L’Amore della 3^ Età

Quante volte sentiamo dire da una donna sulla sessantina: ” Mio marito si è innamorato di una donna più giovane !”. Sono notizie non inconsuete. “Dice che è la donna della sua vita !”

“Siamo sposati da trentacinque anni, e pure felicemente, e adesso il nostro matrimonio minaccia di disgregarsi”.

Che dire ? E’ una cosa normale ? Da accettare con leggerezza ?. Certo, il fenomeno dell’amore della terza età non è da considerarsi solidificato, dietro le tende si nasconde l’agguato. E l’uomo, ahimè, non è nuovo in fatto di follie amorose quando la sua età suggerirebbe lunghe passeggiate a mani strette con colei cui si sono condivisi gioie e dolori per lunghi anni; tanti anni. Il fatto che l’uomo durante il matrimonio provi attrazione per altre donne è un fatto biologico, strutturale. Ma da qui, ad innamorarsi pazzamente di una donna più giovane ce ne corre. Cosa ci succede colleghi maschietti ? Vogliamo sfuggire alla nostra età ? Vogliamo sperare di ringiovanire attraverso l’unione con una donna più giovane ? Ma va ! E’ solo un tremendo e pietoso inganno il nostro. Ma ci pensiamo tra dieci anni, probabilmente che non saremo più attraenti per la donna più giovane ? E che pretenderemo  troppo da noi stessi per reggere il suo passo ? Il passo della giovinezza ?

Il fatto di innamorarci di un’altra donna, è una nostra responsabilità sul come gestire il fenomeno anomalo. Praticamente, mi sto innamorando di una donna che ha in sè qualcosa che è anche in me, ma che in me stesso ho trascurato. E l’innamoramento mi porta a contatto con la mia capacità di amare. Forse, attraverso trentacinque anni di matrimonio, il mio amore per mia moglie si è logorato. Nell’amore non ci sono più sentimenti solleticanti. La forza dell’èros è andata smarrita.

Che fare dunque per evitare che avvenga una rottura, dopo 35 anni ?

L’Uomo deve lottare contro la sofferenza…

Come dovremmo lottare contro il peccato nella carne?

Per il momento mi sta girando così: argomenti un po’ atipici per me, ma mi intrigano molto. E così, vi piaccia o no.

Leggo molto spesso che il vero cristiano, deve imparare  di accogliere la sofferenza e quindi, di offrirla. Epperò, mi chiedo cosa si nasconde dietro questo atteggiamento, diciamo “redentivo”. Ma è veramente questo che ci chiede il nostro Creatore ? Ci vuole dei quasi rassegnati ? Spiacente, ma non saprei cosa farmene di un Dio così.

Invece, ecco che intuisco che il mio Creatore, non vuole che io sia quel rassegnato, quel condannato perchè diametralmente opposto al progetto del Creatore, che vuole ognuno di noi  Suoi figli dei lottatori che difendano la propria dignità radicalmente.

Non v’è alcun dubbio nell’affermare che la sofferenza è un male, un male che richiede l’umana controffensiva affinchè se ne riduca il suo dominio.

Ed è proprio questo l’aspetto dell’impegno di noi uomini nel creato: il corpo a corpo tragico e doloroso quale creatura cosciente, con davanti a sè, un mondo, un universo che via via progressivamente abbiamo conquistato e dominato. Quindi il lavoro dell’uomo tramite la tecnica, la scienza e tutte le scienze messe insieme. Noi, uomini, siamo una presenza attiva; non passiva, in questo infinito cantiere di costruzione del mondo dove sia i successi sia i progressi , sia le angustie, sia le ferite e le sofferenze, richiedono essere acquistati  a prezzi di insuccessi parziali e ferite e sofferenze, che ci consentono però, di spingere in avanti il cammino dell’umanità: individualmente e collettivamente.

Insomma, non riesco ad immaginare che Dio ci “mandi la sofferenza  per punizione o per il nostro bene”, come sentiamo spesso dire affinchè diventiamo migliori.

Insomma, in tutto questo DIO c’entra ? Oppure siamo noi ?

