Lorella

Ho conosciuto Lorella nella primavera del 2011 attraverso un profilo ospitato sulla piattaforma di Libero. Mi ha inviato un messaggio e nel giro di pochi giorni abbiamo preso un caffè in un bar del mio paesello. Donna di poche parole, ci eravamo lasciate con la promessa di sentirci per definire un incontro. Dopo alcuni messaggi si era dileguata adducendo ad un peggioramento del suo stato di salute, soffriva di emicrania.

É ricomparsa alcuni mesi più tardi, con un messaggio, dopo alcuni tentativi di combinare l’incontro, non gradiva il posto, il giorno, l’orario… ho lasciato cadere nel silenzio ogni risposta.

Nel corso degli anni successivi si é fatta risentire un paio di volte. Due brevi messaggi inconcludenti. Poi il nulla.

Dopo anni, mi ricontatta chiedendomi di andare da lei una sera. Ci accordiamo, era il 9 dicembre 2016, un venerdì. Mi ha accolto in casa sua vestita di un bellissimo maglione oversize che in meno di un battito di ciglia era sul pavimento…

Lorella, é la donna più bella che io abbia frequentato, maestra di ballo con alle spalle diversi campionati mondiali nella sua disciplina (latino-americano), spigliata, spavalda, menefreghista, indomabile stronza. Ha collezionato apparizioni in fiction, in trasmissioni di intrattenimento e qualche contratto in emittenti secondarie.

Bionda, occhi azzurri, gambe tornite, terza di seno, un debole per le bollicine, non ha mai letto un libro in vita sua, se non quelli relativi al ballo e al suo insegnamento, di cui é molto apprezzata.

Ho visto lo stupore e l’invidia negli occhi dei miei due amici di merende al ritorno da una cena, quando mi sono posizionata sotto un manifesto pubblicitario 6×3 che la ritraeva e indicandolo ho detto: “é lei”. Ammetto di aver gongolato un po’ … ma ho anche faticato parecchio…

In principio le donai un libro, pensando di fare cosa gradita, lo rifiutò dicendomi che leggeva solo riviste quando andava a farsi i capelli…

Ad un altro invito le portai dei fiori con un biglietto, gradì poco, mi disse che non era romantica, le poesie non le capiva…

Dopo alcuni goffi tentativi di renderla partecipe dei miei interessi, mi specificò che non ne sentiva la necessità e che da me voleva sesso.

“Mi devi scopare forte” queste le sue parole… che per una donna, della mia corporatura, il “forte” é impegnativo, avrei preferito un “dolce” ma le carinerie non rientrano nel suo modo di essere…

Finalmente, in uno dei pochi dialoghi che abbiamo avuto, scopro che ama la “bolla”.

Da quel giorno mi sono sempre presentata agli appuntamenti con una bottiglia comprata in una enoteca molto fornita. Ricordo la prima volta che ne ho varcato la soglia mi ha accolto il proprietario apostrofandomi che era in chiusura.

Shelt:”faccio in fretta, ho bisogno una bottiglia …”

Proprietario:”se é venuta da me é naturale che abbia bisogno di una bottiglia…”

Shelt:”bollicine…”

Per ogni appuntamento ho portato una bottiglia consigliata da questa persona che ammiccando mi riceveva con un “bollicine?”.

Le scelte sono sempre state apprezzate e ne riporto una parte a “piè-post”.

A Lorella sono molto affezionata. Nei nostri incontri di “sesso forte”, immancabilmente mi chiedeva di far combaciare accuratamente la sua schiena al mio ventre, le mie braccia scivolavano sotto le sue in un abbraccio e il mio viso affondava tra i suoi capelli, qualcuno ha scritto: come in un disegno in un libro di scienze, un frutto tagliato a metà, io la buccia e lei il torsolo.


Bolle & C.

Domaine Gauby 2013 Vieilles Vignes

Champagne Henriot, il Blanc de Blancs

Champagne Krug

Champagne Comte de Senneval

Metodo Classico Extra brut Jad’Or Rosè

Spumante Marchesi Guerrieri Gonzaga, il Blanc de Blancs Pas Dosé

Champagne Brut ‘Vintage’ Pol Roger

Prosecco Conegliano Valdobbiadene

Champagne Brut Premier Louis Roederer

Prosecco Rive di San Pietro di Barbozza Millesimato

Champagne AOC Brut La Cuvée Laurent Perrier

Pinot Bianco Riserva Vorberg Cantina Terlano

Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Millesimato Casa Vittorino

Franciacorta Extra Brut DOCG “Anthologie Blanc” 2012 – Stefano Camilucci

Spumante Brut Riserva ‘Graal’ Altemasi Trento

Pinot Bianco Solo Bastianich

Ribolla gialla Martagona spumante Monviert

Monica

Pied de poule

Mi ero completamente dimenticata di lei.

