ELISABETTA II LO STILE DI UNA REGINA….IL SUO REGNO NELLA STORIA !

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London Bridge è crollato. La Regina Elisabetta, la sovrana dei record, sul trono d’Inghilterra da 70 anni, è morta. Alle 19.31 l’annuncio della BBC: “Sua Maestà si è spenta in pace”. Al suo fianco i figli, la principessa Anna, il principe Andrea, il principe Edoardo, il principe Carlo. Poi i nipoti William e Harry. Si è spenta nel silenzio di Balmoral, lontana da Buckingham Palace, dopo aver svolto l’ultimo servizio per i suoi sudditi: affidare alla nuova premier Liz Truss l’incarico di formare il governo. Negli ultimi scatti sorride Elisabetta II. Davanti al fuoco acceso nel caminetto. Indossa il kilt, una maglia grigia, l’immancabile borsetta, il bastone da passeggio. Abiti comuni che provano a nascondere quel che resta di quel portamento regale che tanto colpì il Consiglio, riunito a St.James’s Palace per formalizzare la successione, pochi giorni dopo la morte di Giorgio VI. “Il mio cuore è troppo colmo perché possa dire altro se non che lavorerò come fece mio padre”. Una promessa mantenuta fino all’ultimo dei suoi giorni. Il 6 febbraio 1952, quando re Giorgio VI morì, Elisabetta si trovava in Kenya con il marito Filippo, il duca di Edimburgo. La leggenda vuole che la notizia della morte del padre la raggiunse in una Treehouse, su un albero, in un lodge dall’impareggiabile vista sulla natura africana. Non andò così, fu un giornalista a cercare riscontro alle notizie che giungevano da lontano chiedendo alla corte. Dal Kenya Elisabetta tornò regina anche se formalmente l’incoronazione avvenne un anno e mezzo dopo, il 2 giugno 1953. Aveva 27 anni ed era mamma di Carlo e Anna. Basta scorrere vecchi filmati e fotografie per percepire la modernità della giovane sovrana. E’ nel primo ritratto, realizzato nell’aprile del 1952, per esempio. Indossa un abito del “suo” Norman Hartnell, lo stilista che disegnò per lei anche l’abito dell’incoronazione. Ha le spalle scoperte e indossa la tiara della Regina Mary. E moderna fu anche la cerimonia, trasmessa dalla BBC in diretta tv, tanto che i negozi di televisori furono presi d’assalto. Così come la decisione di aprire le “porte del palazzo” non solo alla ristretta cerchia di aristocratici che lo frequentava, ma a personalità illustri, scienziati, sportivi. Persino ai sudditi. Decenni prima delle Kardashian e dei Ferragnez – era il 1969 – andava in onda Royal Family, una sorta di documentario che raccontava il dietro le quinte di Buckingham Palace, talmente privato da essere sparito dai palinsesti. Cinque generazioni l’hanno vista Regina e lei ha visto succedersi 15 primi ministri, da Winston Churchill a Liz Truss e ha assistito a eventi storici: la fine dell’impero britannico, l’uscita del Regno Unito dall’Ue, la guerra delle Falklands/Malvine e i conflitti in Afghanistan e Iraq, gli attentati islamisti, la pandemia da Covid-19. Con la sua schiera di nipoti e pronipoti, ha vissuto anche alterne e complicate vicende familiari: nel 1992, l’Annus Horribilis, quando assistette impotente all’annuncio della separazione del principe Andrea da Sarah Ferguson, poi il divorzio della principessa Anna da Mark Phillips e infine l’uscita del libro ‘Diana. La sua vera storia’ di Andrew Morton, che segnò l’inizio della fine del matrimonio dell’erede al trono, Carlo, con la principessa. Nel 1997, un altro momento molto delicato: la morte di Diana, il 31 agosto, a Parigi. La tragica fine di Lady D rischiò di farle vacillare il trono tanto che lei, il 5 settembre, decise di parlare in tv per esprimere il suo dolore e la vicinanza al lutto delle persone che, all’esterno di Buckingham Palace, continuavano a depositare fiori in ricordo della ‘principessa del popolo’. Il “fantasma” di Diana ha accompagnato a lungo la sovrana che solo nel messaggio dell’ultimo Giubileo ha espresso un desiderio che non è certamente passato inosservato ai sudditi e ai tabloid: che Camilla Parker-Bowles moglie dell’erede al trono sia considerata la Regina consorte quando il figlio Carlo diventerà Re. “E’ mio sincero desiderio che, quando arriverà questo momento, Camilla sia considerata Regina consorte mentre continua con il suo servizio leale”, ha detto la sovrana chiedendo ai cittadini britannici di “dare a Carlo e alla sua sposa lo stesso appoggio che hanno dato a me”. Negli ultimi tempi, fiaccata dalla morte del principe Filippo, una vita al suo fianco, e dai problemi di salute, Elisabetta II aveva diradato gli impegni centellinando le apparizioni pubbliche, persino in occasione del Giubileo per i suoi 70 anni di regno e della tradizionale cerimonia d’apertura del Parlamento.

