Siamo responsabili solo del nostro orticello, o responsabile della salute collettiva come valore?

Positivo al coronavirus ma asintomatico: per quanto tempo si è contagiosi?  - Corriere.it

Fermo restando che una persona affetta da infezione da sars-cov-2 è scontato, ma perchè la persona in perfetta forma deve anch’essa isolarsi ?

La risposta  va da sè, e cioè, che l’asintomatico  può essere un potenziale portatore sano asintomatico del virus, quindi contagiare gli altri pur nella sua totale inconsapevolezza. Non a caso è stato chiesto a tutti, di compiere un vero e proprio salto culturale: passare dal concentrarsi esclusivamente su di sè al concentrarsi sulla collettività.

Auspico, quindi, che questa presa di coscienza non svanisca come la neve al sole, ma che aiuti a comunicare efficacemente l’importanza, ad esempio, di Vaccinarsi contro l’Influenza. E’ una pratica fondamentale per il singolo individuo e per la collettività: più vaccinati ci sono meno l’influenza gira, e meno persone  a rischio, che magari non possono vaccinarsi, saranno contagiate. Inoltre, e perchè no, vale la pena sottolineare che la profilassi aiuta a non ingorgare gli ospedali: perchè rischiare di farsi ricoverare per l’influenza e magari contrarre il Covid-19 in ospedale.Nnon dimentichiamo che molte infezione portano il termine “Nosocomiali”, appunto perchè prese presso la struttura ospedaliera. E tuttavia, numeri alla mano, in Italia in pochissimi si vaccinano contro l’influenza; direi, un modesto 15% di tutta la popolazione  e il 53% degli over 65.

Io, sono convinto che se questi dati fossero stati più alti, i numeri del contagio da Sars-Cov-2 sarebbero stati di meno; ma non ho fra le mani disponibili informazioni che suffragano questa mia…diciamo così, affermazione. In conclusione, vacciniamoci anche per l’Influenza stagionale. E’ possibile anche se assieme al vaccino contro Covid-19….possibilmente distanziati di un paio di settimane.

 

Siamo responsabili solo del nostro orticello, o responsabile della salute collettiva come valore?ultima modifica: 2021-10-16T16:34:57+02:00da un_uomonormale0

8 pensieri riguardo “Siamo responsabili solo del nostro orticello, o responsabile della salute collettiva come valore?”

  1. Questa volta dico no. Non ho mai fatto il vaccino antinfluenzale e non intendo farlo ora. Non ricordo neppure l’ultima volta in cui mi sono ammalata od ho avuto qualche linea di febbre stagionale. Ricordo molto bene invece gli effetti dell’infezione da Coronavirus e, prima ancora, quelli molto peggiori dell’arterite di Horton contratta lo scorso anno. Mi sono fatta il vaccino ‘di moda’, senza ripensamenti, ma non intendo farne altri. Buon fine settimana doc!

    1. Beh, se dici no, non ti mando di sicuro l’esercito a casa. Tuttavia, dal momento che citi l’Arterite di Horton( di cui sono a conoscenza ), mi sento in dovere metterti davanti, l’incognita causale di questa vasculite dei grandi vasi dell’Aorta e in prevalenza dei suoi rami. I sintomi li conosci, e la terapia cortisonica ti ha permesso di evitare conseguenze antipatiche. Come dicevo, le cause sono ignote anche se non si esclude la componente genetica, ma non si esclude neppure un processo infiammatorio provocato da infezioni batteriche e virali. Buon fine settimana a te.

  2. Buona sera, amico Peppe, interessante. Sa perchè lo ritengo tale ? Per il fatto che in questa pandemia, pare sia emersa una strana incognita, cioè, questa relativa al fatto che molte infezioni sono asintomatiche o, paucisintomatiche; nel senso con pochi sintomi. Per quanto ho potuto imparare in questo evento pandemico, quando si parlava di picco, veniva significato quel momento in cui il numero totale di casi positivi iniziava a calare. Invece, in tempi brevi ho compreso che “picco” stava ad intendere il numero totale di casi positivi. Ebbene, ma parte dei contagiati risultava asintomatica, in quanto i test, avevano e hanno tutt’oggi un margine di incertezza. La mia domanda è: “quando si raggiunge il picco e da cosa dipende ? E’ una domanda che grazie a Dio – almeno sembra – non debba più interessarci vista l’ottimale situazione che stiamo vivendo. Grazie e buona serata. Gina

