Misericordia io voglio

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19 LUGLIO 2024

VENERDÌ DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Spesso sembrano piu comprensibili i sacrifici che la misericordia. Oggi il Signore ci insegna che il dono più grande che è venuto a donarci, è proprio questo: un amore che perdona. Non si vuole dire che se facciamo un’offerta, un “fioretto”, o un atto di ascesi sono gesti inutili, ma il rischio è farne un assoluto, quasi che sia tutto merito nostro, oppure il nostro dono un “tornaconto” nei confronti di Dio. Egli invece si dona a “perdere”, con il rischio che nemmeno ci rendiamo conto della portata di quanto stiamo ricevendo.

Tutto questo nasce dall’amore che Dio ha per noi, così grande da anteporci a qualunque cosa.  A noi viene solo chiesto di lasciarci amare, di liberare il cuore dalla fatica di fare, e trovare invece un po’ di tempo per stare con Lui.

Troviamo il tempo, è estate, cominciano le ferie, dedichiamo del tempo a Colui che è Signore anche del tempo. Mettiamoci li, e lasciamo che Lui ristori il nostro cuore. Questo è il dono più grande che possiamo fargli: noi stessi, persino ciò che ci sembra non vada bene offrirgli, poniamolo nel suo cuore, quello è il posto giusto, dove la misericordia tocca la nostra umanità e la vivifica di un amore gratuito, per ritrovare la strada e sentirsi a casa nel cuore di Dio.

Possa la sua misericordia sostenervi sempre; possa il Signore colmare il vostro cuore. Non abbiate paura di Lui, Egli è qui accanto a noi, ci conosce così bene da poter dire: misericordia io voglio e non sacrifici, perché ti amo e ti rendo il meglio di te.

“Signore,

insegnami a vivere del tuo perdono.

Sono qui dinanzi a Te,

eppure mi vergogno di quello che sono, del mio errore.

Sono qui dinanzi a Te

e Tu di fronte a me,

che mi ami così intensamente

da sentire il tuo respiro

vibrare il mio cuore.

Ecco il tuo amore: un respiro profondo,

che dal tuo cuore incontra il mio,

così che respiri amore

e non il mio peccato,

così che respiri Te e viva di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati

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04 LUGLIO 2024

GIOVEDÌ DELLA XIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Prima ancora di guarire il corpo dell’uomo paralitico, Gesù ne guarisce il cuore perdonando i suoi peccati e questo lo fa, grazie alla fede di coloro che l’hanno portato da Lui.

Il peccato paralizza il cuore, toglie la libertà di sentirsi figlio amato, perché crea una distanza tra la creatura e il suo creatore. Talvolta la paralisi è cosi grande da non riuscire nemmeno a parlare, come quest’uomo disteso sul letto che non dice nulla.

Sono gli altri, chi gli sta vicino a farsene carico, a prendersi la responsabilità di portarlo a Gesù.

“Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Ora quest’uomo viene chiamato “figlio”. Si, perché ogni figlio viene sempre amato e perdonato, guarito nel profondo del cuore, restituito ad una vita che ha ancora entusiasmi, desideri, che cammina sulle sue gambe.

Il Signore ci chiama al coraggio, ossia il contrario della paura. Coraggio perché non siamo da soli ad affrontare le fatiche della vita. La fede dei credenti è proprio questa: portare a Dio chi non ce la fa da solo. Portarlo nella preghiera davanti al Signore Gesù, che perdona e guarisce senza condizioni tutta la persona umana, cuore e corpo; cosi l’uomo unificato, può alzarsi e incamminarsi verso casa sua, verso quel ritorno in se stesso. Afferma S. Agostino: “Torna, torna al cuore”, un cuore ora libero, capace di ardere di intensa passione per il Bene, per la Bellezza, per la ricerca della felicità, per volgersi a Colui che ne è la sorgente.

“Signore,

aiutami a tornare da Te

con tutte le mie paralisi.

