Siamo fatti così. Pensiamo alla salute solo quando ci ammaliamo. COVID-19 ci ha dato lo svegliarino.

Il commercio di malattie | Wall Street International Magazine

Già, è proprio così. Quando siamo malati, quando accusiamo acciacchi, quando quella contrattura al collo ci impedisce di stare rilassati davanti al PC o quando ci siamo dati una martellata sull’unghia. Per non parlare di quando fanno male le ginocchia che ci impediscono di salire le scale; di correre neanche a parlarne. In ultima analisi, la salute la appreziamo solo quando stiamo male.

Ebbene, questo pensiero – abituale – sottintende un concetto di salute che trovo estremamente riduttivo. Come se fosse qualcosa che uno ha di predefinito, e che la malattia gli toglie. Non è così, come altri animali e anche piante del creato, siamo organismi complessi, che funzionano grazie a un numero infinito di “micromeccanismi” a loro volta interconnessi e interdipendenti.

La salute non è per nulla scontata proprio perchè è il risultato di un equilibrio delicatissimo.

Pensiamo ai Greci, quando iniziarono a interrogarsi sul corpo e sui modi per curarlo. Hanno istintivamente collegato la medicina alla natura, intesa come la totalità delle cose che esistono, che nascono, che vivono, che muoiono. Un corpo in salute era un corpo in equilibrio  con gli elementi  primi ( acqua, aria, terra, fuoco ), e di conseguenza la malattia veniva concepita come disequilibrio. Ebbene, questo approccio olistico è stato via via abbandonato, perchè a volte le cose per studiarle, per metterle bene a fuoco e comprenderle, bisogna selezionarle, renderle più piccole. E così questo approccio circolare e integrato, che tiene conto degli equilibri è stato via via abbandonato in favore di una  maggiore verticalizzazione della biomedicina, che si è prima concentrata sul corpo umano e poi sui suoi  organi, i quali sono composti di “organismi”, e addirittura sulle singole malattie. L’aspettativa di vita, ad esempio, è in continuo  aumento ( e a questo proposito sarà interessante analizzare l’effetto del COVID-19,  nel medio e lungo termine, ma anche contribuito a convincerci che la salute fosse affare soltanto degli esseri umani, soprattutto dei singoli e non della collettività. Come se le nostre compagne di viaggio, cioè, le specie viventi da cui traiamo cibo e quindi forza vitale, nemmeno ce l’avessero un diritto alla salute. Ognuno di noi è infatti in relazione con il mondo animale, con quello vegetale  e con quello inanimato, se non altro perchè ci nutriamo di cibi e bevande che questi mondi provengono. Insomma, l’ambiente non è qualcosa di esterno a noi, ma qualcosa in cui siamo immersi, di cui facciamo parte e che fa parte di noi.

Bene. La Pandemia da Sars-cov-2 così pervasiva e con la connaturata ambizione di farci sostanzialmente infettare tutti, ha portato a galla i “Disequilibri” e le “Fragilità” che abbiamo contribuito a creare nell’ecosistema e ci sta costringendo a ripensare daccapo anche il nostro rapporto con la natura.