecitato al diniego dagli ambientalisti.

Il reality Show

L'isola dei famosi
L’isola dei famosi

Nel 2014 e nel 2015 partì l’idea di realizzare un “reality show” sull’Isola sul modello dell’isola dei famosi. Perfetti sconosciuti arrivarono sull’isola e qui per dieci  giorni dovettero resistere senza cibo, né sigarette né altro. L’idea venne ad un imprenditore Matteo Cassiano, amministratore delegato dell’Isola di Dino Club che pensava di denunciare il degrado dell’Isola con questo reality. L’idea non ebbe successo, pur avendo ottenuto nel 2014 oltre 150 mila visualizzazioni ,  in quanto nessun nome famoso a livello nazionale aderì all’iniziativa e quindi l’iniziativa non ebbe nessuna rilevanza nazionale. Dopo le due edizioni il reality show venne chiuso.

 

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L’Isola divenne quindi terra di vandali che sfruttarono l’abbandono per depredare di tutto gli appartamenti ed i bungalow. E solo due anni fa il sindaco, ora ritiratosi da ogni competizione elettorale, Antonio Praticò, dietro pressione della regione e della Soprintendenza dei beni ambientali,  dovette intimare con 4 ordinanze contingibili ed urgenti (n. 495-496-497-498) , a Dell’Utri Alberto, a Giannotti Servetti Carla, alla Soc. Elisa s.r.l. , alla soc. Mara srl, catastalmente intestatari degli immobili presenti sull’ Isola Dino, di procedere entro 15 giorni alla completa verifica di tutti gli immobili, con caratterizzazione dei rifiuti presenti, ed entro 90 giorni alla completa rimozione di tutte le varie tipologie di rifiuti risultanti dalla caratterizzazione, cosa mai avvenuta. I rifiuti restano ancora lì e non sono cosa da poco.

L’isola ritorna al Comune

Ed ecco come un fulmine a ciel sereno arrivare sulla cittadina praiese una sentenza esplosiva . Una  notizia che fa bene non solo ai praiesi ma  a tutti i cittadini dell’Alto Tirreno cosentino ed all’intera Calabria. L’Isola di Dino , unica isola della Calabria assieme all’isola di Cirella , è ritornata ad essere di proprietà del Comune e quindi di tutta la cittadinanza. Il primo a gioirne è stato l’ex sindaco Antonio Praticò che immediatamente ha  rivendicato la paternità dell’azione giudiziaria in un comunicato inviato alla stampa. “Finalmente – scrive il sindaco- dopo altri otto anni di controversie giudiziarie  un nuovo Magistrato, il Commissario per gli Usi civici della Calabria con sede in Catanzaro, dr Fabrizio Cosentino, conferma quanto stabilito dal dr Alberto Caprioli del Tribunale di Paola- sezione distaccata di Scalea e restituisce l’isola ai cittadini di Praia a mare. Tutto ritorna com’era a sessanta anni esatti dall’atto di vendita con il quale il Comune di Praia a Mare aveva ceduto l’isola all’Avvocato Agnelli. Con questa sentenza – continua Praticò-  viene riaffermato il principio che l’isola di Dino è interamente gravata da usi civici e pertanto tutti gli atti aventi ad oggetto detto bene sono affetti da nullità insanabile”.  Davvero una bella vittoria, ma  se vogliamo andare a fondo della vicenda giudiziaria Praticò non ha tutti questi meriti . Il primo ed unico che si oppose alla vendita fu la società “Isola Dino srl” che aveva acquistato a sua volta l’Isola dalla società “Isola Dino Spa” negli anni 70 e che nel 2005 aveva citato il Comune di Praia a mare  per ottenere la dichiarazione di nullità nell’atto di vendita del 1962. Allora il sindaco era Biagio Praticò fratello dell’attuale sindaco. Antonio era stato  sindaco sia nel 1993 che nel 1997, e quindi non poteva essere capolista, ma poteva stare in lista. Le elezioni furono vinte e Antonio  si mise in giunta. Alla richiesta di nullità della “Isola Dino srl”, il Comune  si oppose . L’opposizione “Noi per Praia” in un documento di qualche anno fa,  a firma del consigliere Maria Pia Malvarosa a proposito di questa opposizione del sindaco alla richiesta della società “Isola Dino srl” così scrisse: “ Il comune si costituiva eccependo l’inammissibilità della domanda di Palumbo in quanto avrebbe dovuto impugnare una delibera regionale del 2005 di accertamento degli sui civici , ritenendo infondata la richiesta di annullamento del contratto ribadendo la validità dello stesso  poiché nel 1962 a suo dire , non vi erano vincoli di uso civico, inoltre chiedeva il risarcimento per l’inadempimento degli obblighi assunti con il contratto. Chiamati in causa dal Comune, anche i terzi proprietari si costituivano eccependo il difetto di giurisdizione e la validità del contratto” . La vittoria va quindi ascritta esclusivamente a chi ha posto questo tipo di problematica. Ma comunque vista la situazione politica attuale e la mancanza di memoria storica fa bene Praticò e l’intera amministrazione a gioirne.