Tu sei Colui che scoperchia il tetto,

sei Colui che mi guarisce

e sei quel lettuccio che mi sostiene,

Tu che sei tutto,

libera il mio cuore

da tutto ciò che mi impedisce di vederti,

per guarire il cuore

ed ogni parte di me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Amore traboccante

amore traboccante

 

 

26 FEBBRAIO 2024

LUNEDÌ DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

C’è una misura traboccante che ci viene richiesta, una misura per perdonare, per non giudicare, per dare, che proviene direttamente dal cuore di Dio. Egli è colui che ci fa vivere un amore senza misura.

L’amore di Dio è quella misura traboccante, anzitutto perché ci dà la forza per essere e fare del bene, perché ci aiuta a riconoscere il Bene. Tutto quello che ci viene chiesto è stato precedentemente donato in capacità di attuarlo, ma anche nel farne esperienza.

Quante volte non siamo stati traboccanti di amore? Siamo in quaresima, é una domanda che dobbiamo farci. Abbiamo “digiunato” Dio, perché siano stati mancanti nell’amore verso gli altri e verso noi stessi.

La Quaresima è un tempo in cui fermarsi a comprendere in quale strada stiamo andando, ma anche riscoprire una pienezza che viene unicamente da Lui.

Con le nostre forze, la misura non sarebbe traboccante, bensì minima; il nostro cuore tenderebbe a stringersi dinanzi alle incomprensioni, ma questo è il tempo di allargare le braccia, come Gesù sulla croce e vivere e far vivere di quel abbraccio d’amore, che ha colmato il cuore. Lasciamoci amare da Dio, riconosciamoci stra-amati, stra-perdonati e diciamo: e io dove sono? Beati noi se risponderemo: qui accanto a te sulla croce, ma se ciò non fosse non importa, Egli da quella croce scende e risorge, perché chi non è salito, possa incontrarlo ancora, e chi è ferito, possa vedere nelle sue piaghe il segno di quell’amore traboccante.

“Signore,

amore traboccante,

fa che il mio cuore Ti senta.

Il mio peccato e la mia ferita

mi stringono;

il Tuo amore è chino,

riuscirò a toccarlo?

Allarga il mio cuore,

così che Tu e la Tua croce entrino in me

ed io Ti senta vivo, vero,

vibrante d’amore per me”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Il digiuno

il digiuno

16 FEBBRAIO 2024

VENERDÌ DOPO LE CENERI

“Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno”. Solitamente di questo Vangelo si commenta la prima parte, la seconda ovvero questa, è la lasciata un po’ in disparte. Oggi, invocando lo Spirito cerchiamo di comprendere cosa è possibile intendere.

Nella Quaresima parliamo di digiuno, lasciamo stare dolci, caffè, ecc…, si fanno fioretti per fortificare il nostro bisogno di Lui, ma c’è un digiuno che operiamo di cui poco ci rendiamo conto e fa parte anch’esso della categoria dei bisogni, ma in maniera inversa, non ci fortifica anzi ci indebolisce ed è il peccato.

Peccare è digiunare Dio, è andare dietro dall’illusione di quel bisogno tanto più forte, che alla fine il Signore viene messo da parte, e tanto più pecco tanto più non mi rendo conto che la mia vita ha bisogno anzitutto di Dio.

Lo sposo descritto nel Vangelo, viene tolto non perché il Signore se ne va, ma perché quello stesso sposo offre la sua vita, affinché quel peccato non comporti più  l’assenza di Dio, anzi attraverso la riconciliazione, sia mezzo per credere nel Suo amore più forte di qualunque torto. Così nel sacramento della Riconciliazione, possiamo mettere nelle mani di Dio questo “digiuno sbagliato”, perché ci siamo allontanati noi da Lui e non il contrario, e allo stesso tempo, tale perdono, permette di vivere quel digiuno giusto che fortifica il nostro corpo su che cosa è necessario. Certamente, i nostri digiuni non servono per tenere buono il Signore, perché tutto è già stato pagato una volta per tutte, ma sicuramente ci è utile per esercitarci a fortificare la nostra fede; per farlo abbiamo bisogno di questi piccoli passi, in grado di operarne di grandi e trovarci un po’ più digiuni di quegli sbagli e più consapevoli che la nostra vita è già pienezza, perché già perdonata e amata da sempre.