Sono trascorsi anni dalla nostra frequentazione e avevo rimosso ma poi capita che i ricordi ritornino all’improvviso scatenati da un gesto, un colore, un profumo intenso … o come nel mio caso da un tessuto. In un negozio ho trovato una giacca pied de poule e mi sono messa a pensare dove mai l’avessi vista e … tac … mi è tornata in mente, Monica possedeva una giacca pied de poule molto simile a quella che mi guardava, con aria di sfida, dall’appendino.

Monica è un’estetista della mia zona, anzi per la precisione, massoterapista… no, non mi ha mai fatto un massaggio anche se mi riceveva nel suo studio il venerdì. Una bella donna, capelli lunghi neri, carnagione scura, labbra carnose, magra e tonica. Mi apriva la porta indossando un’uniforme bianca da infermiera che si sfilava quasi subito sorridendo. Si spogliava con molta grazia, lasciando cadere gli indumenti, girava su se stessa per mostrarmi la sua bellezza e poi iniziava a spogliare me.

Ricordo la sua pelle morbida e liscia. Le sue mani una carezza tra i miei capelli. Tra le sue gambe ascoltavo tutto quello che voleva raccontarmi.

Era stata adottata con la sorella da due famiglie che fortunatamente abitavano a poca distanza, erano in contatto e si frequentavano. Da poco aveva scoperto che aveva altre sorelle e altri fratelli, forse una dozzina in totale, una storia di povertà del sud, i figli erano stati tolti ad uno ad uno e adottati da famiglie in tutta Italia ed ora volevano ritrovarsi e conoscersi. Il grande raduno, lo chiamava, con le rispettive famiglie, figli e vite da raccontarsi. Voleva scrivere un libro sulle emozioni provate. Voleva organizzare il grande raduno. Non so come sia andata a finire.

Monica era, con me, una donna calda, si lasciava andare, era eccitante molto eccitante in ogni bacio in ogni carezza. Quello che non so dire è se era far l’amore o del semplice sesso, se c’era, in quello star bene, del sentimento, qualsiasi cosa fosse si è spento presto.

Nel negozio prendo la manica della giacca … no, non si può dire che sia un bel capo di abbigliamento.

Annamaria – La Timida

Timida si è graziosamente presentata lasciando un breve saluto nella mia messaggeria. Abbiamo iniziato a dialogare parlando del tempo e di altre banalità.
– Facciamo quattro chiacchiere per conoscerci meglio …
Così mi aveva scritto. Poi mi era caduto l’occhio su un banner lampeggiante nel suo profilo che non passava inosservato
Shelt – C’è una cosa che mi incuriosisce, perché sul tuo profilo c’è scritto “Proprietà di xxx” ?
Timida – Perchè gli Appartengo…
Shelt (a volte afferro i concetti con lentezza) – Pratichi BDSM? Questo xxx è il tuo Master?
Timida (ma non troppo a quanto pare) – Abbiamo una relazione D/s
Shelt – La relazione di dominazione/sottomissione è reale o si tratta di scene?
Timida (puntigliosa) – La relazione D/s è reale. Il mio Master mi sta portando alla scoperta di questo mondo, mi sta istruendo ad essere una slave, risvegliando in me sensazioni intime mai provate …
Shelt (con una velata ironia) – Ti ha già donato il collare? Magari con la piastrina in argento?
Timida (ma calata nel ruolo di slave) – Si, certo. Donare il collare ha il significato di rendere consapevole  il bottom della sua nuova condizione. Io sono slave per rendere felice il mio Master.
Shelt (felice lui a darle mazzate, felice lei a prenderle) – E ti ha ‘donato’ anche un head harness?
Timida – Non ancora sono all’inizio del mio percorso. Guarda non è mia intenzione coinvolgerti in questo discorso e soprattutto stravolgerti da vanilla.
Shelt (vanilla a me??) – Veramente io non sono né stravolta, né sconvolta. Devi essere un’abile organizzatrice per incastrare tutti questi “impegni”.
Timida (ma risoluta) – ogni relazione da qualcosa di diverso, con il mio compagno ho una relazione stabile, ordinaria, a volte un pò noiosa, ma comunque profonda e bella, con dei desideri futuri di famiglia. Con il mio Master ho una relazione che mi fa mettere in discussione con me stessa, che mi fa provare sensazioni mai nemmeno immaginate, trasgressive (è complicato da spiegare). non viviamo vicini, ma è una relazione profonda quella che è nata. Una relazione con una donna sarebbe un altro aspetto dell’amore, un’amica su cui poter contare… penso che la vita sia una sola e voglio viverla con questa consapevolezza.
Shelt – Credo che per alcune (privilegiate) persone la giornata non sia di 24 ore ma di 36 …

