Il medico…amato e incompreso

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( nella foto non sono io, ma presa da web )
 Un mestiere spesso ingrato e incompreso.
Vorrei quì di seguito, spendere una parola per dare coraggio a questa categoria che sta vivendo, in questo fenomeno pandemico, forse il periodo più difficile per la loro attività.
Davvero un mestiere fra i più ingrati e fra i più incompresi. La gente quando parla di loro, corruga quasi la fronte per fare ricorso alle solite battute quasi a sentirsi autorizzata dal tacito consenso generale, che avanzano giudizi spesso pesanti e, quando va bene, l’aggettivo più innocuo: ” Bugiardi!”E’ chiaro che su di loro aleggia un clima di scetticismo circa la serietà della loro missione o sull’autenticità del loro carisma.
Molto di rado, anche quando si prodigano con eccelsa generosità su di loro si posa subdola quasi sempre una nebulosa di sospetti. Anche quando si offrono senza parsimonia associati a prezzi altissimi di tempo, di sacrificio mentale e talvolta anche di quattrini.
E’ proprio vero; non c’è che dire, il mestiere del medico pggi, è sicuramente una vita non molto comoda.
Ma una parola a sostegno la voglio esprimere traendola da una lettera del Papa Paolo VI°: “La vostra, è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”
Oserei definire la medicina, non un mestiere, bensì un’arte, nel senso che chi la partica deve senz’altro essere un artista, oltre che geniale e di fantasia. Arte, ovvero programma, tirocinio, studio senza sosta. Non è un’arte da lasciare in mano all’avventuriero, oltre che incompetente che non studia giornalmente sui libri di scienza, lasciandoli ammuffire in bella vista in biblioteca.
Pensare che l’istinto possa supplire la tecnica è un tradimento.
Inoltre è anche un’Arte Nobile, e nobile perchè ha come suo fine, il riconoscimento della dignità della persona umana, sia individuale sia collettività.
E infine, anche Arte Difficile, proprio a motivo che non è una scienza esatta e le sue regole non sono assolute e imperiture, quindi, onde evitare i pericoli dell’ideologia sono messe sempre in discussione.
La medicina, dunque, un’Arte molto difficile e assai Nobile, quindi miei cari, coraggio.
Il medico…amato e incompresoultima modifica: 2021-06-02T14:04:10+02:00da un_uomonormale0

8 pensieri riguardo “Il medico…amato e incompreso”

  1. Considererei il tuo articolo in più parti. Ho sempre considerato il lavoro del medico una “missione” e non un “mestiere”. Lo fanno evidenziare molti medici, al giorno d’oggi, trattando l’ammalato come un “numero” e non come un proprio simile bisognoso di aiuto. Aiuto in ogni senso, perchè l’ammalato diventa ultrasensibile, pauroso, a volte paranoico. Ho avuto dei medici, da ragazzina in poi che, oggi, difficilmente si trovano. I tempi sono cambiati, la tecnologia si differenzia, le malattie trovano nel tempo nuove avversità ma non sempre pandemiche ed il medico è fortemente provato, in prima persona, lo convengo. Mai ho sentito dire, di un medico, “bugiardo”…..superficiale, che guarda al denaro, finanche maleducato, questo sì. Di tanti medici giovani, che hanno intrapreso questo difficile cammino, non sono molti quelli che si ricordano del “giuramenti di Ippocrate”, ma del guadagno è indubbio. La gente, scrivi, spesso corruga la fronte dubbiosa, ed è un fatto concreto, ma solo derivante dal comportamento e non da impressioni personali di “simpatia” o altro e, come in ogni diverso ramo delle istituzioni, c’è il meritevole e il non .
    Ci sono medci che non si risparmiano, che mettono il loro prezioso tempo a favore di quanti ne hanno bisogno, ci sono medici che spendono il loro sorriso, i loro pensieri generosi, per quanti richiedono la loro presenza al loro capezzale, ci sono medici che credono nella loro “missione” e ne fanno un gioiello di cristiana condivisione, se così posso esprimermi, con l’ammalato, per quanto gravoso possa risultare loro, persone come altre, con i loro problemi e afflizioni. L’ammalato ne tiene conto, lo gratifica nel proprio cuore e parlandone in bene con altri….un bravo e coscienzioso medico rimarrà sempre un faro luminoso in ogni difficile momento “storico” della categoria e, t’assicuro, amato e considerato. Buona continuazione di questo mercoledì, caro Peppe, con un sorriso dal cuore…licia