“Non venirmi a mancare Signore,

stammi accanto anche quando non ti sento.

Gesù prega per me il Padre,

affinché mi guardi con amore,

perché Tu lo contempli e contempli me;

fa che anch’io possa sentirti

e trovi la forza nonostante il vuoto, nonostante la paura.

Signore torna a sederti nel mio cuore

e parla alla mia fragile vita,

così che io possa non peccare più

e se anche sbagliassi,

mi accompagni sempre la certezza che sei lì accanto a me,

proprio in quello sbaglio,

per portarmi avanti nel Tuo perdono.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Con Gesù

con Gesù

 

22 SETTEMBRE 2023

VENERDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Tm 6,2c-12

Salmo: Dal Sal 48 (49)

Vangelo: Lc 8,1-3

Nel Vangelo di oggi leggiamo che Gesù non era solo, aveva con sé i dodici e alcune donne. La storia di tanti trova un punto comune che unisce: Gesù. Egli non sta fermo, esce, viaggia, cerca; nel cuore solo un desiderio: dire a più persone qual è il vero volto del Padre e far rendere il cuore di ciascuno salvato. Nessuno è escluso da questo progetto di amore.

L’antifona al vangelo dice: “Ti rendo lode, Signore del cielo e della terra,perchè ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno (Cfr Mt 11,25)”. Ci apre a questa consapevolezza, che non importa quanto io mi senta ultimo, inutile senza speranza, poiché è proprio la speranza che viaggia per incontrarmi.

Coloro che sono con Gesù sono dei segni della concretezza di Dio, del suo essere in mezzo a noi. Aiutiamoci a renderlo vivo, condividiamo con altri la bellezza di questo Vangelo che si fa carne non solo una volta, ma sempre nelle nostre vite. Non lasciamo nessuno nel dubbio o nella fatica ma preghiamo per loro, viaggiamo con Gesù nei deserti degli altri e portiamoli sull’altare.

Siamo qui, ci siamo grazie anche a chi ci ha preceduto.

“Signore,

desidero incontrarti,

desidero viaggiare con Te.

Portami nel Tuo cuore,

fammi comprendere che

anch’io ho un posto nel Tuo.

Non importa il mio peccato, o la fatica,

perché il Tuo amore

spalanca le porte,

ed io, commosso e affaticato dal peso del mio errore,

entro nell’immensità di Te

e scopro che finalmente ho una casa per vivere: Tu.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Come il cieco

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19 MARZO 2023

IV DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13

Salmo: Sal 22 (23)

Seconda lettura: Ef 5,8-14

Vangelo: Gv 9,1-41

Il brano del cieco guarito, (nella forma intera Gv 9,1-41) termina con l’osservazione di Gesù ai farisei: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”.

Il cuore rimane cieco quando riconosce per valide solo le sue ragioni, se invece riconosce la sua cecità, torna luminoso per la luce del Signore.

Gesù infatti dice: “Io sono la luce del mondo”. Questa non è semplicemente la luce fisica che deriva dal sole, è la luce della santità di Dio, splendore del suo amore per noi. È la luce che illumina ogni uomo e gli fa cogliere il mondo dentro lo sguardo di Dio. È la luce che Gesù ha fatto risplendere liberando gli uomini dal peccato, perché la luce è la vita degli uomini.

Il cieco  ritorna alla luce, i suoi occhi impastati di fango vedono una nuova creazione. Tutti vogliono sapere come è accaduto, e forse impadronirsi di quel segreto di luce indispensabile alla vita che ancora non hanno, perché il loro cuore non comprende.