Esempio di offerta (Bondage-Domination-Sado-Masochism):

“Obbedire deriva da ob audire ascoltare stando di fronte, porsi in ascolto in maniera vigile e consapevole, ma soprattutto libera. La condizione di porsi liberamente e consapevolmente in una condizione di obbedienza è infatti fortemente liberatoria. Voglio che tu faccia ciò che più desideri e più ti terrorizza. Abbandonare il controllo del tuo corpo e della tua mente e affidarlo ad un Padrone Dolce, Comprensivo , ma Esigente. La Dominanza è uno stato dell’ Animo e del Fisico, così come la sottomissione è la tua inevitabile natura di schiava. Voglio in regalo il tuo corpo e la tua mente e ti porterò molto lontano , proprio dentro la parte più recondita del tuo animo. Voglio che tu senta il tuo corpo , dal collo in giù, non più tuo, ma un prezioso pasto a disposizione del Padrone, della sua dolcezza e della sua misurata severità. Sarai sottoposta ad un raffinato dressage, ma anche a sessioni severe. Sono un espertissimo Master molto cerebrale , ma anche molto severo. Sarò comprensivo, paterno, dolce , esigente ed inflessibile”.
Appunti per il futuro:
evitare contatti con donne slave o similari

Paola

Cronaca di un disamore (estratti di corrispondenza)

Si parlava di dichiarazioni, dell’innamoramento e dell’amore. Tu mi domandavi: “Se hai la certezza di non essere corrisposti, perché mai dichiararsi? In fondo è un farsi del male”.
E’ vero, il dolore per un amore non corrisposto è enorme e rende pazzi. Sono una persona che non si innamora tanto facilmente. Un sentimento così intenso l’ho provato solo nel periodo tra l’adolescenza e la giovinezza, forse perché era puro e non contaminato da logiche di interesse o forse perché era il periodo in cui non avevo ali ma potevo volare ugualmente.

Ho conosciuto Paola il primo anno delle superiori. Era seduta nel banco davanti al mio. Il primo giorno di scuola si è voltata verso di me e mi ha detto “piacere, mi chiamo Paola”. L’ultimo sole di settembre invadeva l’aula e faceva caldo.

Trovo incredibile come certe sensazioni provate in un attimo lontano della propria vita siano indelebili, indimenticabili e riaffiorino alla mente nel corso degli anni quando meno te l’aspetti forse per un confronto con il sentimento corrente che, in comparazione, ne esce sempre meno intenso di quello lontano …Naturalmente lei non poteva interessarsi a me per ovvie ragioni che avevo analizzato, quindi sapevo benissimo a quale delusione andavo incontro … ma … c’è un ma, io pensavo a lei sempre, era diventata un’ossessione, così ho deciso di parlarle, le ho detto che l’amavo e che il giorno mi sembrava bello solo se c’era lei vicino a me. Una dichiarazione fatta con addosso i miei pochi anni, niente da offrire, nessun futuro, nessun passato, solo la mia persona, davanti a lei, indifesa. Non avevo corazze in quel momento ed è stato devastante. Come nei più grandi romanzi pensavo che non avrei superato la situazione, per vergogna volevo morire, immaginavo i suicidi più assurdi per porre fine alla mia sofferenza. Poi con molta lentezza è passato lasciando solo le sensazioni più belle, il suo odore, il calore del suo corpo quelle poche volte che l’ho abbracciata e tenuta stretta.

La vita non è rischio calcolato molto spesso è una serie di imprevisti a cui bisogna far fronte senza preparazione.
Ho rincorso Paola per cinque anni. Avrei fatto di tutto per lei. A lei non è mai interessato.
Si è sempre tesi verso persone interessanti e carismatiche. Il resto dell’umanità, chi non ha niente e non è niente, viene tollerato con un senso di fastidio. 

