La verità su Palazzo Donn’Anna a Posillipo e su Anna Carafa, sua proprietaria.

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 2° ed ultima parte
la nipote spagnola Mercede de las Torres, “giovane, bruna, dai grandi occhi lionati e dai capelli
neri”. Una spagnola purosangue.
Quanto basta per far perdere la testa a Gaetano di Casapesenna. I due si innamorano, si
amano tra le volte del palazzo dell’ormai detestata zia. La tresca viene scoperta.
Da questo momento un alone di fitto mistero avvolgerà tutta la vicenda. Mercede, dopo un violento scontro con Anna Carafa, scompare. Ufficialmente è in un monastero il cui nome viene
rigorosamente tenuto segreto. Ma a Napoli in molti sono pronti a giurare che la bella iberica è
stata rapita e uccisa. Mandante dell’orribile omicidio non può essere che la vice regina. A nulla serve la disperazione di Gaetano. L’uomo cercherà la sua amata nei monasteri di tutto il Regno. Invano. Mercede è scomparsa. Il suo fantasma ritorna, ogni notte, sul terrazzo di Palazzo Donn’Anna, per incontrare l’unico grande amore della sua breve vita.
Il racconto è bello ma frutto di fantasia e non ha alcun fondamento storico. Ma tanto basta ad alcuni per affermare che “sono secoli che gli abitanti della magica collina, giurano di vedere, su uno dei terrazzi del severo edificio, due figure, bianche, evanescenti, che danzano e si stringono riflesse nel chiarore della debole luna d’autunno. Chi sono quei due amanti che ancora vagano nelle notti partenopee?”
Per quanto riguarda il Duca di Medina che governò dal 13 novembre 1637 al 6 maggio 1644 il regno durante questo periodo fu ancora più tartassato.
In quanto a Donn’Anna, contrastanti fonti ne parlano o come di persona dedita ad opere di pietà o, al contrario, come di persona avida e venale, capace di ogni sorta di soprusi e angherie verso i vassalli. Al culmine della sua gloria fu costretta a separarsi dal marito, richiamato in Spagna.
Morì il 24 ottobre 1645, nella sua villa di Portici dove orgogliosamente si era ritirata.
Mori’ sola. Abbandonata, dimenticata. Mortificata dalla più mortificante delle malattie. Uccisa dal morbo dei poveri. Uccisa dai pidocchi.
Sospesi i lavori, il palazzo resto per secoli in completo abbandono.
Nonostante ciò il Palazzo ritorna spesso nei racconti riferiti alla regina Giovanna.
Sul conto della regina Giovanna Il d’Angiò Durazzo fiorirono racconti leggendari.
Ape regina, amante instancabile, “uocchie de fattucchiarella”, sfrenata e gaudente. I suoi amori, quelli veri e quelli immaginari, fornirono materia prima a innumerevoli racconti popolari, tramandati di bocca in bocca.
Molti di questi racconti, però, erano riferiti genericamente alla” regina Giovanna”. A quale delle due Giovanne, la prima (morta a Muro Lucano per ordine di Carlo di Durazzo) o la seconda, la cui immagine di pietra è ferma nel monumento funebre di Ladislao d’Ungheria nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara?
Quale delle due regine conduceva i suoi amanti occasionali in palazzi e castelli, per poi farli precipitare nei “trabocchetti”, una volta saziate le sue voglie d’amore?
Di luoghi simili, la fantasia popolare ne indicò più di uno: Castelcapuano, innanzitutto, e poi il “bagno della regina Giovanna” (ruderi in via Santa Maria della Fede), il palazzo di Poggioreale, non più esistente, la torre di Amalfi, una torre sulla costa vesuviana, tra Resina e Portici, un castello nella zona di Nocera e altri “bagni” della regina, al capo di Sorrento.
E non mancano altri luoghi in diverse zone del regno, come in Puglia, in cui -secondo voci e leggende -Giovannella avrebbe sostato e soggiornato.
Per alcuni di questi luoghi si può dire con certezza che non furono mai abitati da nessuna regina Giovanna.
E lo si può dire soprattutto per quel palazzo che più d’ogni altro, da tempo immemorabile, è stato visto e descritto, nelle fantasie popolari, come albergo e alcova della regina: Palazzo Donn’Anna a Posillipo.
Qui la vox populi ambientò imprese d’amore, orge, delitti, capricci reali.
Ma come sappiamo, Giovanna morì nel 1435, mentre Palazzo Donn’Anna fu ideato nel Seicento, per servire al vicerè Ramiro de Guzman come regalo affettuoso per sua moglie, Donn’Anna Carafa.
E’ anche vero che in quel luogo esisteva già un palazzo in costruzione risalente al Quattrocento, ma le leggende parlano del “Palazzo Donn’Anna”.
Due secoli dividono il regno di Giovanna dal viceregno di Anna. Ma quale Giovanna?
La verità su Palazzo Donn’Anna a Posillipo e su Anna Carafa, sua proprietaria.ultima modifica: 2017-02-11T11:24:58+01:00da fiorelli02