Abbiamo paura di amare…??

Che Cosa è la Filofobia: La Paura di Amare | Centro di Psicologia

I tecnici la chiamano “Filofobia”

Ieri  ha  pranzato  con  noi il nipote più piccolo ( 5 anni ) dei quattro che ho.  E’  un  po’…  discolo,  ma l’amiamo molto. E  così,  per  tenerlo  un  po’  a  freno,  mi  sono  sdraiato   sul  divano   assumendo  l’aria  di  chi  non  sta  bene.  Mi  ha  visto,  e  si  è  fermato.  Si  è  avvicinato  a  me,  mi  ha  abbracciato,  e  con  la  manina  mi   ha  accarezzato  senza  dir  nulla.  Credo  d’essermi   commosso;  il  famoso  nodo  in  gola   l’ho  dovuto  trattenere.

Ebbene,  ieri  sera  ho  evocato  alla  mente  quel  frammento  d’amore   innocente,  ma  stracolmo  di  “Vero”.  Ho  riflettuto.  Su  cosa ?  Sull’assurdità  delle  domande  della  gente :”Come  amare ?”  “Come  vivere ?”.  Domande  assurde  che  mostrano  la  nostra  miseria  interiore.  Solo  un  bambino  sa  amare –  mi  sono  detto –  e  solo  un  bambino  sa  vivere.  Nessuno  mai  ci  toccherà  come  un  bambino.  Noi,  persone  adulte  col  passare  degli  anni  diventiamo   fredde,  dure;  e  quando  tocchiamo   dalle  nostre  mani  non  fluisce  nulla.  Invece,  quando  è  la  mano  di  un  bambino  a  toccarci  riceviamo   tutta  la  tenerezza,  tutta  la  delicatezza,  e  il  messaggio  principale   che  in  noi  si  sta  riversando   l’intero  essere  della  sua  purezza.    Noi,  persone  adulte  abbiamo  paura.  Ma  non  la  paura  di  vivere,  ma  la  paura  di  cessare  di  vivere:  e  ci  siamo  induriti  all’azione  dell’amore  puro. 

Se voglio veramente amare, devo rinunciare a me stesso…

Solitario Uomo Che Cammina Su Una Spiaggia - Fotografie stock e altre immagini di Abbandonato - iStock

Prima di iniziare questo argomento, ci tengo a precisare che sia pure sono io, ad apparire come   “l’attore principale”, di fatto non è così, perchè  cerco di sostituirmi alla moltitudine nel tentativo di  interpretare ciò che sta dentro il loro intimo.

Dicevo, dunque, che se voglio veramente amare occorre  che io rinunci a me stesso.

Voglio dire, che se vado  in quel campo di fiori, e  ne colgo alcuni, ovviamente è  perchè di essi ne faccia un mazzo e questo mazzo, naturalmente non è per tenermelo io, ma per donarlo alla persona che amo. E questo a motivo che il destino dei fiori non è quello di essiccarsi fra le mie mani, ma perchè diventino oggetto di gioia per la persona  amata. Ecco, quindi, che perchè io sappia amare devo essere capace di rinunziare a me stesso.

E’ verissimo che amare è un’avventura che deborda di passione ma terribilmente difficile perchè mi reclama il desiderio di dare anzichè di prendere.

Ecco, mi resi conto con mia stessa incredulità, che proprio quando ero convinto di amare ahimè, in realtà amavo me stesso. Indubbiamente  mi sfuggiva la realtà; stavo andando fuori strada, e se veramente in me c’era il desidero di amare autenticamente occorreva che  cambiassi il mio atteggiamento e che dovevo andare in direzione di marcia  diversa.

Dicevo che io mi amavo. Non era sicuramente una cosa male. Il guaio era che mi amavo così tanto, da non potere amare gli altri. Perchè ? Ma perchè era proprio di costoro che mi servivo per concedermi le mie agognate ed egoiste felicità che sempre, avidamente cercavo.

Per le ragazze avevo un debole speciale: le amavo similmente a come il fumatore ama la sigaretta, che accendevo, per poi buttarle appena ridotte in cenere.