In questi anni ne ho seguito il percorso di vita: matrimonio, lavoro, figli, separazione. L’ho vista qualche volta, da lontano. I saluti non sono mai stati indispensabili. Ma c’era in me la voglia di volerle parlare. C’era la mia esigenza di comunicare con lei.  In verità, cresceva il desiderio di riprovare quella sensazione, ripercorrerla nelle viscere, quell’emozione che sopravvive al tempo e alla distanza.

Ho digitato il suo nome in facebook, il rigattiere delle amicizie, e lei si è materializzata davanti. Le ho scritto con un nickname, lei ha risposto, credendo di avere a che fare con un uomo.

La solitudine è un vuoto da riempire, anche solo di parole.

Dopo un anno di corrispondenza le dico chi sono. Non si arrabbia, anzi mi vuole incontrare. Ci vediamo e ci sentiamo in continuazione al telefono, lei sta attraversando un brutto periodo con il nuovo compagno e ha grossi problemi con i figli. Le sto vicino per come mi è possibile, non le do consigli, la faccio solo ragionare su particolari che a me sembrano importanti e che a lei sfuggono. L’evoluzione della situazione è positiva, le cose migliorano, mi ringrazia, a quanto pare la mia amicizia è servita, le sono stata utile e la cosa mi fa piacere…

anche se … durante i nostri dialoghi, che, in realtà, erano i suoi monologhi, mi sono accorta che ha paura di rimanere sola e sta cercando a tutti i costi di “ricollocarsi” con un “qualsiasi uomo”.

Anche se in certi momenti il suo modo di esprimersi mi irrita, la trovo molto superficiale e mi infastidisce che indichi il suo compagno usando aggettivi dispregiativi.

Anche se scopro, casualmente, che mi usa come scusa per uscire a cena con “non so chi”.

Anche se mi incontra nei (cronometrati) ritagli di tempo.

Anche se mi messaggia (le lunghe telefonate sono una pratica lontana) che compra casa con il compagno (quello che insulta in continuazione) dopo un mese dall’aver ottenuto il divorzio.

Anche se muore mio padre e lei non può farmi le condoglianze di persona dato che il santo rosario cade proprio nell’ora dell’aperitivo festivo e il funerale nell’orario lavorativo.

Anche se dopo poco viene ricoverato il suo, di padre, e mi manda un sms allarmata augurandosi che non capiti la stessa cosa che è capitata al mio …

Sorvolo sul resto e torno alla domanda iniziale:

“Se hai la certezza di non essere corrisposti, perché mai dichiararsi? In fondo è un farsi del male”.

Si, è vero ma ci vuole tempo per comprenderlo. Questa è la risposta.

Laggiù c’è una fontana che è piena di monete,
le ho buttate io
tutte le notti che non tornavi.
Quelle te le porterò a vedere.
Non le stelle che sono cadute, non
Le candele che ho acceso nelle chiese,
non i versi delle preghiere, non
le lacrime che ho pianto,
non le parole degli amici, non
le notti che ho passato sveglia
ad aspettarti.
Solo le monete ti farò vedere.

Sotto l’acqua che scorre,
quando ritornerai,
quelle te le farò vedere

Elisa

Amatemi

“Mi chiedo se forse la tua intenzione non sia quella di “fare il pieno” di me sino a raggiungere le saturazione – e infine la famosa noia – che ti farà dire finalmente basta con le donne”. (lettera di Elisa)

Devo dire che prima di incontrarti il mio livello di saturazione aveva raggiunto il punto massimo. Ero disgustata dai miei contatti virtuali. Mi ero convinta che in queste stanze non-reali si annidassero solo pazze furiose, dal livello cerebrale inesistente, mi spiace, ma è proprio quello che penso ancora adesso mentre scrivo.
Poi mi sei capitata tu … Come spesso accade quando meno te lo aspetti ti arriva addosso la sorpresa inaspettata, e ho pensato subito che era necessario approfondire anche solo per scambiare delle opinioni, per fare quattro chiacchiere, volevo vedere i tuoi lavori, le tue sculture, ero curiosa di scoprirti.
Sono ancora adesso curiosa di scoprirti e vorrei che questo continuasse fin dove possibile, fino a quando me ne darai la possibilità. Come ripeto sempre a tutti, nel bene e nel male, non si finisce mai di conoscere una persona. La noia subentra quando i rapporti vanno alla deriva, quando non sono più stimolati, quando ci si adagia sulle abitudini, quando non si ha più la sensibilità di ascoltare.
Nel film che ti ho regalato “Amatemi”, la protagonista scopre solo dopo essere stata lasciata di aver dato per scontato troppo nel suo rapporto, si accorge “dopo” cosa vuol dire porre attenzione verso l´altro. Si rende conto di non aver ascoltato. La sua relazione sicuramente si sarebbe esaurita lo stesso ma in modo diverso, con un dolore e una consapevolezza diversa. Nel ritrovarsi da sola, acquista una nuova coscienza di sé, che forse ai molti può dare la sensazione di buttarsi via, ma è invece un nuovo percorso, l’elaborazione del dolore. Il cambio successivo di sensibilità ha un risalto immediato, ad esempio, nel suo lavoro, quando parla direttamente ai clienti, quando interagisce con loro. In ogni suo rapporto, occasionale o meno, concede la propria attenzione al partner, in quel momento è sua completamente, fino ad arrivare ad un nuovo innamoramento cercato e vissuto giorno per giorno.

