UN MIO SPEZZONE DI VITA…

Spiaggia, donna triste, silhouette, preoccupato. Donna, silhouette, sole, preoccupato, tramonto, fondo, triste, spiaggia. | CanStock

A volte mi chiedo, chi mai si prende la briga di leggere il comportamento di un giovane, appena uscito dall’età adolescenziale e che non ha mai avuto qualcuno cui confidare i propri problemi; spesso fardelli insopportabili. Eppure, sono in molti che hanno bisogno di liberarsi, di cercare di alleggerirsi da questi fardelli che spesso, portano al di là della loro soglia di carico.

Sofferenze nelle loro famiglie, lacerazioni fra genitori; non di meno assurde e torbide storie sessuali rinchiusi col catenaccio da molto tempo. E sono ferite, queste, non sempre gravi. Talvolta si tratta di piccole escoriazioni epidermiche. Ma talvolta si tratta di veri e propri drammi che intaccano severamente la struttura del loro stesso essere, distrutturandone le fibre. Quì, l’infezione è davvero grave.

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Ricordo, qualche anno fa….forse un trentacinque anni  addietro, conobbi un anziano sacerdote che esercitava il suo ministero in un paesino dell’entroterra di Sicilia: un paesino che sembrava posato da mano apposta sulla cima di un altipiano. Poche anime; tre migliaia, non di più, popolavano questo solitario borgo.

Avevo saputo che il Vescovo della diocesi di appartenenza, lo aveva collocato in questo paesino, per i suoi raggiunti limiti di età.

Diceva la sola messa vespertina, e soltanto nelle giornate feriali: la domenica la diceva il parroco.

Una figura misteriosa, per certi versi lo era anche per se stesso. Le sue celebrazioni duravano non più di mezz’ora; omelia compresa. Poi, si dirigeva in sagrestia per togliersi gli abiti talari, e via a passi corti e spediti, verso la casa del clero che lo ospitava.

Un pomeriggio assistetti a una sua messa. Mi trovavo in anticipo per un appuntamento con un collega. Entrai nella chiesetta, a dir poco un po’ angusta e fredda, e con una decina di fedeli tutte anziane donne. Era le 18.00.

Terminata la celebrazione lo raggiunsi in sagrestia, ma non per confessarmi. Ero rimasto colpito dai movimenti lenti con cui puliva i bordi del calice, dove aveva bevuto il vino consacrato, e il piattino che conteneva le particole. Una cura meticolosa poi, nel riporre le ostie dentro il tabernacolo: sembrava non volersi distaccare da Esse.

Bussai lentamente alla porticina, ed entrai.

-” Ti devi confessare, figliolo ?”

-” No Padre. Vorrei parlare con lei, se non la disturbo. Solo qualche minuto !”

– ” Siediti, figliolo. Io sto quà, e non ho fretta di uscire!”

Si sedette su una malaticcia poltroncina che lasciava intravedere qualche molla desiderosa di affacciarsi un po’ di più per respirare più ossigeno.

-” Padre, l’ho guardata attentamente mentre teneva fra le mani il calice che conteneva il vino, e il piattino con le ostie. M’intruppe: ” Patena, non piattino…!” Mi sorrise.

Tossii lievemente, quasi a scacciare l’imbarazzo. Proseguii. ” Non ricordo d’aver visto prima d’ora tanta tenerezza nell’atto di riporlo nel tabernacolo. Le confesso che mi ha commosso un po’, e nello stesso tempo incuriosito. Lei, padre, crede veramente che in quella piccola Ostia vi sia tutto il Corpo di Cristo?

Mi guardò con un tenero sorriso. ” Non solo il Corpo, ma anche il suo Sangue e tutta la Sua Divinità. Lo credo con tutto me stesso, ma non perchè me lo impone il ministero che svolgo, ma perchè LUI stesso mi ha reso degno di manifestarsi!”

– ” E come ?”

– ” Una ventina d’anni fa, allo spezzare l’Ostia mi assalì il dubbio. Un dubbio che sin da sempre albergava dentro di me. Ma quel giorno il mio dubbio assunse le sembianze di una sfida. Io con la mia incredulità, contro LUI in tutta la sua nudità.

Quando la portai alla mia lingua e la masticai, avvertii l’inconfondibile sapore della carne che si sostituì al solito gusto insipido di frumento non lievitato. Rimasi stordito e chiesi subito il Suo Perdono. Piansi. Da quel momento mi sentii invaso da una luce ch penetrò tutta la mia persona che aveva vissuto lunghi anni nel buio. Ma la cosa più bella è stata quella di avere conosciuto il Suo Amore. Ecco, mi sentii amato di un amore che proveniva da un oltre a me sconosciuto!” Si fermò un attimo e posò lo sguardo sul tavolinetto dove stava poggiato un crocifisso in legno. Continuò:” Il Signore lascia sempre aperta qualche fessura del nostro cuore. Ci ama troppo e ci vuole liberi. La gente del paese mi ama – sorrise – e crede che io sia un “padre indovino!” – sorrise di nuovo – I giovani sono la mia vita. Il Signore, per questi miei ultimi anni sulla terra mi ha voluto donare ciò che c’è di più prezioso nell’uomo: la giovane età. E’ straordinario. Loro parlano, e io li ascolto. Parlano, parlano e ancora parlano. Non interrompo mai i loro sfoghi, e che spesso nascondono piccoli drammi e verità seppellite; ma non sono loro a dirmeli, li frena l’imbarazzo. E così, ad ogni incontro questi piccoli drammi, incertezze, paure …pesi…se li sentono via via sciogliere dolcemente. Qualcuno mi chiede: ” Ma padre, io questa cosa non l’ho detta, come ha fatto a indovinare ?” -” Figlio mio, mentre tu parlavi, io guardavo i segni del tuo volto. Stava scritto tutto lì !”