    1. Cara Licia, interessante ciò che hai espresso, e che sembra “portavoce” di un certo numero di pazienti o meglio, di persone che affidano la loro salute nelle mani del professionista della scienza medica. Sembrerà frase già detta: Un empatico rapporto medico e paziente è già una mezza guarigione ” Fai cenno al medico di una volta…beh, in verità non sono c’è ben poco oggi. Ripeto, mia cara, che alla base sta l’ottimo rapporto e la fiducia. Personalmente nel mio modesto essere, ho messo in prima fila il problema di metodo clinico e di essere più olistico che mi ha sempre permesso quanto possibile di conoscere la persona a me davanti in tutta la sua interezza, e trattare la persona più che la malattia, quindi, dai sintomi e segni e meccanismi fisiopatologici utili alla pratica clinica. Ammetto che per una parte di miei colleghi più giovani; con le dovute eccezioni, questo speciale lavoro; meglio se missione, è quasi meccanico. Il paziente non è un pezzo che va riparato ma un complesso organismo dove dimorano eventi psicologici, organici ma che insieme fanno una malattia “Naturale” e che possono essere spiegate soltanto con cause secolari e trattate unicamente con mezzi razionali e conoscitivi. Come dico sempre, il vero professore del medico è il malato. Un caro abbraccio a te Licia.

  2. Be, non è sempre tutto oro quello che brilla. In generale lo spirito e l’abnegazione dovrebbero essere quelle che tu indichi, tuttavia, c’è una buona parte di medici che travalica il giuramento di Ippocrate e si comporta da veri spocchiosi e poco professionalmente. Esperienze raccontano di atteggiamenti irritanti, poco educati e pieni di arroganza, credono di essere i depositari del verbo e in realtà non hanno capito niente della loro missione. Ci sono medici che non hanno compreso che “Paziente” può essere nella lingua italiana, un sostantivo e un aggettivo! Ecco, io come altri, sono portatore sano del sostantivo e dell’aggettivo: ovvero, spesso e volentieri ho litigato con personaggi assurdi e fuori dal contesto di cui parliamo. Sai che abbia in un recente passato, bazzicato ospedali e studi medici, in mesi e mesi di ricoveri e visite, di attese e incontri, ne ho incontrati alcuni che avrebbero meritato non solo parole pesanti ma anche le mani addosso. Beh io non sono uno che ci pensa molto se ho ragione: possono arrivare carabinieri e giudici, ma alla fine se ho ragione da vendere i risultati si vendono. Grazie a Dio non mi mancano i mezzi e se è i l caso, butto all’aria reparti e studi professionali. Non mi vanto di tutto ciò: ho incontrato per lo più professori , medici e infermieri all’altezza e oltre, della loro professione e credimi sono stato trattato come meglio non avrei potuto chiedere. Ma quei pochi che sono venuti meno, si ricorderanno di me per tutta la vita. Ancora oggi frequento molti posti per visite di controllo: trovo molti “amici” capaci di trattare un “Paziente” sostantivo, nel modo in cui merita. Scusami, ma mi sono sfogato con te perché sei un amico. Ho passato veramente brutti momenti e so io come mi sentivo, dover subire anche pessimi trattamenti sul piano personale, beh…quelli proprio no!
    Buona serata Peppe.