Queste le parole finali della protagonista nel film:

Io non credo che alla fine della mia vita voglio contare il numero delle persone che ho incontrato, quante volte ne è valsa la pena, se era meglio lasciar perdere oppure se non era più giusto continuare.
Io voglio sapere se ho amato abbastanza e se sono stata amata abbastanza.
Nient’altro.
Né tradimenti, né verità, né menzogne.
Solo contare il numero di giorni in cui il mio amore per qualcuno coincide con l’amore che qualcuno ha per me.
Tutte le sere in cui potrò andare a dormire con questa certezza, potrò mettere quella giornata tra le cose buone e potrò misurare il giorno successivo dal senso che prenderà la mia vita, come si rifletterà su tutto il resto della mia esistenza e su tutte le cose che faccio.

Ho conosciuto Elisa nel 2008, molto più giovane di me, studi d’arte, scultrice, disordinata, lesbica e, a completamento descrizione, squattrinata. E’ stata una delle frequentazioni più lunghe, otto mesi, sicuramente interessante dal punto di vista culturale, molto meno appagante per quanto riguarda la sfera sessuale. Non so perché ma mi prendeva poco, anche se abbiamo avuto un’attività frenetica. Ma ho sempre trovato più divertenti le nostre visite a mostre e musei, il nostro parlare d’arte, alcuni film visti insieme.
La frequentazione è terminata, scaduta come un vasetto di marmellata costato un po’ caro: io l’ho tradita (nel solito mio momento di noia), lei successivamente ha iniziato una nuova frequentazione dimenticandosi di avvisarmi. Non mi sono assolutamente offesa.

Eliana

Un sabato sera di parecchi anni fa, nella buia provincia, nella mia sala preferita offrivano due film e la scelta è caduta su ‘Il mondo di Arthur Newman’. Film brutto, di un brutto stratosferico, mal riuscito e slegato. In alcuni momenti mi sono persa. Non credevo si potesse girare qualcosa di così orrendo, c’è un po’ di ‘Il fu Mattia Pascal’ e qualcosa, forse, di ‘Ferro 3’, ma il tutto è molto confuso.
Non me ne rammarico, in fondo, non leggendo mai una trama, una recensione, un commento mi può capitare (spesso) di vedere schifezze. Io non sono una ‘cinefila’, dimentico immancabilmente titoli, registi e non riconosco attori e attrici, ma non me ne sono mai fatta un problema.
Devo, però. salvare, di tutto questo film orribile, la schiena nuda e il posteriore di Emily Blunt… unici fotogrammi guardabili.
Una schiena come piace a me: femminile.
Devo infatti ricordare che le avventure che mi sono concessa con ‘maschiette’ sono state fallimentari.
Una in particolare, tale Eliana, arrivava da xxx (credo direttamente dal porto), capello rasato, tatuaggi sparsi su muscoli scolpiti, canotta da muratore bianca, ma la cosa eccezionale è che diceva di poter avere multi-orgasmi mentali.
Un tipo così non poteva sfuggire alla mia curiosità e dopo varie conversazioni su come fosse il ‘mentale’ e il ‘multi’, mi son ritrovata a letto con una spiritata fuori di testa, purtroppo non potevo scappare dato che Eliana era mia ospite.
Con pazienza ho atteso che ritornasse in sé per poi metterla alla porta con tanti ringraziamenti per l’ampia dimostrazione.
Appunti per il futuro:
non fanno per me le multiplex e le multiorgasm.

