Nel grande palcoscenico della vita avremo pure un incarico, o siamo delle comparse ?

Credo che in molti ci chiediamo: ” Perchè mi trovo al mondo. Ho un incarico, oppure mi ci ha messo lo sterile caso ?”. Ho una missione da svolgere da portare a termine ?”. Beh, forse per qualcuno, il termine missione suona troppo patetico. Ma non mi viene un altro termine che possa rendere l’idea per un così vasto mistero. Credo fermamente che ciascuno di noi ha una particolare missione nell’avventura della vita. Questa vita che ci offre di tutto nella sua brevità: Bruttezza, bellezza, gioia, dolore, amore. E allora ? mi trovo in questa vita solo per me ? Non lo credo. Sarebbe come se avessi vissuto per l’assurdo. Così intuisco quale sia o possa essere la mia missione originaria, solo se ascolto – ad esempio nella preghiera; e quando dico preghiera non intento recitare le preghierine che ci hanno insegnato al catechismo, ma quando mi metto in atteggiamento di ascolto con Colui che mi parla nel profondo più profondo del mio stesso essere -. Allora percepisco quello che posso fare di buono e dove mi posso impegnare. Dio non mi chiede gli straordinari ma operare laddove mi trovo, e laddove mi fa segno con i suoi delicati impulsi se li ascolto. Soltanto allora mi sento chiamato a realizzare un progetto particolare, a occuparmi di una cosa molto concreta. Può essere il progetto dell’amore per il prossimo, l’aiuto da offrire all’emarginato o un progetto per i terzo mondiali. Ma c’è pure la visione della missione in modo semplice e poco spettacolare ma forte e significativa; ad esempio nell’essere un buon padre, una buona madre, nell’educare bene i miei figli e nel donare loro uno spazio di affetto e di amore. E quando saranno cresciuti allora la mia missione di essere padre; o madre acquisisce una nuova sfumatura: custodisco la vita e me ne prendo cura, perchè cresca. O faccio fluire la mia energia paterna verso gli altri e faccio coraggio alle persone che hanno bisogno della mia attenzione.