La salute pubblica dipende dalla collettività e non dalla individualità

Diritto alla salute e interesse collettivo | Comilva

La salute pubblica, dunque, la possiamo paragonare a una sciarpa molto lunga che mantiene caldi i nostri colli. Ognuno di noi ha questa sciarpa che non è visibile attorno al collo: se qualcuno la perde, si scopre il collo di tutti e non di quel singolo individuo.

Quando parliamo di salute, davvero “uno vale uno”, davvero siamo tutti a “contare”. Ogni azione del singolo condiziona indirettamente la vita di tutti, come è evidente quando parliamo di “immunità di gregge”.

Il quanto il coinvolgimento della collettività sia importante- anzi imprescindibile – nella tutela della salute pubblica è però una consapevolezza che stiamo maturando in questi ultimi tempi, nonostante i demenziali atteggiamenti di una sparuta accozzaglia che ignora questo principio di etica e morale.

Siamo ormai consapevoli che questa pandemia ci ha sbattuto in faccia la nostra vulnerabilità: mi piacerebbe che questo ci spingesse a comprendere la ragione per cui ci siamo potuti permettere di dimenticarlo.

Calcolate che fino a qualche decennio addietro – non secoli -la stessa Difterite uccideva, la rosolia provocava gravi invalidità o paralizzava, e ancora, il rachitismo che deformava le ossa, la tubercolosi altamente mortale. Tutti quelli che sono nati nella seconda metà del ‘900 che si sono scansati queste minacce possono considerarsi fortunati.

La scienza, con i suoi studi e progressi ci ha dotato di tecniche di diagnostica avanzate, farmaci altamente efficaci, Vaccini: ci hanno reso meno vulnerabili.