“Se come dice lei – proseguii io – ” siamo figli di questo Dio Amore, di questo Dio che ci guarda in tutta la sua onnipotenza, perchè permette…impassibile ai nostri occhi che accadano certi avvenimenti ? La sofferenza, morti premature di innocenti, malattie…bimbi senza colpa vittime in incidenti stradali. Non mi venga a dire che è per metterci alla prova ?”

-” Si, ha ragione a parlare così. Io non ho mai creduto che Dio ci punisce o ci manda delle prove per farci più buoni. Ma a tutto questo corteo di domande ben poste mi provo a darle una risposta. Veda. Quando lei assiste alla caduta a terra di un bambino perchè ha lasciato la mano del suo papà, e questo lo rincorre, e poi lo sculaccia, non la trova pure lei una cosa imperfetta ? Il fanciullo si era già inflitta da sè la sofferenza per aver abbandonato la mano del suo papà; non occorre che questi aggiunga il resto. Come vede, si tratta di un’imperfezione da parte del papà che ha perso le staffe. Dio, invce, non perde le staffe per le sofferenze che ci autoinfliggiamo col nostro maldestro stile di vivere, causa i nostri molteplici errori. Egli si accosta a noi, e ci aiuta a sopportare, se noi ci lasciamo amare !”

Mi alzai, e lo salutai…

UN MIO SPEZZONE DI VITA…ultima modifica: 2021-08-22T14:49:37+02:00da un_uomonormale0

6 pensieri riguardo “UN MIO SPEZZONE DI VITA…”

  1. Semplicemente stupendo questo tuo averci trasmesso un momento particolare della tua vita. Ho letto lentamente assaporando le verità, i dubbi, la presenza di quel sacerdote come di una persona veramente speciale. Il tutto un po’ “ansimando” fin che si arriva al dialogo. Qui, l’anima si distende e si beve ogni parola, perchè la si sente Verità. Un’esperienza favolosa quella del sacerdote, direi miracolosa…il Dio che si fa conoscere per Amore. Non a tutti è concesso in questo modo altamente divino. Sublime anche la spiegazione su quanti ritengono Dio capace di punizioni e vendette. Comprendo benissimo come tu, alla fine della spiegazione, immagino commosso e contrito, abbia salutato quel sacerdote senza profferire parole. Tutto nel tuo cuore, arricchito di Fede…qualsiasi parola avebbe rovinato quell’ intima serenità donata. Grazie Peppe. Buona continuazione di questa domenica. Un sorriso.

    1. Ciao Licia, Una mezz’oretta; non di più. Trenta minuti davanti a un cifotico sacerdote, che sprigionava saggezza anche quando non parlava. Quì, sono stato io ad andare da lui. Dovevo consumare un’oretta per un appuntamento, e anzichè andare in un bar, o altro, entrai in questa antica chiesetta per partecipare alla vespertina….
      Mi viene da dire, che non siamo noi a fissare appuntamenti con Dio. E’ LUI che orienta la nostra vita. Solo che, spesse volte ci trova disattenti. Un caro abbraccio e a te lieto pomeriggio

  2. Sì, è Dio che orienta la nostra vita, ma solo per il bene. Tutto quello che non è bene siamo noi umani a procurarcelo, perché siamo disattenti, cattivi e superbi, perfino sciocchi, come quando ci lamentiamo sul latte versato per nostra disattenzione e poi ci innervosiamo perché ci tocca ripulire i fornelli. Un racconto esemplare il tuo e che ci fa capire che perfino un sacerdote può essere vittima del dubbio sulle verità di fede. Gesù, però, a quel prete, non poteva permettere di dubitare: sarebbe venuto meno il fondamento del suo ministero. Ha deciso di dargli la prova, facendosi carne e sangue nella sua bocca. Quale grandioso miracolo e che straordinaria fortuna hai tu avuto per averlo appreso da una prsona che non poteva mentire! Si dice che le vie del Signore sono infinite ed è proprio così… Buona serata, Dottore .

    1. Da quell’anziano sacerdote; in quel tempo aveva 78 anni, oggi ne avrebbe 115, quindi è presumibile abbia fatto ritorno al Padre, ho appresso una cosa importante e cioè, che a cercarci per primo è proprio Dio, ad amarci per primo è proprio Dio, a pregarci per primo è proprio Lui a pregare noi. E’ Dio che ci dà appuntamento nel cuore della vita. Grazie cara, ti auguro una lieta serata.

  3. Io non mi trovo mai disattenta.
    L’altro giorno mi misi a piangere tutto ad un tratto dicendo:Dio ma quanto mi ami!
    Io lo sento questo amore soprattutto quando passo un guaio e ce ne sta dietro uno più profondo che non si avvera.
    Il tuo prete saggio l’ho sentito a distanza e penso che la tua esperienza sia stata meravigliosa.
    Grazie di averla condivisa con noi:)
    Buona serata caro Peppe,un abbraccio.

    1. Belle le tue parole, quindi non oso aggiungere nulla, se non soltanto che in te solo un grande sguardo di Fede ti poteva allontanare dall’angoscia sostituendola con la gratitudine: non è cosa semplice ! Ciao Diana, ricambio il tuo abbraccio

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