Raggiunti sul mare

 

raggiunti sul mare

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 6,1-7

Salmo: Sal 32 (33)

Vangelo: Gv 6,16-21

 

 

Nel Vangelo di oggi, Gesù cammina sul mare, un mare agitato e raggiunge i suoi discepoli. Egli ci viene incontro quando nel buio della nostra fatica l’ansia prende il sopravvento e siamo in difficoltà a riconoscere la Sua vicinanza. Il Signore ci risponde dicendo: «Sono io, non abbiate paura!».

L’invito è a non temere, anche quando stremati sembra di remare contro vento e non sappiamo dove andare. Egli desidera metterci al sicuro, affinché possiamo proseguire il nostro cammino, anche nel buio e nel vento forte.

A volte siamo noi quella barca che naviga in acque agitate, vorremmo andare avanti nella direzione che ci eravamo prefissati, però ci troviamo in difficoltà per tanti motivi. Il panico ci assale perché non possiamo più tornare indietro, e non riusciamo a vedere nulla davanti, ma proprio da quelle acque compare una voce a darci pace: «Sono io, non abbiate paura!».

Il Signore non ci lascia soli ci raggiunge, anzitutto camminando sull’acqua, quasi a donare pace a ciò che quell’acqua può rappresentare, e successivamente sale sulla barca, per dirigerla verso la riva.

Gesù non ci abbandonerà mai, per quanto i nostri pensieri possano essere inquieti, ci viene incontro per donarci la forza e il coraggio di proseguire il viaggio, e se incontreremo il mare mosso, il vento forte non durerà a lungo e Lui rimarrà per sempre sulla nostra barca.

 

 

Un respiro di sollievo

 

un respiro di sollievo

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 1,5-2,2

Salmo: Sal 102 (103)

Vangelo: Mt 11,25-30

 

Quanta pace è possibile trovare nelle parole del Vangelo di oggi: “venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. In tutti quei giorni pieni di fatica, a volte interminabili, viene in nostro soccorso una Parola a darci ristoro.

Questo testo è per tutti, chiunque si sia sentito oppresso o ne stia provando ora il peso, l’augurio è di cogliere l’invito di Gesù a trovare in Lui un rifugio e di scoprirsi tra quei piccoli a cui si è rivelato.

Spesso sentirsi piccoli è visto come qualcosa di negativo, piccoli rispetto a qualcuno di più grande, invece Dio ha scelto proprio dei piccoli, affinché potesse accadere qualcosa di grande, e ne ha fatto strumenti in grado di portare avanti il Suo nome. Pensiamo ai Santi, ai beati, ai chiamati e a quanti hanno testimoniato, sofferto e offerto nella loro vita per il Vangelo, pur sentendosi sempre piccoli.

E noi che a volte ci sentiamo piccoli, peccatori o solamente con un po’ di fatica da offrigli, oggi il Signore ci dona la grazia di mostrarsi nella nostra piccolezza. Essa diventa il luogo dove stanchi e oppressi, possiamo trovare lo spazio per sostare davanti a Lui, quasi come un respiro di sollievo.

Andiamo a Lui noi piccoli, stanchi e oppressi, gettiamo nel Suo grande cuore il giogo che ci pesa, sostiamo dinanzi al Padre, così da sentire la forza per affrontare, continuare e vivere giorno dopo giorno.

 

 

uno Spirito senza misura

 

 

uno Spirito senza misura

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 5,27-33

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Gv 3,31-36

 

Nel Vangelo della liturgia odierna, leggiamo: “Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.”

Siamo coloro a cui è destinata la Parola di Dio e abbiamo il dono dello Spirito per comprenderla, elargito da Dio stesso. Attraverso Gesù possiamo ascoltare le Parole che il Padre ha da dirci e per mezzo dello Spirito, farle vivere in noi.

Si parla di un Spirito senza misura, è l’amore di Dio senza limiti, il cui unico obiettivo è arrivare a noi. La nostra vita non è separata dalla Parola e la Parola non è a se stante dalla nostra vita, esse non camminano per vie parallele, ma verso un’unica strada che è Dio stesso.