    1. Beh, se ti conosco bene, come credo di conoscerti, sei quel “paziente” che tiene il medico sott’occhio mentre sta esaminandoti. Non solo, ma che – a ragione – vuole e desidera essere ascoltato, perchè è alla luce di questa qualità, che il medico può dare il giusto peso alle informazioni o meglio, all’anamnesi raccolta, venire a capo del problema. sappiamo bene che andare dal medico non è piacevole per nessuno, ma se il medico possiede queste piccole qualità può rivelarsi piacevole mettersi davanti al “dottore “. Come ho detto a Licia, il vero professore del medico è il malato. Lieta serata Carlo.

  3. Come potrei non essere d’accordo con te,visto che in famiglia sono circondata da medici bravi ed onesti. Anche il maggiore dei miei figli è un medico che, giovanissimo, lavorando per la Croce Rossa, all’inizio della sua professione, ha rischiato perfino di morire per l’incarico di recuperare bambini gravemente feriti nel Cossovo, prestando loro le prime cure e trasportandoli in aereo, sotto i mitragliamenti nemici, negli ospedali di Bologna. E come non avere la giusta riconoscenza per i tanti medici che si sono trovati a combattere ,pure senza i necessari supporti tecnici, con la odierna pandemia e, in tanti, sono morti? Ma anche senza enumerare i casi limite , confermo il giudizio che tutti i medici sono preziosi e vanno stimati al massimo, in tutti i sensi.Poi possono esserci quelli poco compresi nel proprio ruolo, caratteriali , poco studiosi o senza troppo interesse per la loro scelta professionale. Non possiamo metterli tutti in un fascio… Pensiamoli in guerra, negli ospedali da campo, pensiamoli quando operano per intere giornate, pensiamoli, in un tempo, col loro calessino, quando, anche nelle intemperie, correvano a soccorrere i malati nelle frazioni di campagna….Che sarebbe della nostra salute, se i medici non ci fossero? Personalmente, mi inchino dinazi alla loro scienza, frutto di abnegazione e studi severi che non finiscono mai. Mi scuso per essermi dilungata, Dott, ma ho scritto con cognizione di causa. Il tuo post meritava tutto questo. Ciao.

    1. Mia cara, se il mio post meritava tutto questo il tuo commento merita un umile e modesto ma profondo “Inchino”. Sottolinei l’odierna Pandemia. E già, basti pensare che un microrganismo 160 volte più piccolo del diametro di un capello e che è incapace di riprodursi da solo, ha messo sotto i “suoi piedi”( passami il bisticcio )un intero pianeta e con esso i sistemi sanitari più sofisticati e che ha messo a nudo tutta la scienza medica, anche grazie ai sistemi tecnologici convinta del suo assoluto potere su “tutto”….eccola lì, leccarsi le ferite per tutte quelle cose non andate secondo scienza. Mia cara, non so se è un bene oppure no, che la medicina assume sempre più i tratti tecnologici sopratutto nella chirurgia e nella diagnostica, il che ha illuso molto perchè questa pandemia, ha detto a chiari lettere” Non basta la tecnologia!”, dal momento che non si stanno mettendo in essere le strumentazioni altamente tecnologiche, ma che si è fatto uso di quelle strategie impiegate un secolo addietro e cioè, isolamento, lockdown e quant’altro. Ecco che l’intera popolazione del globo, ha sempre paura di contagio e chiede a forte le cure che siano efficaci per mettere la parola fine a quest’incubo. La gente ha ben capito che per vincere occorre che la scienza stessa vinca su se stessa: ecco i Vaccini nati, frutto di ricerche, di studi. In tutto questo contesto anche il medico si vedono nel loro giusto ruolo. Una la domanda che mette in risalto qualche perplessità:” Sarà scontato che questa nuova visione verso il medico duri anche dopo la pandemia ?” Ciao

      1. Questo non lo so e vedremo, ma ciò di cui sono certa è che i medici, quelli sul campo ,non si sono risparmiati… Per il resto : impegno della volontà , studio e ricerca….Ciao.

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