Insomma, io desideravo tanto essere amato. Alla ragazza di turno che frequentavo, dicevo:”Ti amo” ma per sentire dalle sue labbra:”Anch’io ti amo!”. Insomma, mi piaceva essere amato.

Il mio corpo  reclamava tenerezza, reclamava piacere e progettava strategie  per catturare il corpo dell’altra, le cui carezze e i cui baci potessero  spegnere l’arsura che avevo dentro pur’anche per un solo momento. E se quel corpo, si offriva proprio a motivo che anch’esso aveva fame ne ero felicissimo di poterlo usare senza dovere combattere, quindi mi alimentavo di quel pasto servito gratuitamente.

In conclusione, ero davvero fuori carreggiata, e dell’amore non avevo capito nulla.

 

 

 

 

 

Checchè se ne dica, le cose stanno così…purtroppo

Credo proprio che le cose stiano così. La mente vive nel perenne “No”. Dice sempre no. pare che si nutra pronunciando solo il “No” a qualunque cosa. Credo ancora, che non esista una mente positiva.

Il cuore invece è in un continuo “SI”. Proprio come la mente dice No, il cuore ribatte col suo SI. E’ naturale che è meglio dire “Si” che “No”. Perchè negando sempre, la vita diventa invivibile. Più una persona dice No, più si rattrappisce. Ci si chiude. Le persone che ci stanno accanto vengono ingannati. Diamo loro l’impressione di essere dei pensatori, mentre in realtà ci stiamo rinsecchendo, ci stiamo uccidendo lentamente.

Se diciamo No all’amore, diventiamo meno di ciò che eravamo prima; se diciamo no alla bellezza, siamo ancor meno di ciò che eravamo prima. Insomma, ci frantumiamo pezzo per pezzo. La nostra vita si va svuotando, non ha più significato, sta perdendo il suo senso.

Ma niente niente è ciò che siamo noi cosiddetti uomini moderni ? Nella nostra vita abbiamo pronunciato più No che Si. Per questo veniamo assaliti dall’angosciante domanda:”Che senso ha la vita ?”. ” C’è un motivo per cui sto vivendo ?” “Vale la pena continuare a vivere ?”.

E se siamo in questo stato non bisogna meravigliarsi. Abbiamo detto no a Dio, abbiamo detto no al trascendente, abbiamo detto no a tutto ciò per cui siamo stati chiamati a vivere da sempre, e adesso ci troviamo con le chiappe per terra. Abbiamo dimostrato fino alla nausea che tutti i valori per cui abbiamo vissuto sono inutili, insignificanti; e così, adesso ci troviamo nel fondo delle difficoltà, nell’angoscia più profonda. La vita ci appare impossibile e talvolta disgustosa.

Voi che ne pensate ?

Quante volte abbiamo sentito:” Era una persona davvero straordinaria!”

Perché alcune persone hanno più ambizione di altre?

Con questo non voglio parlare di me come di costui che “fu”, ma elaborare ciò che dimora dentro  l’espressione” Era una persona davvero straordinaria!” E’ovvio che chi pronuncia queste parole  avrà ben conosciuto questa persona che ipotizzo nella mia mente.

Mi sono sempre chiesto il perchè certi uomini  suscitano la voglia di incontrare almeno una volta nella vita. E perchè costoro, se  incontrandoli fanno venire voglia di imitarli. Sono persone che non passano inosservati lungo le strade della vita, perchè lasciano come delle orme che sembrano degli inviti a seguirli. In altre parole, queste persone mi hanno sempre affascinato e sin dalla mia età adolescenziale, hanno fatto fermentare dentro di me il desiderio di diventare qualcuno nella vita.

Ma un dettaglio  mi è sempre sfuggito, e cioè, di avere fatto confusione tra Personalità e originalità.

Oh, se contassi le volte che per fare prevalere le mie idee mi sono scontrato con le idee degli altri. Io ho sempre immaginato che pensare in maniera personale fosse come assumere l’atteggiamento di colui che è “originale”, di colui che sa farsi notare dagli altri. Epperò, nel medesimo  momento non perdevo occasione di “copiare” coloro  che ammiravo nel comportamento e pur’anche nelle idee. Tutto questo, ha avuto un prezzo; quale ? Non permettevo che mi sviluppassi nella mia personalità  perchè prendevo a prestito quella degli altri.

