l’ambizioso

 

Thanks for sharing. | by Viraj Kulkarni | Medium

 

 

 

 

 

 

 

 
Le
carceri sono
dove muore l’ambizioso e dove nascono i capelli grigi i più furbi.

Chi non li archivia né li strappa, non
ha meritato il nome di uomo,
né è salito all’onore che rivendica.

Lo stato d’animo più comune e abbattuto
Scegli, nei tuoi paurosi tentativi,
prima di essere sospeso che a terra;

Che il cuore intero e generoso
pieghi la fronte al caso avverso
Davanti al ginocchio al potente.

Più trionfi, più corone ha dato al prudente
che sapeva ritirarsi, fortuna,
che a chi ha aspettato ostinatamente e follemente.

Questa terribile e importuna invasione
Altrimenti gli eventi ci aspettano
dal primo singhiozzo dalla culla.

Oro, male, tirannia
Dal malvagio procede e passa al bene.
Cosa si aspetta la virtù o di cosa si fida?

Dove almeno, quando il
Nostro corpo opprime la terra, qualcuno dirà:
“Morbido ad essa”, quando la spargerà;

Dove non ti alzi velocemente da tavola
Quando ti manca il pesce raro
O quando il suo pavone ci nega Giunone.

Quindi cerca la calma dolce e costosa,
Come nella notte oscura dell’Egeo
Il pilota cerca l’eminente faro;

Che se accorci e cingi il tuo desiderio
dirai: «Quello che disprezzo l’ho realizzato;
Questa opinione volgare è folle. ”

L’usignolo premia di più il suo povero nido
di piume e paglie leggere, più le sue lamentele
nella foresta riempite e nascoste,

Che adulare le orecchie
di qualche illustre principe; imprigionato
nel metallo delle sbarre d’oro.

Triste di chi vive destinato a
quella vecchia colonia di vizi,
Auguro dei sembianti del privato.

Cessate la fame e la sete dei mestieri;
Chi accetta il regalo e si fa beffe del tentativo
L’idolo a cui tu fai sacrifici.

Uguale pensiero con la vita,
e non succederà da oggi a domani.

Cos’è la nostra vita più di un breve giorno
Quando il sole sorge quando si perde
nell’oscurità della fredda notte?

Cos’altro che fieno, verde al mattino,
secco al pomeriggio? Oh cieca follia!
Potrebbe essere che mi ricorda questo sogno?

È possibile che io riesca a vedere che mi allontano
dal vivere la vita e che la
cauta morte è unita al mio vivere semplice?

Come i fiumi, che corrono veloci
al mare, così sono portato
fino all’ultimo respiro della mia vita

Dell’età passata, cosa mi è rimasto?
O che cosa ho io, alla felicità, in cui spero,
senza alcuna notizia del mio destino?

Oh, se finisce, vedendo come muoio,
Imparare a morire prima
che arrivi quell’ultimo mandato forzato;

Prima che questa mietitura inutile raccolga
Da una morte grave, una mano dura,
E la do alla materia comune!
I fiori dell’estate passarono , l’autunno passò con i suoi grappoli,
l’inverno passò con le sue nevi bianche;

Le foglie che nelle giungle alte abbiamo visto sono
cadute, e noi ostinatamente
viviamo immobili nel nostro inganno!

Temiamo il Signore che ci manda
le orecchie dell’anno e l’abbondanza,
e la prima pioggia e la fine.

Non imitiamo la terra sempre dura con
le acque del cielo e l’aratro,
né la vite il cui frutto non matura.

Pensi che l’uomo sia stato creato
per il fulmine della guerra,
per attraversare il mare salato,

Così ciò che è dato solo all’uomo,
ragione sacra e pura, mi risveglia,
con splendore e raggi incoronati;

E nella regione fredda, dura e deserta
Di questo petto accende una nuova fiamma,
E brucia di nuovo la luce che era morta.

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