Chiediamo al Signore di essere liberati dalla nostra cecità, per diventare uomini che danno gloria a Dio con la luce negli occhi e nel cuore, e per riconoscere e confessare la nostra fede in Lui, come ha fatto il cieco, esclamando: “Credo, Signore!”.

“Signore,

possa vedere con i tuoi occhi questo mondo e me stesso,

rendimi capace di guardare con il cuore

così che mi accorga del Tuo amore

e di quanto Tu sia venuto anche per me.

A volte anch’io sono come cieco,

non vedo la Tua luce e mi fermo nell’attesa di Te,

senza accorgermi che Tu sei già qui.

Tocca il mio cuore, affinché la Tua luce mi liberi dalla cecità

ed io torni a vedere per camminare con Te,

sicuro che tutto ciò che ancora non vedrò,

Tu lo hai già visto”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

“Ecco l’agnello di Dio”

ecco l'agnello di Dio

 

MARTEDÌ FERIA PROPRIA DEL 3 GENNAIO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,29-3,6

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 1,29-34

Giovanni dice: “ecco l’agnello di Dio”. Come in una foto si mette a fuoco un particolare, così Giovanni con le sue parole ci aiuta a prestare attenzione, a guardare all’agnello di Dio, Gesù.

È come se ci dicesse: eccolo qui, non è lontano, ci è accanto. Lo sappiamo?

Egli è l’agnello di Dio, questo genitivo “di”, ci indica l’appartenenza: è parte del Padre e guardando al Figlio possiamo vedere il Padre. “Cristo è l’Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo e sradica l’odio dal cuore dell’uomo. Ecco la sua veritiera “rivoluzione”: l’amore”. (Benedetto XVI -Messaggio per la XXII GMG)

Come Giovanni, apriamo la strada della nostra vita a Cristo, lasciamoci travolgere dal Suo amore, che è più forte del nostro peccato.

Un agnello fragile, simbolo di sacrificio, offre tutto se stesso per dirti che la tua vita è importante, ha valore agli occhi del Padre, perché come Egli è del Padre anche tu stesso lo sei. Sei parte di questo legame così profondo, per il quale Dio consegna Suo figlio, affinché sulla croce dinanzi a te, ti dica: “Ecco tua madre”, poiché ti amo, e tutto ciò che è mio è tuo, ed il tuo peccato lo vinco io.

 

Uno sguardo di amore

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MERCOLEDÌ 30 NOVEMBRE 2022

SANT’ANDREA, APOSTOLO – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Rm 10,9-18

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Mt 4,18-22

“Vide”. Gesù è Colui che ci guarda per primo. Nell’indaffarsi delle nostre azioni è la grazia che posa il Suo sguardo su di noi, per ricordarci che al di là di quello che facciamo, c’è un legame profondo da cui partire.

“Venite dietro a me”. Seguiamo Gesù in questo Avvento pensando a Maria, Colei che dirà: “ha guardato l’umiltà della sua serva”. Ella si troverà dinanzi allo stupore di uno sguardo precedente al suo Si, come quello dei pescatori di oggi.

La nostra risposta è e sarà sempre preceduta da uno sguardo di amore, di pietà, di Misericordia, tanto da rendere una semplice ragazza la Madre di tutte le genti, e dei pescatori, pescatori di uomini.

Sentiamoci guardati così da Dio, da quello sguardo che fa la differenza e vede oltre ciò che siamo adesso e ci riscatta già ora dal nostro peccato, dal nostro errore. L’Amore entra nelle nostre case e ci guarda con gli occhi semplici di un bambino avvolto in fasce. Egli ci invita a posare lo sguardo su di Lui, per renderci conto di come ci vede e lasciarci commuovere da un Dio in grado di guardarci così, con amore, nonostante tutto.

“Signore, mi guardi lo so,

e a volte non capisco cosa vedi,

perché dinanzi a me, vedo solo fatica.