A giugno nuove elezioni

Forse per l’isola di Dino i problemi nascono proprio ora ed  i primi a preoccuparsene sono le associazioni ambientaliste che da decenni lottano per rendere fruibile a tutti questa enorme risorsa , mantenendo vive le grandi potenzialità che questa offre, prima di tutto come parte integrante del grande progetto ancora sulla carta che è il “Parco Marino della Riviera dei cedri “ che fino a qualche anno fa aveva la sede proprio a Praia a Mare.  Il fatto che nel comunicato Praticò parli delle costruzioni esistenti sull’isola come un bene ritornato alla cittadinanza  desta preoccupazioni in quanto lascia intendere che queste potrebbero essere ancora utilizzate, nonostante rappresentino un grave scempio dal punto di vista ambientale.  L’Isola andrebbe riportata allo stato naturale, con percorsi pedonali  fra la ricca vegetazione mediterranea unica in tutta la Calabria .  Nel comunicato però  Praticò parla anche di un finanziamento  di 175 mila euro da parte della Regione Calabria per la completa bonifica dell’isola, e se questo fosse vero potrebbe significare proprio  quello che si chiede da sempre e cioè la completa pulizia di tutta l’area. In effetti queste costruzioni sono in totale rovina e rappresentano un grosso problema dal punto di vista dell’inquinamento. Bisognerà capire quanto, questa paventata bonifica, appartenga alla propaganda elettorale già in corso e quanto alla verità. Praticò è una macchina da guerra e ancora non ha mosso le proprie pedine , come è suo solito vede prima cosa fanno gli altri e alla fine lui lancia il suo attacco, vincendo.

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Intanto Italia Nostra pone un serio problema riguardo all’isola di Dino. Quello dei fondali  attorno all’Isola ricchi di posidonia, di tante specie marine e di una specie di invertebrati  bentonici dalla struttura ramificata e piatta, ricoperta da tessuti molli chiamati Gorgonie . Sebbene la forma delle gorgonie possa far pensare ad una pianta, in realtà sono animali marini a tutti gli effetti. Sono definiti “animali coloniali”, cioè costituiti da molti piccoli animali singoli (polipi) che lavorano insieme come uno solo organismo corallo unico in tutto il mediterraneo . L’estate sia le grotte che tutta l’area attorno all’isola sono completamente invasi da barche di ogni tipo che mettono in pericolo sia i fondali che la fauna marina.  Ma non è solo questo c’è anche un rischio di insabbiamento.

Scrivono nel comunicato “ “La città dell’Isola Dino” presto potrebbe cambiare nome. Solo  2,4 metri l’altezza massima  dei fondali di fronte all’Isola Dino, ve ne erano mt 9  . Come è chiaramente visibile, l’accumulo di depositi di inerti  a Capo della Rena  procede rapidamente. Nel volgere di pochissimo tempo, l’innalzamento del fondo marino potrebbe chiudere l’insenatura .Purtroppo, alla gravità di quanto sta avvenendo corrisponde un’altrettanta grande disattenzione  e trascuratezza delle istituzioni locali e regionali. Ma l’Isola Dino, come l’Arcomagno è un grande attrattore turistico ed ambientale  , un punto di forza per tutto il territorio. Per questo  la questione isola Dino non può riguardare il solo comune di Praia a Mare, ma tutti i comuni e la  Regione Calabria”. Ma Italia Nostra lancia anche un allarme per i blocchi di cemento depositati attorno all’Isola come ancoraggio per le barche . Nell’ambito delle sue molteplici attività a tutela del territorio e dell’ambiente,  ha continuato nel corso di questi mesi a monitorare e documentare  la situazione dei fondali antistanti l’isola Dino, con particolare riferimento alla presenza e localizzazione  di massi di cemento utilizzati come corpi morti  per ancoraggio ed ai  danni da questi prodotti  con le cime affondate sulle praterie di Posidonia.

L’Isola di Dino ritorna alla comunità, che ne farà il nuovo sindaco ?ultima modifica: 2022-06-10T11:47:17+02:00da sciroccorosso