Locandina
Il modesto estensore di questo diario è assolutamente contrario ad ogni pratica sportiva attiva. Su quella passiva, invece, ha ammirazione per tutti i folli eroi che hanno messo nella loro disciplina la stessa follia tipica delle rockstar. Insomma, qui si ammirano solo gli atleti che non stanno tanto bene con la testa, la cui “capa” non li aiuta, come dicono a Salisburgo.
Per quanto sopra detto, prevalgono gli sport individuali, anche perché è assai più facile trovare singoli mentalmente disturbati che intere squadre disturbate, è statistico.
Ciò doverosamente premesso, veniamo al film: siamo ai limiti della perfezione. E grazie al piffero, è un film svedese!
E gne gne gne, non basta.
Non basta perché non è un fatto di solo confezione, di una ricostruzione maniacale (al capello, è il caso di dire) di colori, costumi e facce, perché questo è il minimo che ci si aspetta. Qua siamo proprio alla perfezione perché c’è l’alternanza filmica degli avversari, c’è un codice fatto di silenzi, malattia, freddo e inquietudine quando c’è Borg. Un altro codice fatto di rock and roll, parolacce, disco music e perdizione quando c’è McEnroe. Quindi lo spettatore non si annoia, anzi, è sempre la vecchia storia del duello finale tiratissimo, che quasi ci si mette a fare il tifo per l’uno o l’altro a seconda della propria inclinazione. Ci si sente come con Rocky Balboa e avversari, come con Fuga per la vittoria, come con Mezzogiorno di Fuoco: lo scontro ci sarà e sarà terribile. Non siamo di fronte a nulla di epocale ma semplicemente davanti a un prodotto come quelli di Ikea (fin troppo ovvio tirare fuori Ikea, a un certo punto): studiati a tavolino, intelligenti, ma come abbiamo fatto senza. Invece è ottimo cinema, due avversari che devono arrivare a menarsi a sangue, con noi a fare i guardoni standocene a casa sul divano invece di uscire. Praticamente la vita come dovrebbe sempre essere.