Donami oggi il Tuo sguardo

in grado di andare oltre,

per essere capace di fare di quello sguardo la mia vita.

E poter venire dietro a Te

così come sono e non come vorrei essere,

consapevole che Tu per me hai un progetto migliore del mio

ed io, voglio ascoltarlo”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

“Misericordia io voglio”

Misericordia io voglio

 

 

MERCOLEDÌ 21 SETTEMBRE 2022

SAN MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ef 4,1-7.11-13

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Mt 9.9-13

“Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

Gesù oggi si presenta come il medico che desidera guarire la malattia del peccato, e lo fa con una medicina particolare: la misericordia.

Questo è l’attributo più profondo di Dio e il luogo dove si sperimenta la sua essenza. Qui veniamo accolti dalle sue viscere materne che danno vita, perché il nostro peccato viene perdonato, ripulito, diventa il mezzo per vivere la gioia dei salvati.

L’esperienza del perdono, non la si può raccontare solamente a parole, in quanto coinvolge tutto il nostro essere e ci fa partecipare alla vita di grazia, dono infinito dell’amore di Dio, parafrasando cosa dice S. Paolo: dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia, la pienezza di Dio.

Il nostro peccato perde cosi il potere di dividerci da Lui, e quanti invocano misericordia entranno nel suo cuore. Il Signore non ci chiede sacrifici di espiazione per pagare le nostre colpe, Lui ha già redento tutto, siamo già dei salvati, ci chiede di amarlo, di entrare nella nostra casa per sedere a mensa insieme e da lì ripartire per vivere alla ricerca del bene.

La vocazione alla vita cristiana, è partecipare della comunione con Dio anche con i nostri peccati. Lui è venuto a chiamare i peccatori e il peccatore è chiamato a proclamare la grandezza della sua misericordia.

“Signore,

sono venuto qui dinanzi a Te,

perché nella tua Misericordia è la mia speranza.

Nel Tuo perdono

pongo la mia vita:

Padre pietà di me!”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Quella mano paralizzata

 

Quella mano paralizzata

 

05 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 5,1-8

Salmo: Sal 5

Vangelo: Lc 6,6-11

 

Oggi Gesù ci mostra ancora una volta, che il centro della sua opera di salvezza è l’uomo con le sue debolezze, le sue fragilità, i suoi limiti, e persino con il suo peccato.

La mano paralizzata, per l’uomo rappresenta l’impossibilità di fare qualsiasi cosa, di prendere e di donare, ma nel momento stesso in cui Gesù lo chiama a mettersi nel mezzo e a tenderla, avviene la guarigione. Tuttavia non è solo la mano a rinvigorirsi, qui l’intera vita dell’uomo viene salvata. Quella mano paralizzata ha potuto raccogliere il dono di Dio, ed ora è pronta per lavorare, accarezzare, mangiare, pregare, consegnare, ricevere e ancora ridonare, perché la vita è un continuo rifluire dell’amore ricevuto.

Gesù invita ciascuno di noi ad alzarci per metterci in mezzo, non importa quanto le nostre mani siano povere e aride, Egli saprà darci una vita nuova. Siamo al centro del Suo cuore e le mani raccontano la pienezza d’amore, il perdono ricevuto, la tenerezza di un Dio che si prende cura di tutto l’uomo.

“Signore, oggi ci sono anch’io.

“Alzati”,

perché me lo chiedi?

Preferirei non vedessero la mia mancanza.

Tu l’hai vista, perché sono al centro del tuo cuore

e nel momento che ti tendo la mano acquisto vigore,

la mia mano “formicola”, riprende a funzionare.

Hai fatto questo per me

e ogni volta che guarderò la mia mano, Ti ricorderò.

Alle paralisi di questo tempo

inviterò a credere in Te,

perché in fondo ciascuno di noi

ha una mano da tendere,

per ricevere quell’amore che solo Tu sai donare”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)