Questo è il dono che il Padre ha voluto farci: tramite il Figlio ascoltare le Parole di Dio, così da esserne parte nel nostro vissuto. Ogni giorno possiamo trovare una Parola che sia di consolazione, guida, rifugio, aiuto, e ci dia la forza per proseguire.

Il Signore ci è accanto mediante uno Spirito senza misura, affinché chiunque possa fare esperienza di Lui, così che la Parola diventi una voce capace di darci coraggio nel quotidiano.

L’amore del Padre ha un volto e una voce, Dio entra nella nostra vita con degli strumenti umani, quotidiani, ordinari, per sentirlo accanto e riconoscere chi è: un Padre che ama i suoi figli oltre misura!

 

 

Credere è la via per ricominciare

 

Credere è la via per ricominciare

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 5,17-26

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Gv 3,16-21

 

Il Vangelo della liturgia di oggi, ci riporta a una considerazione importante: la nostra vera autocondanna, è non credere in Dio. Non perché Egli ci punirà, ma perché non ci saremo dati la possibilità di lasciarci incontrare da Colui che, desidera per noi una vita in cui il peccato non sia l’ultima parola.

Tutti siamo sempre alla ricerca di un’occasione, dove i nostri sbagli non ci identifichino come persone, il Signore ci cerca per donarci la nostra ripresa.

È il tempo di rialzare la testa, la paura e lo sconforto lasciano lo spazio al coraggio di credere in Dio, che per primo ha voluto credere in noi mandando Suo Figlio.

Dio ha tanto amato il mondo e in questo mondo ci siamo anche noi, non ha amato un mondo perfetto, ama questo mondo con le sue contraddizioni, inciampi, ma con il forte desiderio di rinascita.

Dio che ci ha creato, ci ama così come siamo e per noi desidera il meglio, il nostro dolore è anche il Suo e lo dimostra attraverso Suo Figlio. Egli non ha risparmiato nulla di quell’enorme sofferenza, affinché in quel dolore fossimo compresi anche noi, ma ha reso quel luogo di morte, un luogo di vita, quel sepolcro dapprima ambiente di sepoltura, ora segno di Risurrezione.

Credere in Dio è anzitutto sapere che chiunque si crede perduto, potrà rinascere, credere è la via per ricominciare, credere è fare del peccato un luogo in cui Dio ci ha amato, per aprirci la strada alla possibilità.

 

 

Rinati dall’alto

 

Rinati dall'alto

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 4,32-37

Salmo: Sal 92 (93)

Vangelo: Gv 3,7-15

 

 

Il Vangelo della liturgia odierna, ci indica che per passare dalla terra al cielo abbiamo bisogno di Gesù. È un testo a tratti un po’ difficile; cosa vuol suggerirci oggi?

Rinascere dall’alto vuol dire alzare lo sguardo. Significa vivere il nostro quotidiano anche se con fatica, innalzando il cuore a Colui che ci ha creato. È difficile pensare di elevare gli occhi quando ci sentiamo a terra, e la domanda che Gesù pone a Nicodemo, in verità, interpella anche noi: “Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?”

È proprio per questo che Dio Padre manda Suo Figlio, affinché non dovessimo più alzare lo sguardo alla ricerca di un Dio apparentemente lontano, ma potessimo trovarci di fronte a un uomo, Gesù che ci unisse a Dio. Non è il nostro sforzo a legarci al cielo, ma è l’esperienza fatta con Gesù, che ci permette di conoscere il volto di Dio, che dal basso ci ama e desidera per noi una vita perdonata, redenta.

Rinascere dall’alto, è rivedersi all’interno di un cammino di consapevolezza con Gesù, ripercorre i passi della Sua storia e vedere dentro anche la nostra. Gesù attraverso tutto quello che ha vissuto, ha reso il cielo per noi un luogo dove Dio non è più distante, mediante il Figlio possiamo conoscere l’Amore del Padre.

Le nostre sofferenze sono innalzate da una croce, quella di Gesù, da cui oltre al dolore e alla morte è sgorgata la vita. Dopo la Sua Risurrezione, siamo rinati dall’alto e possiamo credere alle cose della terra, perché in noi c’è un pezzo di cielo da celebrare e offrire, così che il nostro quotidiano sia unito a Dio e da lì trarne la forza.

