La luna di carta

Lugano addio


In un giorno qualunque, lui morì. La malattia era stata lenta e dolorosa, ma alla fine tutto svanì in pochi istanti. Aveva smesso di respirare e il mondo aveva smesso di avere un senso.
Lei faticò non poco a comprendere quel corpo morto, perché non voleva credere che fosse il suo (il suo di lui, certo). Soffriva ogni volta che lo chiamava senza ricevere risposta, continuava senza sosta a provare in ogni modo: a scuoterlo con forza, poi a sussurrargli parole dolci all’orecchio. Non voleva crederci che fosse morto.
La sua agonia fu lenta e dolorosa, ma alla fine tutto svanì in pochi istanti.
La puzza di quel corpo ormai deformato dal tempo si faceva sentire fin dentro alle ossa e non era più possibile, per lei, credere che fosse ancora vivo.
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Così lui piano piano tornava alla terra e diventava altro e fu come se non fosse mai esistito.
Lei ricompose i suoi abiti sfatti dal lungo penare, si pettinò i capelli ormai lunghi, e se ne andò.

addio"
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