Monica (The Reader)

The Reader – A voce alta

Ho frequentato una donna che nel presentarsi mi disse di essere un’ affermata architetto, con avviato studio tecnico e innumerevoli collaboratori al seguito.
Una arrivata, insomma.
Ci siamo piaciute e di comune accordo, data la lontananza abbiamo deciso di trovarci in un posto a metà strada, però, lei faceva circa quindici chilometri più di me.
La prima volta mi è sembrato normale mettere mano al portafogli, anche se lei insisteva a pagare il conto. La seconda volta ho pagato io, in contanti, perché lei, da perfetta professionista affermata, voleva pagare con la carta di credito. La terza volta ho pagato perché il posto non era equidistante e i quindici chilometri le pesavano. La volta successiva lo stesso, ma secondo lei avevo pagato troppo quindi ha telefonato al gestore, e si è fatta promettere che saremmo state rimborsate della metà della cifra. Nel nostro incontro successivo al momento di uscire, con un bel sorriso mi chiede metà somma e mi dice che l’altra l’avrebbe messa lei … naturalmente la metà restante era quella che avevo pagato io la volta precedente, frutto della contestazione.
Però, però … questa donna aveva un dono…
non quello della generosità ma di altro tipo, l’ho scoperto al nostro primo incontro, quando ha sfilato dalla mia borsa un libro che avevo appena iniziato e ne ha letto a voce alta alcune pagine, appoggiata a me, ascoltavo le parole fluire, accarezzare la nostra pelle e la storia delinearsi, i personaggi, le situazioni si materializzavano lì davanti a noi. La stanza diventava palcoscenico solo per noi.
Questa donna leggeva da Dio,
intonazione pause e riprese perfette.
Una delizia, ripetuta ad ogni incontri con nuovi testi e nuove poesie.
Poi le ho raccontato che una cosa simile capita in un romanzo ma lei non l’aveva letto, leggeva solo durante i nostri incontri, non sapeva dell’esistenza di un bellissimo romanzo di Bernhard Schlink “A voce alta” da cui è stato tratto un mirabile film, The Reader, con Kate Winslet: ambientato in Germania racconta la storia di un ragazzo che vive una storia d’amore con una donna molto più grande di lui. Questa donna ama che lui le legga dei romanzi dopo il sesso. In seguito il ragazzo scopre che lei è stata una kapò, ed è corresponsabile dell’eccidio di duecento donne ebree. La donna non sa né leggere né scrivere. Ecco il motivo misterioso per cui amava che lui leggesse. Ma non lo dirà mai perché se ne vergogna. Viene condannata a molti anni di detenzione. Qui in prigione il ragazzo, diventato adulto non l’andrà mai a trovare ma le manderà delle cassette registrare con le sue letture. E da queste la donna imparerà a leggere e scrivere. Il giorno della sua liberazione si impicca.
Si conclude anche la storia tra me e Monica, non in maniera drammatica come il film, oggi mi rimane il ricordo delle sue letture.
***
In una chat a “tema”, tempo fa, avevo incontrato un “signore”, gay, di una certa età, che si lamentava della solitudine e ovviava alla sua situazione mettendo annunci di ricerca. Cercava un uomo più giovane, preferibilmente trentenne, l’aspetto non contava troppo, l’importante era una base culturale che gli permettesse un dialogo.
Perché, in fondo, in una “frequentazione” si chiede anche una comunicazione, intesa come scambio di chiacchiere. Questa, che sembra una banalità, è una cosa difficile da trovare, è di inestimabile valore lo scambio verbale (non solo quello di liquidi) che fa scivolare una “scopata” in un “piacevole incontro”.
Con quella donna, e con altre donne, mi avrebbe fatto piacere parlare un po’ di The Reader o di un altro film, o divagare in altri discorsi, di qualsiasi tipo. Ma mi rendo conto di chiedere troppo.
***
Tornando a “The Reader”, è una storia emblematica ma non coglie tutto di ciò che la Arendt ha chiamato la banalità del male. Di chi ha fatto parte dell’industria della morte. Una parte dei nazisti ha praticato il sadismo, molti altri hanno eseguito degli ordini che sarebbe stato, a parer loro, inconcepibile non eseguire. Capitò persino che per gli eccidi più rivoltanti gli stessi nazisti cercassero dei volontari. Che ovviamente si trovavano a piene mani. Oppure erano gli ucraini e i lituani che si prestavano ai lavori più sporchi. Gli ucraini odiavano tradizionalmente gli ebrei e non si fermavano davanti a nulla. Molti nazisti erano colti. Ascoltavano Bach e leggevano Goethe.
Qual è quindi la natura del male? e la bellezza può salvare dal male? è evidente che no, non può. La bellezza non ha niente a che vedere con la dignità della vita umana. Semmai agevola il mio allontanamento dall’altro.
Hitler piangeva ascoltando Tristano e Isotta. Piangeva. Commosso. Immagino fu straziante per lui quando dovette uccidere la sua cagna nel bunker, la fedele Blondie, prima di darsi egli stesso la morte assieme ad Eva Braun. Al contempo la sua vera pena nel morire anzitempo era non aver sterminato completamente gli ebrei. A volte non so cosa pensare. Il Male ci assedia, mai come di questi tempi. Un ebreo, Kafka, che presentì la bestia, scrisse: il tragico nella vita è che ognuno ha le sue motivazioni. È in quelle motivazioni che si annida il barlume di umanità di cui ogni uomo, anche il più criminale dovrebbe essere dotato? Quando getti in aria un bambino appena nato e gli spari, e getti la madre nel gas, per poi bruciarne i cadaveri che risposte puoi dare? Cercare barlumi di umanità nei carnefici è offendere le vittime. Ne Il silenzio degli innocenti Clarice è diventata cacciatrice del male per non sentire più il grido degli agnelli sgozzati. L’umanità dei carnefici che si è nutrita non solo di hitler ma anche di Pinochet, Mladić, Khmer rossi di Pol Pot, non rende muti gli innocenti.