 

 

Accompagnati dai segni

 

Accompagnati dai segni 1

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1 Pt 5,5b-14

Salmo: Sal 88 (89)

Vangelo: Mc 16,15-20

 

“Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.

La Parola è accompagnata da segni. Il Signore desidera rafforzare, aggiungere, forticare la nostra fede e ciò avviene attraverso la Parola e i segni, che attestano la presenza viva di Gesù. Per quanto a volte ci può sembrare difficile pensarlo, siamo immersi in segni che ci riconducono a Lui. La Parola, i sacramenti, la celebrazione Eucaristica, i poveri, una parola di conforto, il creato, quanto potrebbe essere lunga questa lista se ci mettessimo a chiederci, quali sono i segni oggi.

Egli manda i suoi discepoli in tutto il mondo per annunciare e predicare, anche noi siamo chiamati in questo viaggio, non tanto a partire realmente, ma a riconoscere nel nostro mondo la Sua presenza.

Come Gesù agiva con il Padre, adesso è Lui ad agire con i discepoli, ed è sempre il Signore a essere con noi, anche quando non ce ne rendiamo conto. Non siamo soli, il Signore Risorto manda i suoi ed essi possono andare a predicare, perché hanno la forza di Dio. Quella stessa forza è per noi, affinché il nostro quotidiano pur nella fatica, possa vivere di Parola e segni.

Il Signore in quei momenti faticosi, in quelle lacrime o sorrisi, ci dona la Sua forza, affinché possiamo agire con Lui, per imparare o tornare a crederGli. Il nostro viaggio ci conduce a casa, nel cuore, il luogo dove la Parola e i segni ci hanno riportato.

 

Quella forza del Risorto

 

Quella forza del Risorto

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 5,12-16

Salmo: Salmo 117 (118)

Seconda lettura: Ap 1,9-11a.12-13.17-19

Vangelo: Gv 20,19-31

 

Il Signore come ai suoi discepoli, così anche a noi, si rende presente nelle “nostre porte chiuse”, in quei luoghi dove il timore, la fatica e il peccato prendono il sopravvento, facendoci quasi dimenticare il Risorto.

Nella domenica della Divina Misericordia, il Vangelo della liturgia odierna entra nel nostro cuore per prepararci a questa consapevolezza: la certezza di essere parte di un amore perdonato. Le mani e i piedi di Gesù hanno le cicatrici di un male che ora non c’è più, ma sono anche segni di un amore più grande, che ci ha perdonato al punto da offrire se stesso.

Il Signore oggi, entra nelle “nostre porte chiuse”, per farci comprendere che facciamo parte della Sua Risurrezione, e i nostri errori in Lui sono stati perdonati, affinché per noi ci fosse una possibilità di vita. Risorgere per noi è comprendere che possiamo tornare vivere!

Tanto quanto è profondo il nostro errore, tanto possiamo sperimentare quanto è profondo l’amore di Dio, da scendere fino al nostro abisso per recuperarci e ridonarci la speranza.

La Sua Misericordia diventa per noi esperienza di un perdono tangibile, e dopo aver toccato quei segni, poter sentire da essi quella forza del Risorto, quella vita che ritorna come il sangue nelle vene ed esclamare come Tommaso: “mio Signore e mio Dio!”.

 

Andate e proclamate

 

andate e proclamate

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 4,13-21

Salmo: Sal 117 (118)

Vangelo: Mc 16,9-15

 

Gesù, dopo aver rimproverato i suoi di non aver creduto a coloro che lo avevano visto risorto, disse: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Malgrado la loro incredulità e durezza di cuore, c’è una fiducia che supera questa difficoltà. La chiamata del Signore è più forte della debolezza e questo ci è di consolazione, perché essa non si basa sull’essere capaci, ma sull’amore che Dio ha per noi.

Tutti i battezzati sono chiamati dal Signore, poiché: “rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo diventano nuova creatura: per questo vengono chiamati e sono realmente figli di Dio”. (Dall’introduzione generale all’iniziazione cristiana, nel rito del battesimo dei bambini pag. 15 n.2)

In virtù di questa figliolanza che ci unisce a Dio, e nonostante i nostri sbagli, possiamo davvero riconoscere per noi la Sua fedeltà, che si manifesta ancor più nella fragilità.

