Il Brachetti dell’interno

Taniello   1 aprile 2019   Commenti disabilitati su Il Brachetti dell’interno
Photo by Egor Kamelev from Pexels

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Dalle elezioni politiche di marzo 2018 al momento in cui scrivo mi sento oppresso da una presenza costante e fastidiosa, come fosse una carie non curata, una zanzara che non muore, un’ernia sotto sforzo, un’emorroide non lenita, una cintura troppo stretta, un’unghia di un dito del piede non tagliata che raspa contro il calzino in una scarpa un poco stretta.
Ovunque mi giri, qualsiasi timeline scorra, ogni pagina che sfoglio, al bancone di ogni bar, in treno, nel bagno, ovunque c’è lui: quello di Milano che fa il ministro dell’interno e si cambia d’abito più velocemente di Brachetti, quello come un camaleonte ma che fa più impressione del povero rettile.

E poi sta sempre sulla bocca di tutti, ma che schifo!

L’uomo (diciamo) ha da lunghi anni imparato a intercettare l’umore del Paese (anche quello a sud), lo ha liberato dalla vergogna di certi pensieri (diciamo) un po’ nazisti e di lunghissima e colpevole sedimentazione. Il popolo ama che al potere (diciamo) ci sia un tizio che parla come mangia (malissimo, pubblica pure le foto dei delitti culinari), e si sente così assolto dai rutti mentali che produce. Persino Berlusca aveva un alone che lo rendeva mitico (un esercito come scorta, le “cene eleganti”, decine di accompagnatrici, il lettone di Putin) al di là del ruolo politico.
Qui invece abbiamo il ragù industriale, l’odio su base razziale, la legittima difesa.
Questo oggi, domani non si sa.

La cosa meravigliosa è che potrebbe andare peggio: stiamo parlando del ministero per la sicurezza interna, guidato in passato anche da personaggi discutibili, anche da carogne ma comunque di spessore innegabile. Il fatto che ora ci sia uno come quello lì dimostra l’esistenza e la speranza di dirigenti con le palle, consapevoli del loro ruolo e pronti a togliergli il giocattolo dalle mani qualora la cosa si facesse seria (annunci su FB a blitz in corso ne abbiamo?), altro che post ad cazzum sui social network.

Come è noto, la folla di piazza Venezia che acclama un balcone è stata sostituita dai social (onestamente andare una mezza giornata a Roma giusto per acclamare, oggi come oggi, può essere un poco scomodo), quindi l’obiettivo del “purché se ne parli va bene” è stato ampiamente raggiunto. Chiunque parli male di questo signore (cosa di cui onestamente è difficile fare a meno) fa in realtà il suo gioco, è una situazione di stallo.

Si potrebbero sprecare altre due parole su quei soggetti suoi alleati che gli reggono il gioco, che hanno consentito la sua ascesa sulla scaletta del pollaio, ma non meritano nemmeno quelle due parole, anche perché difficilmente le capirebbero.
E vogliamo parlare di politica locale? Degli scarti di lavorazione che si sono svegliati leghisti da un giorno all’altro? Naaaaaa.

Il suo non è consenso ma tifo fedele, è l’ennesimo uomo (diciamo) della provvidenza. Come tale potrà essere sconfitto solo dalla sua inconsistenza, dalla sua pochezza e dai danni collaterali che procurerà. E’ il sintomo, purtroppo, di un male più grande, di tutto il Paese. Scomparirà solo quando si rivelerà il bluff, quando qualcosa determinerà il risveglio dall’ipnosi (parzialmente) collettiva che lo sostiene. Oppure scomparirà solo se continua a mangiare cibo di merda, cosa che pure auspichiamo continui a fare.

Il Brachetti dell’internoultima modifica: 2019-04-01T15:40:58+02:00da Taniello