Doriana

Trama del film Gloria (Cile 2013 – Regia Sebastian Lelio – Protagonista femminile Pauline Garcia)

Divorziata da anni con due figli adulti, Gloria ha 58 anni e si sente ancora giovane. Cerca di affrontare la sua solitudine colmandola con notti trascorse nelle sale da ballo, per adulti single, in cerca d’amore. Si imbatte in Rodolfo che sembra essere l’occasione tanto sospirata invece si rivelerà un’ulteriore illusione ma ciò non le farà perdere la voglia di ritrovare dentro di sé la forza per andare avanti.

Nel 2015 sono stata impegnata in uno scambio di messaggi con una gentile ragazza (conosciuta tramite un sito di porci scatenati), di 36 anni, 1.70×60 kg, mora, capello corto, carina. Per non perdere tempo ci siamo subito chiarite sulle aspettative di una eventuale conoscenza e lei, con mia grande sorpresa, mi ha proposto un incontro sessuale, (manco il caffè, tanto per capirci sulla velocità della proposta…) Le ho lasciato ampio gioco e le sono andata dietro, su questo scambio che diventava sempre più hot, sempre più hard, sempre più…tosto e lei sempre più decisa.

L’appuntamento è stato concordato nel mercoledì pomeriggio della scorsa settimana, mi sono presa mezza giornata di ferie e ho ingranato la marcia per raggiungere il più velocemente possibile il capoluogo di provincia, ho superato camion, gente che con il mercedes andava pianissimo, ho tirato il collo alla mia auto e ho battuto la media perché in quaranta minuti scarsi son giunta a destinazione. Ci siamo trovate nella piazza del paesino vicino alla svincolo autostradale, lei è scesa dall’auto e mi sono trovata davanti una ragazza carina, magrina con i fianchi pronunciati, nell’insieme esattamente quello che si presentava in foto. Peccato che già dalle prime battute la baldanza era del tutto sparita. Le ho proposto un caffè, per rompere il ghiaccio, nel bar dall’altro lato della piazza, un posto veramente brutto, alla fine siamo ritornate alla macchine e lei mi racconta che già dalla mattina è cambiata…
(credo che prima o poi mi metterò a scrivere un capitolo sui ‘cambiamenti’ dell’universo femminile. Universo di cui anch’io faccio parte e che della instabilità, latitanza, lunaticità, indecisione ne ho piene le scatole).
… comunque già dal mattino è cambiata, nel senso che ha cambiato idea, solo che era scortese tirarsi indietro all’ultimo quindi si è presentata lo stesso all’appuntamento, ma non si sente di far altro che rimanere lì muta ed immobile, al centro di un parcheggio, di una piazza, di un paesino in culo alla bassa.
Le dico ” ok va bene “, in fondo ho un’età che mi consente di decidere per entrambe, si va a mangiare.
Ho trascorso alcune ore con lei, mi ha raccontato che è lesbica, single senza figli, esce da una storia di 4 anni con una donna di una decina di anni più vecchia separata con una figlia. La storia è finita perché questa donna teme che la gente possa scoprire la lesbo relazione e non potrebbe sopportarlo.
Doriana, così si chiama la gentile fanciulla del mio appuntamento, ha incassato il momento di terrore della ex-compagna e da qualche mese cerca, attraverso siti, un incontro per solo divertimento, peccato che arrivata al dunque (con me) si accorge di non essere ancora pronta, sente di tradire la ex (di cui è ancora innamorata), sente che è troppo presto, sente che avrebbe voglia di sesso ma tra parlare e fare ci passa il mare, sente che si sente sola e non vorrebbe esserlo.
Così le ho raccontato la trama del film che ho visto, “Gloria”, le ho detto che è un film sulla solitudine, che Gloria è sola, tutti in definitiva siamo soli e che ci dobbiamo attrezzare per convivere con la solitudine e magari superarla e proiettarci in avanti verso un futuro che potrebbe ancora stupire.
Appunti per il futuro:
Evitare le ragazze dai fianchi pronunciati e dalla grande verve.