Siamo di fronte a una Parola capace di farci comprendere la grandezza del Suo amore, tale da portarci fuori da quell’incredulità, da quella caduta, per dirci: tu non sei quell’errore commesso, sei mio Figlio!

In quell’ “andate e proclamate”, c’è anzitutto un invito a fare memoria del nostro essere nuove creature dal battesimo; ma anche ogni giorno, ogni volta che cadiamo e sperimentiamo il Suo amore che ci ha raccolti, possiamo annunciare il Vangelo a ogni creatura con la nostra stessa vita.

 

All’alba del nuovo giorno

 

All'alba del nuovo giorno

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 4,1-12

Salmo: Sal 117 (118)

Vangelo: Gv 21,1-14

 

Nel Vangelo di oggi, Gesù si manifesta ai discepoli nel quotidiano del loro lavoro. Anche in quella notte non presero nulla, una situazione simile era già successo tempo prima e fidandosi del Signore avevano raccolto parecchio. Ora l’episodio si ripete, i discepoli inizialmente non si accorgono che era Gesù, ma poi alla vista di quel miracolo lo riconoscono.

Il fatto che Gesù è risorto, non vuole dire che non ci saranno più fallimenti o fatiche da superare, ma ora quel nulla della notte è abitato da una consapevolezza: la Sua presenza.

Se prima i discepoli erano titubanti ad ascoltare un uomo che gli diceva come pescare, ora è possibile vedere un cammino che ha portato a fidarsi e a riconoscerlo. Questo discorso è un invito per noi, dove le fatiche e le fragilità possono anche ripresentarsi, ma il suggerimento è di non viverle come la prima volta, perché adesso possiamo identificare i Suoi passi nella nostra vita e scoprirci non più soli, ma abitati da un Amore che ci raggiunge.

Vivere da risorti non vuol dire assenza di fatiche e difficoltà, ma è saperle affrontare con la forza di Dio.

Gesù è la forza e il coraggio nel nulla di quelle nostre notti, ora è possibile non fermarsi e superarle perché sappiamo che Lui è con noi, e all’alba del nuovo giorno la pietra sarà tolta e dalla notte risorgeremo.

 

Pace a voi

 

pace a voi

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 3,11-26

Salmo: Sal 8

Vangelo: Lc 24,35-48

 

“Pace a voi” è un saluto di speranza, Egli è venuto a dirci che c’è! Nei nostri dialoghi pieni di turbamento, dove la consapevolezza cede il passo alla stanchezza, allo sconforto, il Signore ci apre la mente come ai suoi discepoli, per farci comprendere le scritture.

Gesù desidera che la Sua Parola faccia parte della nostra vita, tanto da esserne testimoni; è da essa che troviamo stabilità, un orizzonte verso cui guardare senza disperdere lo sguardo, un mezzo attraverso cui leggere la realtà.

“Pace a voi” è un augurio di consolazione, quando riconosciamo il Signore e poi ci perdiamo, Egli viene a rassicurare il nostro cuore, per donarci Lui stesso, ai dialoghi pieni di paura e timore, c’è una risposta di Risurrezione.

“Pace a voi” è un nuovo inizio, un invito a vivere di quella pace che viene dalla certezza di essere parte del Suo popolo, a cui saranno predicati la conversione e il perdono dei peccati. Siamo partecipi di una promessa e non solo spettatori, per dono Suo, di questo diventiamo testimoni!

“Signore, aiutaci a mettere nel nostro cuore

la tua Parola di oggi.

“Pace a voi” diventi quel saluto, augurio e invito

che accompagni le nostre giornate.

Aiutaci a essere portatori di quella pace, 

che proviene dall’aver preso tutto Te

in quei giorni di dolore.

La nostra pace è forgiata dal sacrificio del Tuo amore.

Sostieni la nostra fatica, le incomprensioni, i dubbi,

oggi le riponiamo sul Tuo altare, 

così da trarne la forza, 

per vivere il quotidiano 

nella certezza di Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)