Fino alle ultime notizie di oggi giovedì 8 settembre 2022. Una data che finirà nei libri di storia. Il giorno in cui il London Bridge, quello di una nota canzoncina per bambini, è davvero caduto. La Regina è morta. God save the Queen.

Giubileo di platino della Regina

SOGNARE

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È bello sognare… permette di valicare i confini cupi della realtà e di varcare la soglia verso un mondo in cui sorridere è bello e piangere non è una vergogna…
Ci arricchisce e purifica la nostra anima, rendendoci persone degne di poter immaginare ciò che più si desidera al mondo…
Si nasce sognando una vita ignota che affronteremo, si vive sognando uno scopo per cui valga la pena di resistere anche un secondo di più quando siamo in difficoltà… e se riusciamo a veder realizzati i nostri sogni, in ogni loro forma, avremo almeno la certezza di poter morire da uomini perfetti, liberi…

Immagini dei sogni Il valore e il significato nell'onirico e nelle fantasie

L’AUTUNNO

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L’autunno è il palcoscenico dove le foglie si cambiano d’abito e in melodici tappeti ci donano sensazioni profonde…..
…..e giorno dopo giorno cambia i colori della natura regalando nuovi profumi.
Dovrebbe iniziare il 21 per non rompere la regolarità che vede l’inizio di ogni stagione di solito al giorno 21 o al massimo al 22….ma inizia il 23 , ciò è dovuto semplicemente al fatto che le stagioni hanno durata diversa, in particolare l’Estate è quella più duratura, di qui il “ritardo” con cui inizia l’autunno….
Per capirlo occorre considerare l’orbita terrestre, riportata nella figura qui sotto; l’eccentricità è esagerata per meglio apprezzarne l’orientazione. L’asse maggiore dell’orbita è chiamato anche linea degli apsidi ed individua due punti notevoli: il perielio, ovvero il punto in cui la Terra è più vicina al Sole, e l’afelio, il punto in cui la Terra è più distante da esso.Alla Terra è sovrapposta una croce che funge da sistema di riferimento, il quale rimane fisso nel corso dell’orbita e serve per misurare il cammino del Sole rispetto ad una direzione presa come riferimento (indicata con la freccia verde). La distanza da questa direzione si chiama longitudine del Sole e si misura in gradi in senso antiorario (visto dall’emisfero boreale). Le stagioni iniziano quando il Sole si trova in una delle quattro direzioni del sistema di riferimento, cioè la Primavera inizia quando il Sole ha una longitudine di 0° (intorno al 21 marzo), l’Estate quando il sole ha una longitudine di 90° (intorno al 21 giugno), l’Autunno quando il Sole raggiunge la longitudine di 180° (intorno al 23 settembre) e l’Inverno quando la longitudine tocca i 270° (intorno al 22 dicembre). Se vogliamo vedere il sistema di riferimento centrato sul Sole, esso divide l’orbita terrestre in quattro sezioni corrispondenti al cammino della Terra nelle diverse stagioni. Balza subito all’occhio la diversa lunghezza di tali cammini: infatti essa è una delle due cause della diversa durata delle stagioni; l’altra è dovuta alla seconda legge di Keplero. Essa ci dice che la velocità con cui la Terra orbita intorno al sole è variabile, e precisamente è più alta al perielio (che corrisponde al 3 gennaio) e più bassa all’afelio (che corrisponde al 4 luglio. Ad esempio si vede bene che il tratto di orbita che corrisponde all’inverno è il più corto e per giunta la velocità orbitale della Terra è maggiore, per cui questa è la stagione più corta; per contro l’arco di orbita corrispondente all’estate è il più lungo e per giunta la Terra vi si sofferma maggiormente perché la velocità orbitale è bassa. Ecco ora una tabella riassuntiva in cui sono indicate le stagioni e le rispettive durate.

Stagione Durata
Primavera 92 giorni 21 ore
Estate 93 giorni 14 ore
Autunno 89 giorni 18 ore
Inverno 89 giorni 1 ora

 

 

 

 

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BUONE VACANZE…..VIAGGIANDO !