Annalisa

Ho conosciuto Annalisa un giorno di marzo di alcuni anni fa, gli alberi mettevano le foglie e l’erba lentamente cresceva, lei è di un piccolo paese sperduto nella pianura, credo abbia quarantadue anni, convive e non ha figli. La prima volta che ci siamo incontrate mi è sembrata una persona già vista, ma non riuscivo a ricordare dove … poi un giorno, facendo zapping per tele sono incappata in una vecchia puntata di E.R. ed ecco che mi è apparsa Samantha Taggart e ho potuto constatare dove l’avevo vista, la somiglianza è notevole.
Annalisa è etero, non cerca uomini perché sarebbe tradire il suo compagno, ma si è concessa l’avventura con me, perché tra donne è solo un gioco. Ci siamo frequentate per pochi mesi poi ha scoperto che il compagno aveva una tresca con una donna conosciuta in una chat, ci sono state scene di gelosia, piatti che volavano (a suo dire) come dischi volanti. Lei non riusciva a comprendere come il degenerato avesse potuto tradirla con una tizia conosciuta in internet. Le feci notare che si stava comportando allo stesso modo frequentando me (conosciuta in un forum), se ne risentì tanto da specificare che non era la stessa cosa, in effetti le logiche del tradimento sono diverse, ne esiste una per ognuno di noi.
Un bel giorno mi disse che si doveva sospendere perché (giustamente) doveva montar la guardia alla sua relazione, ristabilire l’ordine e far rientrare il gioiello nei pantaloni del compagno.
Dopo un anno di silenzio tombale, Annalisa mi scrive una mail chiedendomi un incontro, riparte la frequentazione, questa volta è inverno, gli alberi sono spogli e l’erba ai bordi delle strade è gialla. Credo al secondo incontro c’è nuovamente l’intoppo del compagno che ha conosciuto un’altra gentile fanciulla, questa volta tramite un’app telefonica di cui non saprei spiegare il funzionamento. Interrompiamo di comune accordo, non riesco a sopportare i continui resoconti sul tradimento.
Mi cerca nuovamente nel marzo 2014. Qui sembra estate. Mi presento all’appuntamento per pura cortesia, si è deciso per un caffè in un paese giù nella bassa dove fa ancora più caldo, sono in camicia, maniche arrotolate, stanca per il fine giornata, mi siedo al bar e guardo il tramonto sulle risaie, quando gli ultimi raggi del sole muoiono specchiandosi nell’acqua. Lei arriva con un leggero ritardo. Mi bacia. Parliamo per due ore della Sua situazione, del Suo compagno, del Suo lavoro, della Sua vita, della Sua casa, dei Suoi problemi, del Suo gatto … gatto … gatto … Io non ne posso più, ho caldo.
Annalisa – ora che sono tranquilla potremmo riprendere da dove abbiamo lasciato.
Shelt – Riprendere?
Annalisa – Si, i problemi con il mio compagno si sono risolti.
Le sorrido incredula
Annalisa (con aria molto scocciata) – Stai frequentando un’altra?
Shelt – Non sto frequentando nessuna e non ho intenzione di frequentare nessuna!
Annalisa (stupita) – Perché?
Shelt – Perché sono nauseata, non ho trovato in tutti questi anni quello che cercavo, ho perso pezzi della mia umanità, immolati sull’altare del nulla, non ne posso più, è il momento di dire basta.
Annalisa mi guarda come si guarda un meteorite impattarsi sulla crosta terrestre.
Torno a casa guidando lentamente nelle prime ombre lunghe della sera, ascoltando la Mia musica jazz che a nessuno piace, pensando alla Mia vita e a tutte le Mie decisioni che non ho preso mai.