Insomma, capii, in età adulta, che dietro il mio personaggio prestato ci stava la persona che ero io, che soffocava dentro me.

Conclusione, ho ben compreso di avere fallito a causa del mio malsano orgoglio  di diventare dio senza DIO.

Ma….

Ho capito che sto invecchiando…assieme a tanti..

Tutti invecchiamo! | Top Doctors

Questa  fase della nostra vita, è sicuramente una terribile prova che va affrontata. E tuttavia, anche se la mia( parlo di me ) vita è stata spesso non sempre facile, nel momento che la vedo sfuggire, io, come tanti, cerco di trattenerla. Ma cosa ci  fa soffrire di più in questa fase? Semplice,  quella di sentirci condannati alla inutilità, quindi dare a chi ci sta accanto di che preoccuparsi di me o di noi, quando, invece vorremmo fortemente essere ancora utili.

Ma una cosa l’ho capita e cioè, che la vecchiaia non è quel  tracciato di strada che mi porta alla morte, bensì, un cammino verso la vita. Sembra strano, ma è così che la vedo. La vita totalmente sbocciata, e per sempre divinizzata in Cristo.

Epperò occorre che  io accetti la durezza della trasformazione, quel passaggio che mi introduce in un’altra vita; similmente al seme del grano, che  sotterrato per potere generare la spiga, deve morire.

Per la mia anzianità, è finito quel tempo  di correre verso gli altri, come pure di camminare speditamente, e come non posso più salire le scale a due a due e velocemente. E le mani ? Già, le mani che iniziano a tremare e gli occhi a fare fatica sullo scorrere delle pagine di un libro. E la memoria ? Ah, quella poi che sembra burlarsi di me nascondendomi anche i nomi che qualche anno prima stavano ben memorizzati. Ogni giorno che passa, mi scopro sempre più solo a radunare i ricordi, le mie pene passate, mentre quelle che furono gioia sembrano svanire.

Mi verrebbe da chiedere al Cristo, che Lui non ha provato questa esperienza perchè ha bruciato la sua esistenza nel fiore dei suoi anni:” Tu non puoi capire, Signore cosa significa quel lento e inesorabile invecchiare e vedere la vita che vorrebbe sfuggire !. E’ veramente duro, Signore invecchiare, mi capisci ?”

Cosa mi risponderebbe LUI ? Che non è come penso io, e che di me ha ancora bisogno,  come ne aveva un tempo perchè, è da un cuore che batte, fosse anche stanco, che genera e  regala tanta vita in quel corpo che lo ospita, e quel cuore è ancora fucina di amore potente e puro, e le parole, continui messaggi di vita. Ho capito, dunque, che il Signore mi chiede di aiutarlo per la salvezza del mondo.

 

Ma, siamo i padroni del tempo o siamo suoi schiavi ?

 

Noi, padroni o schiavi del tempo che viviamo?" - BergamoNews

Ho  di proposito scavalcato  l’articolo di sotto,  per una ragione personale, che non sto a raccontarvi, ho deciso di proporre questo che segue.

La signora M., casalinga, doveva uscire per  acquistare alcune cose necessarie per la casa. Tuttavia, nella sua mente si  faceva spazio un pensiero”  Rimpiango tutto il tempo perduto e che ho ritenuto fosse sprecato!”.

Ecco, questo tempo che si comporta simile a un tiranno, simile a uno sposo non voluto ma imposto, simile a un compagno inesorabile delle nostre giornate e anche dei nostri anni. Compagno abile distruttore della nostra vita che la spacca, che l’assilla, che comanda e che obbliga a correre perchè lui corre molto…e ha fretta.

Ci chiediamo:”Siamo suoi schiavi ?” Non sarebbe il caso di farci suoi padroni  e fare le cose con calma ?

La nostra corsa quotidiana  di cosa ci priva ?