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Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
Così selvaggia e insaziabile è la vera voglia di viaggiare, lo stimolo di conoscere e di sperimentare cose nuove, che nessuna conoscenza e nessuna esperienza riescono a saziare. Uno stimolo che è più forte di noi e di tutte le catene, che vuole sempre più sacrifici da chi ne è dominato. […]
Quando la terra chiama, quando ai vagabondi giunge il richiamo del ritorno e per noi irrequieti si delinea il luogo del riposo, allora alla fine non sarà un congedo, una timida resa, ma piuttosto un assaporare, grati e assetati, la più profonda delle esperienze.

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LA NATURA

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Amo la natura perché mi posso rifugiare in essa e trovare sollievo. Amo gli alberi, i campi dove posso correre all’impazzata e
poi fermarmi sfinito e sdraiarmi sull’erba e specchiarmi nell’azzurro del cielo e scaldarmi al sole e poi chiudere gli occhi
e pensare. Amo camminare per le strade polverose, sotto il sole cocente, fermarmi a una fonte e bere fino a esserne sazio. Amo camminare scalzo sul caldo asfalto solo, mentre il fiume più vicino mi viene incontro.

Ascoltare i suoni della natura, così si migliora l'umore - La Stampa

CI SON NUVOLE…..

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Ci sono molte nuvole su questa strada ed ognuna narra di una storia…
ognuna bagna le labbra di chi vuole raccontarle…
e di chi ha il tempo per fermarsi ad ascoltarle.
Noi siamo gli alberi, siamo la foresta, siamo l’acqua del canneto…
siamo un trifoglio sul ciglio della strada…
siamo la farfalla e l’ape che rovistano nella natura…
siamo ciò che abbiamo dentro il cuore e tutto ciò che riusciamo a tirarvi  fuori,
lasciando che la nuvola si posi lentamente sopra il palmo della mano, per poterla accarezzare…
e ricevere così tutti i brividi e l’emozioni che solo lei ci sa dare
senza bisogno di parlare.

URLO E CANTO COME VEICOLO DI EMOZIONI

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Trovo che che ci sia una sostanziale differenza tra l’urlo ed il canto.
L’urlo indica tendenzialmente il desiderio di eliminare qualcosa: ha una traiettoria che prevede un inizio e una fine, legata anche al respiro.
Quando si urla, si butta fuori qualcosa.
Se è rabbia, la si vuole eliminare, se è gioia, la si vuole esprimere ma allo stesso tempo, l’urlo è utile per dissipare l’agitazione, il calore che la gioia instaura dentro di noi. Con il canto invece, c’è un’implicazione di trasformazione.
Cantando si accetta quello che si sta vivendo, anche se è dolore. Altrimenti non lo si potrebbe cantare, dato che il canto è un tentativo di celebrare, di amplificare, di diffondere. Chi usa l’urlo, spesso lo fa per alleggerirsi, perchè sente il bisogno di far uscire il peso dei problemi, ha bisogno di liberarsi.
Però, se chi urla non capisce la ragione per cui si è trovato in quella specifica situazione, egli avrà sempre il bisogno di urlare. L’urlo è improvviso, non ha regole necessita’ di sforzo.
Il canto è diverso: innalza le emozioni, dà dignità a qualsiasi cosa noi sentiamo dentro.
Esso sollecita il corpo in più modi.
La voce risuona nella testa, sulla faccia e si propaga nel resto del corpo. Tutte queste vibrazioni contribuiscono ad eccitare particolari ghiandole, le quali producono ormoni che favoriscono il benessere della persona, aiutano a percepire serenità e gioia.
Quando si canta, lo si fa con tutto il corpo, l’emissione di fiato attraverso le corde vocali fa vibrare le ossa, i tessuti, la pelle. Con l’espressione vocale si mettono in correlazione le emozioni provate con i muscoli, con la postura, con le espressioni del viso, con lo sguardo. E queste emozioni vengono alla ribalta, emergono inconsapevolmente, e la voce diventa veicolo inconscio di comunicazione interiore.
Urlare e cantare hanno una cosa in comune: fermano il pensiero, mettono a tacere la mente, creano silenzio nella testa. Un silenzio che fa molto bene.
Siamo abituati a mettere la testa davanti a tutto, la razionalità predomina molte volte su emozioni, desideri e bisogni naturali. Farla tacere ogni tanto permette di andare oltre quei limiti che essa ci impone, di essere più in contatto con il resto di noi, e sentirci appagati, felici e liberi.