    1. La sensibilità nel mondo dei test deve essere cosa buona, anzi necessaria: un test deve essere a sufficienza sensibile per individuare ciò che stiamo cercando, diversamente non serve a nulla. Diciamo, che se un test è positivo va da sè che vada confermato. Vorrei in tal senso fare un piccolo chiarimento. Abbiamo due test disponibili; cioè, il molecolare e l’antigenico( rapido ). C’è una differenza fra questi due ? Certo che c’è. Il test rapido o antigenico, lo possiamo paragonate al test di gravidanza; se risulta positiva, la donna è incinta Infatti si basa solo sull’antigene, quindi, va a cercare l’esterno del Virus; le proteine del virus. Quello molecolare è più complicato e che va fatto in un laboratorio, quindi richiede più tempo per il risultato. Questo tipo di test molecolare va a cercare il Genoma, quindi va a cercare l’impronta digitale del virus al suo interno e non al suo esterno. Tuttavia, abbiamo a disposizione dei test ben validati ma, che per una molteplicità di ragioni, possono rivelarsi incerti. Ma c’è un altro problema che è il cosiddetto Cross-contaminazione in laboratorio. Mi spiego. Un test che risulti positivo, non dichiara al 100% che il soggetto abbia contratto l’infezione che si cerca. Questo, può avvenire perchè i materiali che sono oggetto di test sono entrati in contatto con il virus dopo che il campione era stato raccolto. Calcoli che i microbiologi che lavorano in laboratorio maneggiano materiali minuscoli, polvere di stelle- diciamo così -, quindi,basta che un operatore maneggi un tampone con un guanto in precedenza contaminato che il tampone a sua volta si contaminerà. E allora? Gli operatori devono avere l’accortezza di cambiare a ogni nuova operazione tutti i materiali monouso che indossano: mascherina, guanti, cuffie, camice, copriscarpe. Tutto questo, nella normalità viene eseguito, ma in una situazione di emergenza quando va arginata una pandemia in piena attività esplosiva, le analisi sono a migliaia e tutte parimenti urgenti, e questo rende quasi impossibile adottare queste misure. L’altra domanda: “Quando si raggiunge il picco e da cosa dipende ? Dipende da quante guardie sono sistemate per arrestare il passaggio. Buona serata a lei Gina

  3. “Non a caso è stato chiesto a tutti, di compiere un vero e proprio salto culturale: passare dal concentrarsi esclusivamente su di sè al concentrarsi sulla collettività.”
    Purtroppo, in molti questo richiamo non ha sortito effetto alcuno, perché troppo presi dall’ego. In altri ha prevalso la paura instillata dalla pessima comunicazione governativa. In altri ancora è prevalga l’intenzione di trarre profitto politico dalla situazione. Del resto si sa che, gli avvoltoi, si cibano di carogne. L’essere umano si sa che non è poi così diverso. Basti pensare agli imprenditori che brindavano al terremoto dell’Aquila non appena avutane notizia.
    Una buona serata e grazie sempre

    1. Buon giorno amico mio, hai fatto una dettagliata analisi del problema in questione. Sai, credo che fare un identikit di questi individui; ovverosia, definire i loro tratti somatici, che nel caso in essere servono di più i “tratti psichici “. Saprai, presumo, che i cosiddetti no-vax non sono certamente nati oggi per il Covid-19, ma costoro sono nati già da quando sono state “inventate”- grazie a Dio – le vaccinazioni. Come sempre, non si trattava di nutrito numero, ma questi erano sufficienti a “infettare” le persone semplici.Gente con scarsa o nulla istruzione e neanche dei benestanti, e tuttavia, la loro voce era molto sentita. Oggi, l’identikit del no-vax, si è evoluto, ha mutato come mutano i virus e pur’anche con varianti. Scusami se mi dilungherò, ma il tuo commento mi invita inevitabilmente ad arricchire la questione. Come dicevo all’inizio, questa specie di movimento è nato in contemporanea alla nascita dei vaccini. La storia ci ricorda il dottor Jenner scopritore e inventore del vaccino che debellò dalla faccia della terra il Vaiolo. Infatti, fu lui a capire la causa che scatenava questa terribile invenzione. Jenner, intuì, che ad avere maggiori possibilità di contrarre il Vaiolo bovino erano le mungitrici. A questo punto, face una semplice osservazione che solo un medico avrebbe potuto fare in un’epoca in cui il Vaiolo era terribile malattia molto diffusa. Jenner, notò, che le donne mungitrici colpite dalla forma bovina non contraevano mai il vaiolo umano. Pensa che persuase il suo giardiniere a lasciare che il suo figlio di otto anni venisse vaccinato prima con un vaiolo bovino ottenuto da una mungitrice e poi con virus vivi di Vaiolo. Fu Jenner a chiamare questa procedura “Vaccinazione”, che origina da “mucche”.Concludo, perchè è lunga la vicenda, e significativa alla questione che viviamo oggi. Infatti, il dottor Jenner ha dovuto fare i conti, per via di qualche insuccesso in questa sua invenzione, e che nella scienza è normale, con l’opposizione politica alla vaccinazione, quindi, venne a rallentare il prosieguo della campagna vaccinale. Nacque il movimento anti-vax. Un medico del tempo, certo, Beniamin Moseley portò al massimo l’isterismo antivaccino lanciando quanto di più falso e metodi denigratori suggerendo che il metodo Jenner avrebbe portato le signore trattate a “vagare nei campi per ricevere l’abbraccio di un Toro. Ecco carissimo W, spero che questi spezzoni di storia, abbiano fornito una analogia con “Oggi”. Sta di fatto che, il vaccino del dottor Jenner, consentì, debellare per sempre il Vaiolo dalla faccia della terra, e se vogliamo essere pignoli, l’ultimo caso, isolato, benne registrato in Somalia nel 1977.Buona domenica

      1. Buona sera, se non proprio buona notte, caro Peppe.
        Grazie per questo excursus assai illuminante. Ero rimasto fermo ai novax di qualche anno prima della pandemia, ovvero quelli che imputavano ai vaccini l’autismo ed altre patologie.

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